I terribili incendi che stanno mettendo in ginocchio la California, con un drammatico bilancio di morti e dispersi che cresce di giorno in giorno, confermano che la guerra contro la siccità ingaggiata dallo stato più ricco degli Stati Uniti d’America non è ancora stata vinta, e rilanciano una volta di più l’urgente bisogno di infrastrutture capaci di gestire al meglio la risorsa idrica, oggi a rischio.
Non si può spiegare in altri modi la battaglia che la California combatte da anni contro l’inaridimento della sua terra, l’assenza di piogge, la mancanza cronica di acqua. Una piaga che oggi – secondo quanto riporta lo US Drought Portal (il portale web del governo statunitense che monitora in tempo reale le condizioni climatiche nel paese) – è arrivata a colpire 23,6 milioni di cittadini, il 63% dell’intera popolazione californiana.
La mappa dello stato, elaborata dallo US Drought Monitor (USDM) e aggiornata al 30 ottobre, rivela che il 36,9% del territorio vive in una condizione di scarsità di acqua, soprattutto per alimentare i raccolti, il 28,6% convive con una moderata siccità, il 16,6% è invece costretto ad affrontare una grave siccità, mentre per il 2,7% la siccità è considerata addirittura estrema.
Il periodo più critico è naturalmente quello estivo. A luglio scorso l’85% dello stato era in condizioni di siccità. Dalla zona est della Napa Valley alla Lake County, dalla contea di Mendocino fino a quella di San Luis Obispo, sul confine messicano, le condizioni erano variabili ma comunque preoccupanti.
Non piove, la terra si inaridisce, manca acqua per alimentare le coltivazioni e in molti centri abitati viene addirittura razionata per il normale uso quotidiano. E questo dopo che il quinquennio di grande siccità sembrava ormai alle spalle.
Una battaglia che non ha fine
Nell’aprile del 2017 il governatore della California, Jerry Brown, ha dichiarato la fine della storica siccità che per cinque anni ha martoriato lo stato.
«Questa emergenza è ormai alle nostre spalle – ha dichiarato in un comunicato stampa ufficiale – ma la prossima siccità potrebbe essere dietro l’angolo. E la conservazione dell’acqua rimane il nostro unico stile di vita».
Mentre la primavera del 2017 veniva benedetta da piogge intense in molte zone dello stato, il tema centrale e chiaro a tutti era quello della conservazione della risorsa idrica, della modernizzazione degli impianti esistenti e della costruzione di nuovi, capaci di gestire l’acqua che cade in certi periodi dell’anno per utilizzarla quando e dove ce ne è più bisogno.
Per questo, nonostante la fine dell’emergenza, il governatore ha obbligato le amministrazioni cittadine a fornire report costanti su come l’acqua viene utilizzata e sulle misure messe in campo per contrastare il fenomeno. Il risparmio idrico e quindi la conservazione dell’acqua è attualmente la più comune, anche perché coinvolge tutti, dalle amministrazioni alle imprese, fino ai cittadini, impegnati a consumare il meno possibile all’interno delle loro case. L’obiettivo è fare in modo che le riserve nei bacini artificiali non scendano mai sotto il 20% della loro capienza. Un imperativo per evitare che la mancanza di acqua faccia danni ancora più gravi all’economia californiana.
Il costo della siccità
La siccità ha un prezzo altissimo. A pagarlo sono tutti, dallo stato alle imprese, dalle amministrazioni locali ai cittadini.
Nell’ultimo quinquennio il settore dell’agricoltura ha perso in media 1,5-1,8 miliardi di dollari l’anno di fatturato, volati via in parte per la mancanza di acqua da irrigamento e in parte per gli effetti nefasti degli incendi.
E proprio gli incendi, un fenomeno comunissimo nelle calde estati californiane (sono 2.600 quelli censiti nell’estate del 2018), hanno un impatto drammatico sull’economia, non solo sull’agricoltura. Alimentati da venti che soffiano anche a 60 chilometri orari, gli incendi causano danni economici ingenti, che impattano sul turismo, sul real estate, sull’occupazione in generale. Il California Department of Forestry and Fire Protection ha calcolato che dall’inizio dell’anno ad oggi gli incendi hanno causato danni per quasi 3 miliardi di dollari, bruciando 1,5 milioni di acri.
In termini di occupazione, il Center for Watershed Sciences ha calcolato che nel 2015 21.000 persone hanno perso il lavoro per colpa dell’assenza di acqua e per tutto quello che questo comporta. Una realtà drammatica con la quale gli abitanti della California sembrano ormai aver fatto i conti.
Sconfiggere una piaga storica
Il problema, per la California, non è recente. Il California Department of Water Resources ripercorre il difficile rapporto dello stato con l’acqua, facendo risalire la prima e più devastante ondata di siccità del Novecento alla decade tra il 1920 e il 1930. Il periodo più lungo degli ultimi 100 anni che è stato seguito da altri momenti di grande tensione, come gli anni 1976-1977, 1987-1992, 2007-2009 e infine l’ultimo quinquennio, quello che è andato dal 2013 al 2017 e che porta strascichi ancora oggi.
Affrontarlo significa, quindi, confrontarsi con una piaga storica che può essere sconfitta solo elaborando soluzioni nuove e sfruttando tecnologie inedite. È quello che sta accadendo attraverso lo sviluppo di otto progetti che prevedono la costruzione di quattro dighe e quattro impianti idrici sotterranei. La luce verde è arrivata a luglio direttamente dal governatore uscente Brown che ha annunciato uno stanziamento di 2,5 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi idrica. Un passo importante per gestire al meglio l’acqua esistente e puntare ancora una volta sulla politica della “conservazione”, l’unica che potrà evitare alla California di rimanere schiacciata sotto la morsa della siccità.