I giovani sognano le grandi opere infrastrutturali. Come sfida professionale e occasione di lavoro. Ferrovie, ponti, linee metropolitane, edilizia: tutto quanto trainato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in questi anni, avrà come impatto l’aumento della forza lavoro nei cantieri italiani delle grandi infrastrutture.
La Banca d’Italia stima che dal 2023 al 2025 i posti di lavoro necessari al mondo delle costruzioni per via delle opere finanziate dal Piano di Recovery saranno 62mila e diventeranno 72mila nel 2026, l’anno previsto per il completamento delle opere.
L’alta velocità ferroviaria in costruzione e altre grandi opere all’orizzonte potrebbero accelerare questo processo rivitalizzando proprio alcune regioni del Sud dove l’occupazione storicamente langue.
In Sicilia, ad esempio, è previsto un incremento degli occupati del 13,6% rispetto al 2019, in Calabria del 13,2%, in Basilicata del 10,6%. Anche in Campania, per via dei grandi cantieri aperti come l’alta velocità che da Napoli prende la strada di Bari, Banca d’Italia prevede una media di quasi 10mila nuovi lavoratori l’anno.
Sono occasioni da non perdere per i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro, ingegneri ma anche tecnici specializzati ai quali vengono aperte le porte dei cantieri e offerta l’opportunità di misurarsi con la costruzione delle grandi opere.
43 miliardi per trainare la ripresa
Secondo la Banca d’Italia ammontano a 43,5 i fondi del PNRR che finiranno al finanziamento di grandi opere, risorse importanti che da un lato contribuiranno a modernizzare la rete infrastrutturale italiana e dall’altro accelereranno per tanti giovani il processo di inserimento nel mondo del lavoro.
Un impatto che sarà significativo soprattutto in alcune regioni del Sud. Circa la metà dei fondi si concentra infatti su cinque regioni: Campania, Sicilia, Lombardia, Lazio e Puglia. Oltre all’edilizia civile e alla costruzione di edifici, gran parte di queste risorse sarà destinata per costruire nuove linee ferroviarie ad alta velocità, le stesse che permetteranno di collegare Bari così come Reggio Calabria al resto dell’Italia e dell’Europa. Lo stesso avverrà in Sicilia, dove il Gruppo Webuild è al lavoro per realizzare le prime linee ad alta capacità dell’isola, che collegheranno Palermo con Catania e Messina.
L’impatto sul mondo del lavoro è evidente, perché proprio nelle regioni del Sud – dove si registrano i tassi più alti di disoccupazione – i giovani avranno nuove opportunità di essere coinvolti nella realizzazione di progetti tanto sfidanti.
Secondo la Banca d’Italia ad essere chiamati nei cantieri saranno per il 26,1% operai specializzati, per il 21,6% professioni tecniche a elevata specializzazione come appunto gli ingegneri, per il 43,2% operai semplici e per il 9,1% addetti amministrativi.
Un beneficio anche per le imprese, che hanno così l’occasione di colmare quel gap di risorse umane che ne potrebbe limitare la produttività e la capacità di crescere, in Italia e all’estero. È questo l’obiettivo di Webuild che da anni investe sui giovani, favorendo il loro ingresso lavorativo e stipulando partnership e programmi di studio con università italiane e internazionali proprio per incontrare i migliori talenti oggi presenti sul mercato. Giovani ingegneri che aderiscono ogni anno ai programmi di inserimento e formazione di Webuild, così come ai premi istituiti per selezionare gli ingegneri del futuro.
Il Premio Alberto Giovannini per una nuova generazione di professionisti nelle infrastrutture
«La mia passione per l’ingegneria nasce fin da quando ero bambino. Quando andavo in macchina con mio padre e insieme attraversavamo le più grandi opere italiane».
Ponti, strade, viadotti, autostrade, ferrovie sono ormai impressi nei ricordi di Pasquale Nacchia Crescenzo, un ingegnere civile che si è laureato all’Università degli Studi di Salerno e uno dei vincitori della seconda edizione del “Premio Alberto Giovannini. Innovazione e digitalizzazione nelle infrastrutture” istituito da Webuild e rivolto a laureati e laureandi in ingegneria, economia e informatica.
«Al Premio Alberto Giovannini – prosegue Pasquale Nacchia Crescenzo – ho partecipato con i contenuti della mia tesi di laurea preparata all’Università di Coimbra, in Portogallo, in sinergia con l’Università di Salerno. Per completarla ho trascorso un periodo in Portogallo testando saldature in acciaio per capire come rispondono quando vengono sottoposte ad altissime temperature».
Il progetto di Pasquale e i suoi risultati gli sono valsi la selezione al Premio Giovannini, istituito dal Gruppo in memoria di Alberto Giovannini, economista, professore universitario e presidente di Webuild scomparso nel 2019.
Tra i premiati, insieme a Pasquale, anche Edoardo Lambardi, un ingegnere proveniente dall’Università Sapienza di Roma che invece ha elaborato un’analisi di confronto tra strutture prefabbricate a basso danneggiamento sismico e tradizionali dal punto di vista della sostenibilità. «Ho partecipato al Premio Alberto Giovannini – spiega – perché ho pensato fosse una grande opportunità per mettermi in gioco, per confrontarmi con altri giovani talenti e ottenere un riconoscimento che mi permettesse di proseguire il mio percorso professionale».
Quel riconoscimento è arrivato: il 26 giugno scorso nella Sala Buzzati del Corriere della Sera a Milano, i due giovani ingegneri sono stati premiati insieme ad altri sei colleghi e all’Università di Salerno per un progetto di ricerca universitario dall’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini. All’evento ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Giovani e lavoro: lo scambio vincente tra Università e impresa
Nella ricerca dei giovani talenti così come nell’elaborazione di progetti e analisi innovative il rapporto tra università e impresa diventa essenziale. Lo è per Webuild che proprio attraverso il Premio Giovannini ha aperto un ulteriore canale di scambio con gli atenei italiani premiando anche i migliori progetti di ricerca con una Borsa di dottorato di ricerca. Quest’anno il riconoscimento è andato all’Università degli Studi di Salerno. «Per questa iniziativa – ha spiegato Sabatino Cuomo, professore associato di Geotecnica – abbiamo sviluppato e presentato un progetto di ricerca specifico che si inquadra in una più ampia tematica di ricerca inerente la protezione del territorio rispetto a fenomeni naturali che però producono ingenti danni e vittime». Un altro progetto significativo pensato per atterrare proprio in quei cantieri dove Webuild costruisce grandi opere essenziali per il futuro e il benessere delle persone.