Qualcuno sogna già una nuova rivoluzione messicana. La vittoria alle elezioni presidenziali di Andrés Manuel Lòpez Obrador ha riacceso le speranze di un paese messo in ginocchio dalla guerra ai narcos, ma il nuovo presidente – oltre allo spirito nazionalista e alla promessa di emancipazione degli strati più poveri della popolazione – ha fatto del pragmatismo una cifra della sua campagna elettorale, insistendo sull’importanza di rilanciare lo sviluppo economico del Messico.
Per raggiungere questo obiettivo – ha ribadito in più occasioni il nuovo presidente – il nuovo governo aumenterà, tra l’altro, gli investimenti nelle infrastrutture, tanto per modernizzare il settore quanto per creare posti di lavoro. Un impegno di cui il paese ha assoluto bisogno come dimostrano le statistiche del Global Infrastructure Hub del G20, secondo le quali il gap infrastrutturale messicano ha raggiunto i 544 miliardi di dollari americani.
Il programma del Presidente
Andrés Manuel Lòpez Obrador, classe ’53, ex-sindaco di Città del Messico e conosciuto da tutti con il soprannome di Amlo, si gioca parte della sua scommessa politica sulle infrastrutture. Il suo programma elettorale prevede infatti di raddoppiare la spesa pubblica sulle grandi opere, definite il traino principale per la crescita economica del paese. Nello specifico, Obrador ha annunciato che una cifra pari al 4,1% del Pil sarà divisa tra infrastrutture e programmi sociali, proprio al fine di sostenere lo sviluppo economico. Nello specifico dei progetti, l’idea del nuovo Presidente è quella di abbandonare le opere faraoniche, per ripartire le risorse su un numero più elevato di infrastrutture, soprattutto di trasporto.
Così il NAICM, l’ambiziosissimo Nuevo Aeropuerto International de México, che avrebbe dovuto movimentare 140 milioni di passeggeri all’anno per un investimento di circa 13 miliardi di dollari, potrebbe essere messo da parte. E proprio una delle prime azioni del nuovo presidente è stata avviare un audit sui lavori del nuovo aeroporto che dovrebbe sorgere a Città del Messico. In un’intervista rilasciata al giornale locale “Milenio”, il candidato alla poltrona di ministro delle Infrastrutture, Javier Jiménez Espriù, ha spiegato che l’audit sul progetto riguarda tanto le caratteristiche tecniche quanto i costi.
«Se l’audit dimostrerà che il progetto è sostenibile – ha spiegato – lo accetteremo. Ma siamo convinti che ci siano altre opzioni migliori per rispondere ai bisogni del paese, che sono meno costose e più veloci da realizzare».
La più probabile, annunciata in campagna elettorale dallo stesso Obrador, è modernizzare due scali già esistenti (l’aeroporto militare di Santa Lucia e il Benito Juarez International Airport), un’operazione meno costosa, ma soprattutto che può essere completata nel giro di tre anni.
La lotta alla corruzione nel settore
Indipendentemente dai progetti che il nuovo governo sceglierà di far partire, un tema centrale per lo sviluppo del settore è la lotta alla corruzione. Partecipando al Congresso nazionale sulle costruzioni, che si è tenuto quest’anno nello stato di Jalisco, Obrador ha ribadito l’intenzione di rendere più trasparenti i processi di assegnazione delle gare, nel tentativo di combattere la corruzione diffusa anche in questo settore. Sul tema è intervenuto anche l’OCSE. In un report delle scorse settimane, Jacobo Garcìa, Senior Specialist on Integrity and Procurement dell’OCSE, ha dichiarato: «C’è bisogno di prevedere nuovi incentivi affinché il settore sia più trasparente. E le aziende che rispettano questi requisiti dovrebbero essere premiate per questo. È necessario lavorare affinché venga creata una cultura dell’integrità anche nel settore delle costruzioni».
Una posizione ribadita recentemente anche dalla società di consulenza KPMG.
«Oltre a rinforzare le partnership pubblico-privato – ha dichiarato Alejandro Ruiz, Head of Construction di KPMG Mexico – e a renderle più attrattive e trasparenti, è necessaria una riforma fiscale che convinca i fondi internazionali a investire in Messico».
Secondo le analisi di KPMG nel 2017 il settore delle costruzioni in Messico ha fatto segnare un calo del fatturato dell’1,1% rispetto al 2016. Tuttavia, se i progetti avviati lo scorso anno saranno portati a termine in questi mesi, nel 2018 – prevede la società di consulenza – il fatturato potrebbe crescere tra l’1 e il 3%.
Infrastrutture: una crescita con luci e ombre
Quello tra il Messico e la spesa pubblica per le sue infrastrutture è un rapporto segnato da molte luci e ombre. I dati positivi sono stati riportati nelle scorse settimane dalla rivista “Forbes Mexico”, secondo la quale l’amministrazione uscente ha completato l’85% del piano infrastrutturale lanciato nell’ultima legislatura, con il rifacimento di 80 strade e 50 autostrade. Buoni risultati sono stati ottenuti anche sul fronte del trasporto marittimo, dove la capacità di gestione delle merci dei porti messicani è aumentata in modo consistente dal 2012. Tuttavia, a parte queste eccezioni, il problema principale è quello della dotazione finanziaria, ancora molto bassa. Tra il gennaio e il novembre del 2017 gli investimenti pubblici sulle infrastrutture sono diminuiti del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e il settore che più ha sofferto è stato quello delle infrastrutture idriche, in particolare per la gestione dell’acqua potabile e dei liquami, dove gli investimenti – sempre nello stesso periodo – sono calati addirittura del 51%.
La carenza di dotazione finanziaria è oggi il problema centrale per il settore e rende praticamente impossibile il sogno di colmare un gap infrastrutturale da 544 miliardi di dollari. Una cifra enorme per un stato come il Messico, che oggi si affida al suo nuovo presidente nella speranza che possa fare il miracolo.