Le infrastrutture tedesche hanno bisogno di interventi urgenti e il governo corre ai ripari. All’inizio di ottobre il governo federale tedesco ha stanziato 4,5 miliardi di euro per ristrutturare entro il 2027 400 ponti nella Renania Settentrionale-Westfalia.
Ponti che hanno raggiunto il limite della loro vita e hanno oggi bisogno di interventi immediati. È questo il caso del vecchio ponte di Leverkusen, costruito sul Reno tra Leverkusen e Colonia, chiuso alla circolazione dei mezzi pesanti dal 2012, e oggi in via di ricostruzione con l’inaugurazione prevista per il 2020.
La vecchia infrastruttura lunga poco più di un chilometro, è stata inaugurata nel 1965 e progettata per un numero di veicoli di gran lunga inferiore rispetto a quelli registrati nell’anno della sua interdizione ai camion, quando il ponte era arrivato a sopportare il passaggio giornaliero di 128.000 automobili e 14.000 mezzi pesanti. Da allora, i mezzi pesanti sono costretti a cercare strade alternative per raggiungere la destinazione desiderata con un consistente aumento dei tempi, circa 40 minuti, e dei chilometri di percorrenza, circa 30 in più.
Quello del ponte di Leverkusen è un esempio simile a molti altri in Germania, dove la dotazione infrastrutturale è ormai obsoleta e necessita di interventi urgenti.
È questo il significato del grande piano di investimenti infrastrutturali lanciato dal governo tedesco nel 2016 e già raccontato da “We Build Value”, che prevede entro il 2030 l’investimento di 270 miliardi di euro su 700 progetti distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Anche nell’anno in corso il governo tedesco ha confermato il valore strategico riconosciuto allo sviluppo infrastrutturale e il ministero delle Finanze, nella suddivisione del budget federale per il 2017, ha posizionato le infrastrutture tedesche al terzo posto nella lista delle priorità dopo il lavoro e gli affari sociali al primo, e la difesa al secondo.
Tuttavia, a vedere le analisi delle istituzioni internazionali, questo ancora non basta perché il Paese ha sempre più bisogno di interventi urgenti.
Secondo il Global Competitiveness Report 2016-2017 del World Economic Forum, tra il 2006 e oggi la Germania è passata dalla terza alla 13esima posizione per la qualità delle sue infrastrutture, 16esima per la qualità delle strade, 11esima per la qualità della rete ferroviaria e 12esima per la qualità del trasporto aereo, troppo indietro per un Paese che vanta una delle prime economie mondiali.
Un ritardo che non è passato inosservato neanche al Fondo Monetario Internazionale che, nel Country Report dedicato al Paese, ha stigmatizzato le principali problematiche da affrontare nel breve periodo. Tra le politiche chiave raccomandate dal Fondo si legge: «Rispondere più rapidamente ai bisogni infrastrutturali pubblici, superando i rallentamenti amministrativi».
Una delle ragioni che rallenta lo sviluppo infrastrutturale del Paese è proprio legata alle lunghe procedure burocratiche necessarie per far partire i progetti e perfino la Cancelliera Angela Merkel, nel corso della campagna elettorale che l’ha portata al suo quarto mandato, ha dichiarato che il principale ostacolo allo sviluppo non è tanto la mancanza di denaro, quanto le lungaggini burocratiche.
Non è un caso se, sempre all’interno del Country Report, il Fondo richiede al Paese prima di rimuovere le costrizioni amministrative e regolatorie che limitano gli investimenti pubblici soprattutto da parte delle singole municipalità, e poi auspica la partenza immediata di un programma di investimenti pubblici ancora più ambizioso rispetto a quello attuale.
«Il nuovo piano di investimenti per i prossimi 15 anni – commenta il Rapporto alludendo al piano dei 270 miliardi da spendere entro il 2030 – non è vincolante e gli stanziamenti di bilancio devono ancora essere definiti. Il portafoglio di investimenti pubblici tedeschi dovrebbe essere affrontato con maggiore vigore già quest'anno e successivamente, soprattutto se le entrate pubbliche continueranno ad andare meglio del previsto. La riprogettazione all'interno della dotazione di bilancio potrebbe anche aprire lo spazio per ulteriori investimenti in infrastrutture nei prossimi anni».
Gli appelli del Fondo arrivano da lontano. Già nel 2014 l’FMI auspicava dalla Germania un investimento pubblico più ambizioso quantificato intorno al 2% del PIL, una percentuale che rimane tuttavia troppo bassa rispetto alle esigenze del Paese.
Un ritardo che non è stato colmato ed è arrivato fino ad oggi, rischiando di protarsi nel futuro e soprattutto frenando una crescita che potrebbe essere ancora più decisa di quella attuale.