La cartolina che Ho Chi Minh City consegna ai turisti e agli esperti di sviluppo urbano riporta l’immagine di Central Park, l’area della città dove sorge il Landmark 81 (il grattacielo più alto del Vietnam e il 14° al mondo) e intorno ad esso 17 torri residenziali che, a guardarle dal cielo, assomigliano a una pattuglia di cavalieri schierati in difesa del re.
Lo sviluppo dell’area, terminato nel 2017 con l’inaugurazione del grattacielo, è stata una delle operazioni di real estate più importanti nella storia della città conosciuta fino al 1976 con il nome di Saigon e divenuta nel tempo la capitale economica del Vietnam, una megacity con 8,1 milioni di abitanti, destinati a diventare 10 milioni nel 2026, come calcolano oggi le Nazioni Unite.
La crescita urbana è incessante e anche se cifre ufficiali non esistono, le stime più accreditate – riportate anche in un recente articolo del “Guardian” – segnalano che oltre un terzo degli edifici storici cittadini sono stati distrutti negli ultimi 20 anni per fare posto a nuove costruzioni.
Il progetto del futuro
Landmark 81, oggi un simbolo della città, sembra già destinato a finire nel libro dei ricordi. La corsa verso il cielo di Ho Chi Minh non si ferma e oggi guarda a un nuovo progetto ambizioso, firmato dall’architetto tedesco Ole Scheeren. Il nome del progetto è “Empire City” e prevede la costruzione di tre torri dove la più alta (Empire 88) avrà 88 piani e raggiungerà i 333 metri.
Mentre i due edifici più bassi ospiteranno principalmente uffici, la Empire 88 avrà al suo interno appartamenti, hotel e una piattaforma panoramica che ricorda le terrazze di riso che si trovano nel Nord del Paese. La Sky Forest diventerà così una foresta prensile dalla quale sarà possibile ammirare lo skyline in costante cambiamento di Ho Chi Minh City.
Ma il progetto dell’Empire City è solo una delle tante iniziative immobiliari che stanno cambiando il volto della città. Secondo uno studio realizzato da CBRE (una delle più grandi società di consulenza immobiliare al mondo) tra il 2015 e il 2018 sono stati messi sul mercato 35.000 nuovi appartamenti, un numero di gran lunga superiore rispetto ai 10.000 registrati nel triennio 2012-2014. La stessa CBRE calcola che tra il 2016 e il 2017 sono stati spesi nell’acquisto di abitazioni e spazi per il business 1,2 miliardi di dollari.
A sostenere questa crescita sono principalmente investitori stranieri: società di real estate, privati cittadini, imprese che – dopo l’ingresso del Vietnam nella WTO (era il 2007) – hanno iniziato a investire nel paese. E dal 2014 ad oggi – secondo quanto riporta il “Financial Times” – il numero degli acquirenti stranieri è praticamente raddoppiato, la maggior parte dei quali provenienti da Corea del Sud, Hong Kong e Cina.
Uno sviluppo urbano trainato dalla crescita economica
Lo sviluppo verticale di Ho Chi Minh City ha il suo motore nella crescita economica della città, divenuto ormai l’hub produttivo del Vietnam ma anche la sede di tantissime aziende innovative che hanno avviato la loro attività negli ultimi mesi.
Il 4 gennaio scorso, nel corso di un evento pubblico, Le Thanh Liem, Vice Presidente del People’s Committee, l’organismo politico che guida la città, ha annunciato una serie di obiettivi ambiziosi per il 2019. Tra questi, una crescita del Pil cittadino tra l’8,3 e l’8,5%, l’apertura di 46.200 imprese e la creazione di 130.000 posti di lavoro, che dovrebbe portare il tasso di disoccupazione al 3,8%.
In merito allo sviluppo urbanistico, il rappresentante del governo cittadino ha annunciato la costruzione di nuove abitazioni per una superficie di 8 milioni di metri quadrati. Uno sviluppo non caotico, ma anzi rispettoso dell’ambiente. E infatti – secondo quanto dichiarato dal Vice Presidente – entro il 2019 il 100% dei rifiuti solidi di abitazioni private e di imprese verrà trattato e lo stesso accadrà per il 98% dei rifiuti ospedalieri.
Per raggiungere questi obiettivi verrà in soccorso lo stesso governo centrale del Vietnam che per l’anno appena iniziato ha previsto uno stanziamento su Ho Chi Minh City pari a 16,3 miliardi di dollari.
Una città che cresce dentro un sistema virtuoso
Ho Chi Minh City è ormai lo specchio del Vietnam. Nessuna altra grande città interpreta come questa l’attitudine del paese al cambiamento, che passa attraverso investimenti costanti nello sviluppo, premiati da un tasso di crescita economica tra i più sostenuti dell’Asia.
Secondo la Banca Mondiale il Vietnam ha chiuso il 2018 con una crescita del Pil del 6,8%, destinato a contrarsi leggermente nel 2019 (+6,6%) e nel 2020 (+6,5%), mantenendo però un ritmo sostenuto. A trainare l’economia sono principalmente l’industria manifatturiera, sempre più forte nel paese, e la domanda internazionale che si trasforma in investimenti diretti esteri e in una presenza senza più tangibile di imprese straniere. Tutto questo ha un effetto anche sulla crescita demografica che – sempre secondo la Banca Mondiale – dovrebbe portare la popolazione del Vietnam a lievitare nei prossimi anni, passando dai 95 milioni di oggi ai 120 milioni previsti per il 2050. Una crescita che contribuirà ad aumentare la percentuale di giovani (oggi il 70% della popolazione ha meno di 35 anni), alimentando ancora di più la voglia del paese di cambiamento.