La Londra dei primi anni Ottanta, quella della recessione e degli ultimi rigurgiti del fenomeno punk, sembra solo un lontano ricordo. Dopo il boom della Cool Britannia di Tony Blair degli anni Novanta, la capitale inglese è tornata a crescere in modo significativo dal 2012, grazie anche ai Giochi Olimpici che hanno portato in città investimenti per 11 miliardi di sterline.
La Londra di oggi è una delle capitali più vitali del pianeta con una popolazione di 8,6 milioni di abitanti, destinati secondo le stime della società di consulenza Arup a diventare 10 milioni entro il 2031, una rivalutazione urbana impressionante, un’attenzione speciale alle infrastrutture, e un grande piano di sviluppo che la spinge dritta verso il futuro.
Era il luglio del 2014 quando l’ex-sindaco Boris Johnson ha presentato il “London Infrastructure Plan 2050”, una serie di interventi per una Londra smart city che – secondo le stime – potrebbero mettere insieme investimenti per 1.324 miliardi di sterline (1.821 miliardi di euro). Questi interventi sono stati sottoscritti anche dal successore di Johnson, il sindaco Sadiq Khan che nell’ottobre del 2016 ha lanciato “A City for All Londoners”, un vademecum che indicava tra le priorità degli investimenti i trasporti e le energie pulite.
A conferma della capacità di attrazione di investimenti della città, l’IBM Global Business Services aveva stilato il “City Competitiveness Rankings” (un indice capace di calcolare il grado di competitività delle città), mettendo Londra al primo posto nel mondo, davanti a New York e Singapore.
Ma una delle principali novità del “London Infrastructure Plan 2050” è stata la partecipazione della cittadinanza. Le autorità hanno infatti lanciato un’indagine su 30.000 cittadini, organizzando una serie di incontri che hanno coinvolto circa 2 milioni di persone. Al termine di queste consultazioni, il “London Infrastructure Plan 2050” è stato definitivamente approvato. Ed è stata la Greater London Authority a spiegare, all’interno di un rapporto, come saranno ripartite le risorse: il 42% (547 miliardi di sterline) al settore edilizio; il 35% per nuovi sistemi di mobilità urbana; l’11% per migliorare il sistema energetico e perseguire l’obiettivo di ridurre entro il 2050 dell’80% le emissioni di carbonio in atmosfera. Il resto sarà diviso tra interventi su edifici scolastici, miglioramento dell’efficienza idrica, ampliamento delle aree verdi, più efficiente gestione dei rifiuti.
In termini operativi, il “London Infrastructure Plan 2050” prevede, tra le altre cose, la costruzione di 1,5 milioni di nuove case, e un aumento del 50% della capacità della rete di trasporto pubblico. Obiettivo, quest’ultimo, raggiungibile grazie alla costruzione di Crossrail, il mega progetto già descritto da “We Build Value”, che prevede la realizzazione di una linea metropolitana che taglierà in due l’intera città con numerose nuove stazioni. Non è un caso, infatti, se la società di consulenza Mercer ha stilato quest’anno una classifica delle metropoli con le migliori infrastrutture al mondo riconoscendo a Londra il sesto posto, ottenuto proprio grazie alla sua fitta rete metropolitana.
Ma lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto è solo una delle leve della città che sta nascendo. Così come Parigi, anche il progetto visionario londinese non punta solo sulla riqualificazione del centro cittadino, ma sullo sviluppo delle aree limitrofe, nell’idea di dar vita ad una nuova Londra. Il piano del comune ha infatti individuato una serie di aree dove potranno trovare alloggio un milione di persone in più rispetto ad oggi e dove potranno essere creati 575.000 posti di lavoro.
Oggi la nuova immagine di Londra è quella dell’East End, l’area nata sugli insediamenti lungo il Tamigi, conosciuta da molti per le scorribande assassine di Jack lo Squartatore e rimasta per decenni abbandonata, malfamata. Oggi quell’area è una delle zone più cool della nuova Londra, rilanciata con ambiziosi progetti infrastrutturali sostenuti in occasione delle Olimpiadi del 2012, che hanno collegato meglio il territorio con le linee metropolitane e avviato progetti di riqualificazione urbana.
Una rigenerazione che ha avuto il suo centro più importante a Stratford, il quartiere che negli ultimi cinque anni è stato oggetto di uno dei piani di sviluppo più ambiziosi nella storia di Londra. Cinquemila nuove unità abitative, collegamenti metropolitani tra cui un Eurostar che porta dal quartiere fino a Parigi, accoglienze alberghiere, nuovi centri ricreativi e culturali.
Il caso di Stratford, come di tutto l’East End, dimostra la continua tensione al cambiamento, così come la convinzione – cullata tanto dalle autorità cittadine quanto dal governo inglese – che nulla (Brexit compresa) riuscirà a frenare l’inarrestabile corsa di Londra.