Un percorso tattile, visivo, olfattivo. Una mirabile fusione tra natura rigogliosa e schemi di un’architettura verde in cui perdersi volentieri. Una fuga nel verde proprio in una delle aree più popolate della città, a due passi dal lungomare e dal porto del Pireo. In tutto 170.000 metri quadri di vegetazione: Platani dall’Olanda, Pini dalla Maremma, Ulivi dalla Grecia, cespugli dalla Puglia e tante altre piante del Mediterraneo che mostrano come, ancora una volta, l’arte si sposi con la tecnica.
È il parco che sale gradualmente lungo la collina artificiale e conduce il visitatore in un percorso ideale che va dalla città, i suoi palazzi, le sue strade affollate, fino agli avveniristici edifici che ospitano la Biblioteca Nazionale e l’Opera Nazionale Greca.
All’interno dello Stavros Niarchos Foundation Cultural Center il parco stesso è un’opera d’arte, concepita proprio così da Renzo Piano che ne voleva fare il percorso naturale per collegare la città al mare. E infatti i sentieri del parco salgono sulla collina seguendo le stesse direttrici delle strade cittadine, come fossero la loro immaginaria prosecuzione dentro la struttura.
La sua realizzazione è eccezionale così come tutti gli altri elementi del SNFCC. Al suo interno sono stati piantati 1.500 alberi e 200.000 arbusti, rispettando la regola della natura secondo la quale in pianura crescono gli alberi più grandi mentre, man mano che si sale sulla collina, spuntano gli arbusti più bassi e la vegetazione si dirada. La struttura è stata interamente realizzata da Salini Impregilo sul progetto di Deborah Nevins, l’esperta newyorkese scelta da Renzo Piano per seguire la nascita e lo sviluppo del parco durante tutta la fase di crescita del progetto.
Perdersi nel parco
Le piante presenti sono state scelte una per una dall’equipe di esperti che ha lavorato al progetto (fino a un massimo di 70 persone) attraverso circa 80 viaggi in giro per il mondo, e specialmente in Europa. Trecento platani, ad esempio, sono stati presi in Olanda e da lì trasportati in Grecia. Un processo complesso diviso in tante fasi, dal trasporto al periodo di osservazione delle piante, fino al loro posizionamento nel parco. Un laboratorio è stato costruito appositamente per analizzare lo stato di salute delle piante dopo il trasporto, mentre un’equipe di 15 persone, costituita principalmente da botanici e giardinieri esperti, lavora per mantenere viva quest’opera.
«Il parco – spiega Eli Pangalu, referente di Debora Nevings in Grecia – è l’ambasciatore del Centro perché permette al visitatore di immergersi nel Mediterraneo, con la tutta la sua incredibile flora. Per realizzarlo ci è voluto un lavoro meticoloso, dalla scelta delle specie alla cura di ogni minimo particolare. Ogni pianta è segnata, ha un tag particolare che la rende unica e riconoscibile. E la risposta di tutta la vegetazione è stata fantastica».
Passeggiare per il parco oggi è un po’ come perdersi nella macchia mediterranea, affondare il naso nei suoi odori, lasciarsi stupire dai colori dei fiori. E intanto salire seguendo i sentieri che conducono verso l’area più alta del Centro e su fino ai piedi del Canopy.
«Questo parco – prosegue Eli Pangalu - è un dono per tutta la città che, nelle varie aperture al pubblico, ha dimostrato di rispettarlo in modo assoluto, quasi fosse un museo».
Un’opera d’arte dentro l’opera d’arte, dove la tecnica dell’uomo ha dato alla natura una nuova occasione per esprimere tutto il suo eccezionale fascino.
Copyright © Moreno Maggi by Salini-Impregilo per tutte le immagini del Numero Speciale “Il Nuovo centro Culturale ad Atene”