«Ho sentito un rumore fortissimo. Non capivo cosa fosse, credevo fosse un temporale, e alla fine dopo qualche minuto, è saltato fuori che era caduto il ponte. Mia mamma è passata di lì ed è entrata a casa sette minuti prima che cadesse il ponte».
Edoardo ha undici anni, frequenta la prima media nell’Istituto comprensivo Certosa, la scuola più vicina al vecchio ponte Morandi, e ricorda così il 14 agosto di un anno fa quando il ponte progettato da Riccardo Morandi è crollato provocando la morte di 43 persone.
A quasi un anno di distanza Edoardo, insieme ad altri 64 ragazzi delle scuole di Genova, è tornato lì, dove un tempo c’erano macerie e oggi sorgono le fondamenta del nuovo ponte.
Come lui anche Alessio, del primo anno di liceo dell’Istituto Gastaldi Abba, fatica a trovare le parole giuste. «Non so bene come descriverlo – dice – è stato qualcosa di difficile che comunque ha colpito tutti».
Oggi Genova e l’Italia intera ricordano quella tragedia quando insieme alle automobili che cadevano nel vuoto crollava anche l’immagine di un paese che negli anni ’60, quando il ponte venne costruito, viveva un periodo di grande sviluppo, impresso nella memoria di molti anche attraverso i suoi simboli. Simboli come quello del ponte Morandi.
Il giorno più buio
Alle 11,46 del 14 agosto 2018 la sezione del ponte che sovrasta l’area industriale di Sampierdarena crolla insieme al pilone di sostegno numero 9.
Le cause del crollo saranno chiarite una volta per tutte dall’inchiesta giudiziaria aperta il giorno della tragedia, anche se l’elemento finora certo è il cedimento di alcune parti del viadotto per ragioni strutturali.
Oltre alle 43 vittime, 566 persone vengono allontanate dalle loro case, per il rischio di ulteriori crolli. Il 15 agosto il Consiglio dei Ministri italiano dichiara lo stato di emergenza nel comune di Genova per dodici mesi nominando il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, commissario straordinario per l’emergenza.
Il lancio del nuovo progetto e l’individuazione di chi lo costruirà
Superata la gestione della fase emergenziale, il tema centrale per Genova e per la regione intera diventa quello della ricostruzione. Per questo il governo nomina il sindaco di Genova, Marco Bucci, commissario per la ricostruzione del ponte Morandi, ed è proprio il commissario che insieme al governo e al ministero dei Trasporti conduce l’iter di assegnazione dell’appalto per la realizzazione del nuovo ponte sul viadotto del Polcevera. Il 18 dicembre del 2018 viene ufficializzato che le imprese incaricate di costruire il nuovo ponte saranno Salini Impregilo, Fincantieri e Italferr e nasce così la società PerGenova. Alle spalle, il progetto del ponte porta la firma dell’architetto Renzo Piano, che immagina una struttura a forma di chiglia di una nave, ispirata all’amore dei cittadini genovesi per il mare. E proprio Renzo Piano, in occasione dell’annuncio delle imprese scelte per la ricostruzione, commenta: «E’ un grande onore dare il mio contributo alla città di Genova, mia città d’origine. È stata scelta una grande squadra di ingegneri e costruttori, capaci di affrontare questo lavoro con rapidità, competenza e professionalità».
Il nuovo ponte, un progetto per riunire la città
Il progetto di Renzo Piano prevede la costruzione di un viadotto lungo 1.067 metri, con 18 pile di cemento armato di sezione ellittica e 19 campate che costituiranno la travata continua dell’opera. Nell’insieme un’infrastruttura imponente ma insieme moderna e sostenibile.
L’opera sarà infatti dotata di un sistema di pannelli fotovoltaici che ne garantiranno l’approvvigionamento energetico; all’interno dell’impalcato saranno poi realizzati impianti di deumidificazione dell’aria per evitare la corrosione dei materiali. Per quanto riguarda la sicurezza e il controllo, tutte le attività saranno gestite in modo centralizzato da un fabbricato tecnologico, con il supporto di robot incaricati di portare a termine le ispezioni strutturali del ponte e la manutenzione ordinaria dei pannelli solari e acustici.
Un ponte tecnologico e sostenibile, fedele all’idea del suo progettista, Renzo Piano, che lo ha definito: «Semplice, parsimonioso, ma non banale. Sembrerà una nave ormeggiata nella valle; un ponte in acciaio chiaro e luminoso. Di giorno rifletterà la luce del sole ed assorbirà energia solare e di notte la restituirà. Sarà un ponte sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi».
