Il fiume Vakhsh scorre verso valle tagliando in due il Tagikistan. Acque gelide e potenti, gonfiate dalle nevi sciolte del Pamir, la catena montuosa più imponente dell’Asia Centrale con picchi che superano i 7.000 metri. Una morfologia incredibile che racchiude un enorme potenziale idroelettrico, e una forza della natura che – se sfruttata – potrebbe contribuire a sostenere il processo di sviluppo economico e sociale del Paese.
È questa una delle opere chiave del piano energetico del governo del Tagikistan, che oggi ripone molte delle sue speranze sulla costruzione della diga più alta del mondo, un muro di 335 metri in rockfill e argilla e quindi un’opera colossale, complessa e con una lunga storia, destinata finalmente a vedere la luce.
La diga di Rogun, Tajikistan: il progetto
Il Rogun HPP (Hydropower Project), un progetto da 3,9 miliardi di dollari con una durata prevista di 13 anni, sarà realizzato da Salini Impregilo che ha siglato con la OJSC "Rogun HPP" Open Joint-Stock Company (la società controllata dal governo che coordina la realizzazione dell’opera) un accordo per la costruzione dei 4 lotti previsti dal tender internazionale indetto nei mesi scorsi. Si parte con il lotto 2 (firmato il 1° luglio e del valore di 1.950 milioni di dollari), legato alla costruzione della diga, che prevede prima di tutto la deviazione del fiume Vakhsh, che sarà fatto confluire in due gallerie di deviazione realizzate sottoterra, in modo da mettere all’asciutto le fondamenta della diga. Un’operazione molto complessa che, per via della portata idrica del fiume, potrà essere completata solo nei mesi invernali, quando le montagne sono innevate e il livello dell’acqua si riduce.
Diga di Rogun: l'avanzamento dei lavori
Ci vorranno anni per terminare la costruzione dell’opera ma – secondo i piani previsti – già dal 2018 le prime due delle sei turbine previste cominceranno a lavorare e a produrre energia, che sarà venduta e contribuirà a coprire il fabbisogno finanziario per i lavori stessi del cantiere. Secondo i piani di lavoro, la prima turbina entrerà in azione ad agosto del 2018, e sarà seguita dalla seconda ad ottobre dello stesso anno.
Una soluzione che tecnicamente viene chiamata early generation, ossia la messa in funzione di una parte del progetto, mentre procede la costruzione del resto. La early generation diventa così il primo step di un lungo percorso che, una volta completato, porterà alla nascita di uno dei più grandi impianti idroelettrici dell’Asia centrale, con una potenza istallata di 3.600 MW, pari a 3 reattori nucleari.
Gli effetti della diga di Rogun in Tajikistan
L’impatto, in termini di politiche energetiche e di sviluppo economico, sarà enorme perché Rogun permetterà di raddoppiare il potenziale energetico dell’intero Tagikistan, con effetti diretti su ambiti differenti, che vanno dall’agricoltura all’approvvigionamento energetico fino agli scambi internazionali. Molti dei Paesi confinanti, a partire da Afghanistan e Pakistan, hanno già annunciato l’intenzione di acquistare parte dell’energia prodotta dalla diga e proprio nelle scorse settimane è stata avviata la modernizzazione della rete elettrica che collega Tagikistan e Pakistan e che sarà lo strumento per portare fuori dei confini nazionali l’energia prodotta nel Paese.
In uno stato che conta 8 milioni di abitanti e dove solo il 7% del terreno è coltivabile, la razionalizzazione della risorsa idrica può diventare un’occasione per favorire la crescita del settore agricolo, oltre che contrastare lo shortage energetico che ogni anno, d’inverno, colpisce migliaia di famiglie che rischiano di restare sempre più senza luce e senza riscaldamento. L’esempio da seguire, in questo caso, è quello etiope (non a caso alcuni emissari del governo Tagiko hanno visitato nei mesi scorsi le dighe realizzate da Salini Impregilo in Etiopia), dove lo sfruttamento in chiave idroelettrica della risorsa idrica è stato un volano della crescita economica e sociale del Paese.
L’accordo siglato con Salini Impregilo, e che dovrà essere concluso entro il 30 settembre prossimo per i 3 lotti rimanenti, prevede un grosso finanziamento statale, e poi il finanziamento realizzato in parte attraverso il sistema della early generation, e in parte attraverso la partecipazione al progetto di attori internazionali sia multilaterali che privati.
Quello che resta davanti agli occhi è ancora un cammino lungo, ma il percorso è chiaro, i lavori sono pronti per iniziare e il sogno della diga più alta del mondo è finalmente destinato a diventare realtà.