La Nigeria, che ha ormai la più grande economia del continente africano, ha urgente bisogno di colmare il gap infrastrutturale del Paese per continuare a crescere.
A denunciarlo è la Banca Mondiale che, nella sua ultima analisi sullo stato delle infrastrutture, prevede che per la prossima decade dovranno essere investiti nel settore almeno 14,2 miliardi di dollari all’anno (oltre 140 miliardi di dollari in dieci anni), pari a circa il 12% del Pil. Nel recente passato – indica la Banca Mondiale – il Paese ha già speso 5,9 miliardi per il miglioramento del suo sistema infrastrutturale, ma non è stato sufficiente per rispondere alle tantissime esigenze di ammodernamento che vengono da settori differenti.
«Nel settore dei trasporti – rileva la Banca Mondiale – il network stradale nigeriano è in condizioni pessime dovute alla mancanza di opere di manutenzione, oltre a detenere un record negativo in termini di sicurezza del trasporto aereo». Anche il settore idrico è arretrato, con una fornitura di acqua potabile inferiore alla domanda della popolazione; una carenza che colpisce anche l’agricoltura, dove l’irrigazione dei campi è molto al di sotto rispetto alle esigenze dei coltivatori.
Il governo nigeriano ha risposto al richiamo della Banca Mondiale identificando gli investimenti nelle infrastrutture come una delle priorità della sua azione politica, e stanziando nel budget 2016 9 miliardi di dollari da spendere nel corso dell’anno, pari a circa il 30% del budget di investimenti totali previsto per l’anno in corso.
La sfida più grande, in termini di grandi opere, rimane quella energetica, perché la disponibilità di elettricità è ancora ben al di sotto rispetto alla domanda del Paese. Per fare un paragone, la Nigeria genera 3.879 MW di elettricità in un paese di 177 milioni di abitanti, rispetto ai 45.645 MW generati in Sud Africa, che di abitanti ne ha 54 milioni.
Il secondo settore che necessita investimenti è quello stradale. Attualmente l’80% del traffico merci nel Paese passa per le strade, ma solo il 20% di queste è asfaltato.
Investire in infrastrutture, oltre a colmare un deficit evidente rispondendo ai bisogni di cittadini e imprese, darà una spinta enorme allo sviluppo economico del Paese. Secondo i calcoli della Banca Mondiale l’adeguamento della dotazione infrastrutturale nigeriana a quella di uno stato a medio reddito potrebbe far crescere annualmente il Pil di un ulteriore 4%.
Dal 1999 fino al 2010 la Nigeria ha vissuto dieci anni di boom con una crescita media annua del Pil dell’8,6%. E nel 2009 il governo nigeriano ha lanciato “Nigeria Vision 20:2020”, un ambizioso piano basato su una serie di investimenti che dovrebbero portare il Paese nel 2020 a entrare tra le prime 20 economie del mondo.
Nel 2014, a cinque anni di distanza dal lancio del progetto, un report redatto dalla società di consulenza McKinsey dal titolo “Nigeria’s Renewal: Delivering Inclusive Growth in Africa’s Largest Economy”, ha confermato che il Paese manterrà il ritmo di crescita del Pil fino al 2030 portando il suo Prodotto interno lordo dagli attuali 587 miliardi di dollari a 1,6 trilioni.
Un ottimismo che nasce dalle sue grandi potenzialità ancora inespresse: circa il 40% dei 177 milioni di abitanti nigeriani vive ancora sotto la soglia di povertà e il 74% (130 milioni di persone) al di sotto del cosiddetto MGI Empowerment Line, un indice che calcola un livello minimo di consumi tarato per la Nigeria a 1.016 dollari all’anno per chi vive in città e 758 dollari per chi vive in campagna.
L’affrancamento dalla povertà di una buona fetta di questa popolazione darebbe al Paese una spinta consistente nello sviluppo economico, a partire dai consumi interni, che potrebbero decollare. Nonostante la ricchezza di materie prime (il Paese è il primo estrattore di petrolio dell’Africa), tuttavia il settore del petrolio e del gas conta ormai solo il 14% della ricchezza prodotta. I settori più redditizi sono divenuti infatti l’agricoltura e il commercio, che sta crescendo in modo esponenziale negli ultimi anni. Ancora McKinsey calcola che da oggi al 2030 i consumi potrebbero triplicare arrivando a crescere annualmente dell’8%. Anche l’agricoltura, che oggi è il primo settore produttivo e vale il 22% del Pil, potrebbe più che raddoppiare nel periodo indicato passando da 112 miliardi di dollari l’anno a 262 miliardi.
Ancora una volta, lo sviluppo dei principali settori produttivi – compresi anche quello estrattivo e quello manifatturiero – dipenderà in larga misura dalla crescita delle infrastrutture.
Attualmente le principali infrastrutture nigeriane (strade, ferrovie, porti, aeroporti, sistema elettrico) valgono il 39% del Pil, molto meno rispetto alla media mondiale, pari al 68%. Un ritardo che però è anche una grande opportunità, perché indica le enormi potenzialità di sviluppo tuttora inespresse dall’economia nigeriana.