Le scuole di Genova in visita al cantiere del nuovo ponte
Non è un caso, ma la prima visita esterna al cantiere del nuovo ponte è stata quella dei ragazzi delle scuole di Genova. Il 28 maggio scorso 65 alunni di tre degli istituti scolastici più vicini al ponte hanno visitato il cantiere.
L’iniziativa ha coinvolto l’Istituto Comprensivo Certosa, l’Istituto Comprensivo Sampierdarena e l’Istituto per Geometri Gastaldi Abba. Sessantacinque ragazzi in tutto, tra i 10 e i 14 anni, che sono stati guidati dal site manager Stefano Mosconi e dagli altri ingegneri e tecnici impegnati nel cantiere. Nel corso della visita è stato spiegato ai ragazzi il progetto del nuovo ponte, sono stati mostrati alcuni video dedicati al tema della sicurezza, ed è stata realizzata una simulazione di un incidente in cantiere, con l’intervento delle unità di soccorso.
«È stata una visita davvero speciale – ha dichiarato Roberta Silvestri, vice preside dell’Istituto comprensivo Certosa – perché entrare in un cantiere è già strano ma entrare in questo cantiere è emozionante e coinvolgente. È veramente grandioso, un’opera cui mettono mano tanti uomini e donna e questo è importante per noi che viviamo in questa zona. Vedere che tutti lavorano per riunire una Genova che è stata divisa in due».
L’inizio della ricostruzione
Dopo i primi mesi trascorsi nell’allestimento del cantiere e nelle attività di smantellamento del vecchio ponte, il 25 giugno scorso è stato dato il via libera ufficiale alle operazioni di costruzione del ponte “PerGenova”.
Alle 15,51 la sirena del cantiere ha suonato e il calcestruzzo ha cominciato a scendere dalle betoniere alle fondamenta del nuovo ponte.
Tre giorni dopo, il primo luglio, le sirene hanno suonato di nuovo per segnalare la demolizione delle pile 10 e 11 del vecchio ponte Morandi.
«Il getto della prima fondazione del nuovo ponte – ha dichiarato Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo – è una pietra miliare di un’opera strategica per Genova e per il paese intero. Un progetto che non mira solo a riavvicinare una città al suo territorio, ma guarda al futuro dell’Italia dimostrando che la collaborazione tra lo stato e le sue imprese migliori può diventare una leva per unire e far crescere il paese».
I lavori nel cantiere procedono a ritmi intensi, con l’obiettivo di rispettare l’ambizioso termine del 2021 previsto per la consegna dell’opera.
«Il cantiere già da mesi sta operando incessantemente – ha dichiarato Nicola Meistro, amministratore delegato di PerGenova – e se fino a ieri si è lavorato ai pali di fondazione e alle armature dei plinti con operazioni incalzanti ma invisibili dall’esterno, a partire da oggi i progressi di costruzione del viadotto saranno ben visibili, il nuovo ponte comincerà a presentarsi alla città e a diventare parte del territorio in maniera tangibile. Abbiamo messo in campo il meglio del nostro know how italiano e tutta l’esperienza maturata nella realizzazione di grandi opere in ogni parte del mondo».
Una città che ha voglia di rinascere
A un anno dal crollo del ponte Morandi, Genova è ancora una città spezzata in due. Un presente destinato tuttavia a essere riscritto nei mesi futuri, quando il ponte sarà restituito alla città, ripristinando collegamenti strategici per il territorio.
Oltre ad essere il principale raccordo stradale tra il centro di Genova, il porto container, l’aeroporto e molte aree industriali, il viadotto sul Polcevera era anche l’unione ideale tra il Nord Italia e il Sud della Francia.
La sua ricostruzione è quindi strategica per il rilancio di un’area che ha proprio nelle infrastrutture di viarie e ferroviarie uno snodo essenziale per il suo sviluppo. Da qui anche l’importanza di un’altra infrastruttura strategica per Genova, ossia il Terzo Valico dei Giovi, la ferrovia ad alta velocità che collegherà Genova con Torino e Milano, e da lì con il Nord Europa.
Quest’opera, realizzata dal consorzio Cociv (guidato da Salini Impregilo), avvicinerà tra loro il sistema portuale genovese con quella vasta area del paese che comprende Piemonte, Lombardia e Veneto, dentro la quale viene movimentato il 50% delle merci nazionali.
Terzo Valico e ponte sul Polcevera: Genova può ripartire dalle infrastrutture. Tornando ad essere uno snodo strategico per le merci e le persone, un’attitudine che ha scritto nel suo DNA fin dai tempi delle Repubbliche Marinare.