Mentre la sua presidenza ha appena superato i cinquanta giorni, Donald Trump sta iniziando a dare indicazioni più specifiche sull’agenda per le infrastrutture. Nelle ultime settimane il Presidente americano ha stabilito una task force interna alla Casa Bianca e ha fissato una serie di priorità: lavorare a stretto contatto con i singoli Stati per evitare ritardi o rallentamenti burocratici, e puntare in primo luogo sulle strade e sui ponti, sia per le condizioni pessime in cui si trovano, sia perché sono le opere che possono essere iniziate con più velocità.
In particolare, Washington ha chiesto agli Stati un piano con i dettagli dei lavori in corso e di quelli che devono essere iniziati. Il governo federale dovrebbe investire 200 miliardi di dollari, mentre il resto del trilione di dollari dovrebbe arrivare dagli Stati e da investitori privati: proprio la collaborazione tra pubblico e privato è stata presentata da Trump come uno degli elementi più importanti per il rilancio delle infrastrutture.
E la settimana scorsa, durante una conferenza stampa, Mick Mulvaney, l’uomo scelto da Trump per guidare l’Office of Management and Budget, ha fatto sapere che il presidente americano non ha «alcuna intenzione di venire meno al suo impegno per il rilancio delle infrastrutture». Mulvaney ha ricordato che il piano da un trilione di dollari dovrebbe essere presentato al Congresso questa estate. «In questo momento stiamo togliendo [i finanziamenti] dai fondi non obbligatori e li stiamo spostando in un più ampio piano sulle infrastrutture pronto per questa estate», ha aggiunto Mulvaney.
L’Amministrazione Trump ha infatti scelto appositamente di non inserire i fondi per le infrastrutture nel budget del 2017 e di spostarle tutte in un fondo dedicato a esse. «Crediamo che questo programma sia meno efficace rispetto al pacchetto sul quale stiamo lavorando», ha concluso Mulvaney.
Il rientro dei capitali esteri
Nelle prossime settimane inoltre il Presidente dovrà definire un punto centrale: dove prendere il denaro federale per far iniziare i lavori. Secondo il “Wall Street Journal”, Trump sarebbe pronto a firmare un provvedimento per far rientrare negli Stati Uniti i capitali che le aziende americane hanno all’estero. Sembra infatti che Washington possa proporre di abbassare l’aliquota dall’attuale 35% al 10% per incentivare i rientri e fare cassa.
Oltre alle strade e ai ponti, tra le priorità inserite nei dettagli sul piano ci sarebbe anche un forte interesse per l’alta velocità. Trump ha di recente incontrato l’amministratore delegato di Tesla Motors, Elon Musk (uno dei consiglieri del Presidente, membro del Presidential Advisory Forum), che è anche la mente dietro a Hyperloop. Hyperloop è un progetto alternativo rispetto all’alta velocità tuttora in costruzione tra Los Angeles e San Francisco. Si tratta – secondo il progetto di Musk – di un mezzo di trasporto super tecnologico, con i passeggeri ospitati all’interno di capsule di alluminio capaci di raggiungere i 1.200 chilometri orari e quindi di coprire la distanza tra le due città (circa 500 chilometri) in soli 30 minuti.
I possibili rallentamenti
L’obiettivo del Presidente è quello di far partire i primi lavori nei prossimi mesi. Una volta che il Congresso darà il via libera al piano, Trump prevede di dare la priorità al recupero di strade già esistenti rispetto che alla costruzione di nuove, e cercherà di spingere per far stipulare permessi velocemente dalle amministrazioni locali e infine metterà in primo piano i progetti che gli Stati potranno iniziare in meno di 90 giorni.
Proprio su questo punto, il “Wall Street Journal” racconta come Trump abbia ricordato ai suoi di fare pressioni soprattutto sui funzionari locali, per evitare slittamenti.
Tuttavia, nonostante il Presidente americano abbia annunciato che avrebbe presentato una proposta al Congresso entro i primi cento giorni dall’inizio del suo mandato, molti osservatori sostengono che sarà molto difficile mantenere la promessa, visto che le discussioni interne sono ancora all’inizio. A dettare i tempi per velocizzare l’iter, è impegnata la task force guidata dai due immobiliaristi Richard LeFrak (titolare dell’omonima azienda newyorkese, colosso del real estate) e Steven Roth (altro ricco investitore, fondatore e presidente del Vornado Realty Trust, uno dei maggiori fondi attivi nel settore immobiliare). Il gruppo di lavoro ha anche il compito di rivedere il documento inviato dalla National Governors Association (l’organizzazione che rappresenta i governatori di tutti gli Stati Usa), una lista con oltre 400 progetti pronti che potrebbero essere inseriti nel pacchetto sulle infrastrutture di Trump.