Nei primi anni Sessanta del secolo scorso anche una diga ha dato il suo contributo al miracolo economico italiano. Sperduta tra le Alpi di Sondrio, esattamente a metà tra l’Italia e la Svizzera, la diga della Val di Lei ha “acceso le lampadine” di Milano e della Lombardia, assicurando l’approvvigionamento energetico necessario per far correre la locomotiva di una delle regioni più ricche d’Italia.
La storia di quest’opera infrastrutturale è una storia senza tempo, non solo per le caratteristiche uniche del progetto e le tecniche adottate nella sua realizzazione, ma anche per l’impatto che ha avuto e continua ad avere sullo sviluppo svizzero e italiano. Gli ultimi interventi risalgono al 2022, quando sulla parete della diga è stato installato un maxi impianto fotovoltaico composto da 1.000 moduli in grado di produrre circa 380 megawattora di elettricità all’anno. La struttura, che copre la parete della diga per una lunghezza di 550 metri, assicura da sola il fabbisogno di 160 abitazioni di Zurigo. L’intervento ha un effetto limitato rispetto alla potenzialità energetica della diga, ma descrive alla perfezione lo spirito di quest’opera che da oltre sessant’anni continua a svolgere la funzione di polmone energetico tanto per l’Italia quanto per la Svizzera.
Diga Val di Lei, un acceleratore per lo sviluppo italiano
La diga della Val di Lei ha avuto un ruolo centrale per l’Italia e il suo sviluppo. Proprio negli anni Sessanta del secolo scorso, il paese vive il suo momento di massima crescita economica dalla fine della Seconda guerra mondiale, assistendo ad un aumento del fabbisogno energetico che supera la capacità produttiva nazionale. Da qui la necessità di acquistare energia dall’estero. Una risposta a questa esigenza arriva dagli accordi bilaterali firmati con la Svizzera nel 1955. Secondo questi accordi, il 20% della produzione della diga della Val di Lei sarebbe spettata all’Italia, oltre al 30% di potenza idraulica lorda che era stato già garantito dai patti sottoscritti nel 1948.
La diga, infatti, fin dal momento della sua costruzione, era stata oggetto di un patto tra Italia e Svizzera. La porzione di terreno su cui è stata edificata era, inizialmente, italiano ma fu ceduto alla Svizzera in cambio di un terreno più a nord. Gli accordi siglati prevedevano però che una quota della produzione della diga della Val di Lei fosse indirizzata comunque all’Italia.
La diga è parte del complesso idroelettrico dell’Alto Reno Posteriore (Hinterrhein), costituito da tre centrali energetiche che producono ogni anno 1 miliardo e 325 milioni di kWh di energia. Così, quando nel 1962 entra in funzione, la Lombardia (proprio grazie al suo approvvigionamento energetico) diviene la seconda regione per produzione di kWh dopo il Trentino-Alto Adige; e addirittura, l’anno seguente, la sua produzione energetica è in grado di coprire oltre il 67% del fabbisogno nazionale.
L’impatto della diga della Val di Lei sul turismo di montagna
Oltre agli aspetti energetici, la costruzione della diga della Val di Lei e la nascita del grande lago artificiale hanno avuto un impatto considerevole sul turismo. Il lago sorge nel comune di Piuro, in provincia di Sondrio, a un’altezza di duemila metri e diviene fin da subito una meta ambita per gli amanti della montagna.
Nonostante l’intervento infrastrutturale, tutta l’area è rimasta incontaminata divenendo un punto di riferimento per gli sciatori d’inverno e i campeggiatori d’estate. La valle è infatti raggiungibile in automobile dalla Svizzera mentre dall’Italia si accede solo a piedi, scalando il passo Angeloga o altri passi minori. Per rispondere alle esigenze dei turisti, sulla sommità della diga sono stati allestiti parcheggi attrezzati per i camper, per la sosta e il pernottamento, mentre per gli amanti di quest’opera è stato allestito un Centro didattico con fotografie, pannelli descrittivi e reperti di cantiere. Alle spalle c’è il bacino artificiale, considerato uno dei laghi più belli delle Alpi proprio per le sue acque di colore blu e la ricchezza della sua fauna ittica, che lo hanno trasformato in un’attrazione anche per gli amanti della pesca. E infatti nella stagione della pesca, che generalmente va da giugno a settembre, le sponde del lago si popolano di canne e lenze.
Un’opera unica al servizio delle persone
Gli effetti della diga della Val di Lei, che sono oggi a beneficio di due paesi, derivano dall’incredibile lavoro che è stato compiuto negli anni ’50 del secolo scorso dalla Girola e dalla Lodigiani, le due società che hanno costruito la diga e che sono poi confluite nel Gruppo Webuild.
Realizzare un’infrastruttura come questa, a duemila metri di altezza e nel cuore delle Alpi, è stata infatti un’opera altamente complessa. Prima dell’inizio dei lavori, la zona di cantiere era raggiungibile solo a piedi; e pertanto sono state costruite due funivie lunghe 15 chilometri, una utilizzata per portare le persone e l’altra per i materiali. Sul lato nord è stata costruita una strada e un tunnel di accesso ai cantieri, mentre per gli alloggi del personale è stato realizzato un villaggio capace di ospitare 1.500 uomini.
I lavori sono iniziati nel 1957 e si sono conclusi nel 1960, con un anticipo di tre anni rispetto al termine previsto. Una volta completato, questo capolavoro dell’ingegneria si presentava come la quinta diga svizzera per dimensioni dell’invaso (197 milioni di metri cubi), con una lunghezza di 690 metri e un’altezza di 141 metri. Per realizzarla sono stati impiegati 2,2 milioni di quintali di cemento, il doppio del peso del Duomo di Milano, numeri che la rendono a tutti gli effetti una cattedrale dell’ingegneria, un’altra opera senza tempo che ancora oggi continua ad alimentare sviluppo e benessere.