Un viaggio in gran segreto, nel cuore della guerra, dove nessun’automobile sarebbe arrivata. La missione del 15 marzo scorso che ha portato in Ucraina Petr Fiala, Mateusz Morawiecki e Janez Janša, rispettivamente Presidente del Governo della Repubblica Ceca, Presidente del Consiglio dei ministri della Polonia e Primo ministro della Slovenia della Slovenia, ha un quarto protagonista: la ferrovia.
Il viaggio attraverso il paese devastato dalla guerra è rimasto invisibile ai radar; ed è stato organizzato da Oleksandr Kamyshin, un manager di 37 anni che fino al 24 febbraio scorso era semplicemente il capo delle ferrovie ucraine divenuto improvvisamente uno dei ricercati numero uno dell’esercito russo perché dal suo ufficio continua a far viaggiare i treni, mezzi strategici per trasportare profughi, merci, armi.
Come la cronaca ucraina sta dimostrando, le ferrovie dunque si confermano una infrastruttura fondamentale per i trasporti ma anche incredibile testimone della storia dei popoli.
La storia russa si intreccia con quella dei suoi treni
La Russia è per tutti il paese degli undici fusi orari. Una vastità sconfinata e insieme distanze abissali da colmare spesso con i treni. Non è un caso che proprio all’interno di un convoglio ferroviario piombato, Lenin e un gruppo di capi bolscevichi partirono dalla Svizzera per raggiungere San Pietroburgo il 4 aprile del 1917 attraversando Danimarca, Svezia e Finlandia. Quel treno permise a Lenin di prendere la guida della Rivoluzione Russa siglando l’armistizio con la Germania nel 1917. E sempre un treno, stavolta nel 1994, sancì il ritorno in Russia del Premio Nobel Aleksandr Solzenicyn dopo un esilio ventennale. Per il suo ritorno in patria lo scrittore decise di attraversare il suo paese in treno salendo a Vladivostok e arrivando fino a Mosca lungo la Transiberiana, l’incredibile linea che corre per 9.288 chilometri, presentata per la prima volta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. La sua è anche la storia della ferrovia più lunga del mondo, con il 19,1% del suo percorso sul continente europeo, e l’80,9% su quello asiatico. Un’opera incredibile, la cui costruzione venne iniziata ufficialmente il 31 maggio del 1891 arrivando alla conclusione il 5 ottobre del 1916, 25 anni dopo l’inizio dei lavori e 13 anni dopo l’apertura della prima tratta.
Il caso dell’Orient Express, un treno nella letteratura
Una ferrovia mette le persone in movimento collegando regioni, stati, alle volte perfino continenti. Questo era l’obiettivo della linea inaugurata il 4 ottobre del 1883 per collegare Asia ed Europa raggiungendo Parigi. Era la prima pietra su cui avrebbe viaggiato l’Orient-Express, il treno che collegava Parigi Gare de l’Est con Costantinopoli (l’attuale Istanbul). Un’opera che è stata realizzata in fasi differenti, con un percorso originario al quale se ne aggiunse un secondo che passava per Vienna, Belgrado e Nis prevedendo addirittura una tratta sulle carrozze a cavallo fino a Filippopoli (oggi Plovdiv, in Bulgaria) e da lì riprendere l’ultima tratta della ferrovia fino a Istanbul.
È nato così il mito dell’Orient-Express, il treno reso celebre dalla penna di Agatha Christie che decise di ambientarvi uno dei suoi più romanzi più noti.
Dalla Locomotive N.1 ad oggi, una storia infinita
Dal 27 settembre del 1825 ad oggi sono passati quasi duecento anni. Due secoli nel corso dei quali le tecnologie sono cambiate, così come i materiali, ma la finalità del treno è rimasta la stessa. Allora fu la Locomotive N.1, il primo treno commerciale della storia, a compiere il suo breve viaggio tra Stockton-on-Tees e Darlington nel Regno Unito a una velocità media di 9 km all’ora. Quattro anni dopo la locomotiva Rocket permetteva al convoglio di raggiungere i 48 km/h.
Da quel momento il treno si diffuse anche in tutta Europa e appena 20 anni dopo sulla Great Western Railway tra Londra e Bristol le locomotive raggiungevano i 96 km/h. Origini di una storia lunga duecento anni che oggi ha toccato livelli elevatissimi di sviluppo tecnico e ingegneristico con le linee ad alta velocità che attraversano l’Europa e i treni a levitazione magnetica di cui Cina e Giappone sono campioni. Una evoluzione costante che ha permesso a questo mezzo di trasporto, diffuso ancor prima dell’automobile, di diventare uno dei grandi modelli di mobilità sostenibile, strumento per ridurre il congestionamento sulle strade e l’inquinamento nell’aria.