La pioggia cade battente sulla città di Auckland. I canali di scarico non reggono l’intensità delle precipitazioni, le strade si allagano, la circolazione si ferma e la città neozelandese si scopre ostaggio degli eventi atmosferici.
È successo più volte nel mese di marzo, quando le piogge sono state più intense e le infrastrutture delle principali città della Nuova Zelanda hanno faticato a rispondere all’emergenza. A valle di quanto accaduto Infrastructure NZ, la società pubblica impegnata nella gestione degli investimenti nelle infrastrutture, ha calcolato che per adeguare i sistemi di gestione idrica del Paese, sia per quanto riguarda le acque piovane che per quelle reflue, ci vorrebbe un investimento pari a 20 miliardi di dollari neozelandesi.
A marzo infatti, nella regione di West Auckland, sono caduti in un’ora oltre 60mm di pioggia, allagando numerose abitazioni nelle zone di New Lynn, Glendene a Kelston.
I danni, dovuti all’incapacità delle infrastrutture idriche di sostenere l’impatto delle piogge, sono stati così ingenti da chiamare in causa l’intervento del sindaco di Auckland, Phil Goff, che ha fatto visita alle aree oggetto delle inondazioni ribadendo la necessità di investire nel miglioramento della rete infrastrutturale.
Il tema della gestione delle acque non viene affrontato solo in chiave emergenziale. Il governo neozelandese ha inserito infatti un capitolo dedicato al cosiddetto “three waters sector”, che comprende le acque potabili, quelle reflue e quelle piovane, all’interno del “National State of Infrastructure Report”, un piano di interventi infrastrutturali approvato nel 2016.
Secondo il piano – oltre ai 20 miliardi in più necessari per la gestione delle emergenze – il governo ha messo sul piatto un investimento di 15 miliardi di dollari neozelandesi che dovrebbero essere distribuiti su 1.167 progetti entro il 2025.
Oltre alla dotazione finanziaria il governo ha indicato alcune linee guida da seguire per contrastare nei prossimi anni i rischi derivanti da una gestione insufficiente degli eventi atmosferici legati all’acqua. Tra gli interventi avviati c’è prima di tutto l’intenzione di istituire una Local Government Risk Agency, un’agenzia nazionale che abbia presidi locali e analizzi in tempo reale le necessità di intervento e i pericoli eventuali; la volontà di prevedere un fondo finanziario sempre a disposizione al quale attingere in caso di eventi atmosferici inattesi; il reperimento di 1 miliardo di dollari extra per l’Housing Infrastructure Fund, un fondo ideato proprio per proteggere le abitazioni da piogge torrenziali o esplosioni delle reti idriche.
Tutto questo dovrebbe contribuire a ridurre l’impatto negativo degli eventi atmosferici, anche se resta evidente il bisogno di una consistente dotazione extra per mettere in sicurezza le reti idriche del Paese, a partire dai fiumi che attraversano le città fino alle condotte delle acque reflue. Una ambiziosa sfida infrastrutturale che rientra in un piano ben più ampio.
Il piano per ricostruire le infrastrutture neozelandesi
Il tema delle acque è centrale per lo sviluppo della Nuova Zelanda, ma non è l’unico sul tavolo del governo nazionale. Il paese ha una ricca dotazione infrastrutturale che ha bisogno di manutenzione e di modernità. Sul suo territorio sono presenti infatti 10.886 chilometri di autostrade, 83mila chilometri di strade regionali e 4mila chilometri di corridoi ferroviari. Anche sul fronte energetico il paese ha raggiunto livelli molto evoluti: produce infatti al suo interno 42mila GWh di energia, e l’80% dell’elettricità deriva da fonti rinnovabili.
Questa dotazione non è tuttavia sufficiente per rispondere ai bisogni di un’economia che nel 2016 è cresciuta del 3,6%. Ecco perché il “National State Infrastructure Report” ha previsto una consistente dotazione finanziaria per coprire la necessità di investimenti su tutti i settori, dai trasporti all’energia, fino alle telecomunicazioni.
Da qui al 2025 il governo è intenzionato a spendere per le infrastrutture oltre 120 miliardi di dollari neozelandesi, pari a circa 77 miliardi di euro, una cifra consistente che sarà raccolta non solo dai fondi nazionali, ma anche da quelli locali e dagli investitori privati. Secondo il piano di investimento redatto dal ministero del Tesoro neozelandese i finanziamenti saranno così divisi: 54 miliardi saranno messi a disposizione dal governo centrale; 54 miliardi dagli enti locali; e 16,7 miliardi dal settore privato.
Questo enorme sforzo finanziario sarà distribuito tra oggi e il 2025 e dovrà servire per realizzare 4.500 progetti che sono stati già identificati dalle autorità neozelandesi e che, nell’insieme, contribuiranno tutti a rendere le infrastrutture del paese più moderne e più sostenibili.