Per capire cos’è il Terzo Valico dei Giovi è necessario ripercorrerne idealmente il tragitto, da Genova fino a Novi Ligure, una fettuccia strategica per l’Italia perché collega la Liguria con il Piemonte e da lì con la Lombardia.
La direttrice Genova, Torino, Milano diventa così un’autostrada del ferro lungo la quale transiteranno merci e persone a 250 chilometri orari, favorendo in questo modo non solo gli scambi nelle regioni del Nord, ma anche i collegamenti tra queste e l’Europa.
Per farlo il progetto del Terzo Valico prevede la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe costare a Rete Ferroviaria Italiana poco più di 6 miliardi di euro e che correrà per 53 chilometri (37 dei quali percorsi in galleria).
Un’opera strategica anche perché, una volta a regime, assicurerà il collegamento tra Genova e Milano in 50 minuti (rispetto a 1h e 39 minuti attuali) e tra Genova e Venezia in sole 3 ore e 5 minuti.
Cos’è il Terzo Valico
Il Terzo Valico è stato inserito dall’Unione europea tra i progetti prioritari da realizzare per il completamento della TEN-T, la rete ferroviaria ad alta velocità che collegherà alcune rotte strategiche all’interno dei paesi dell’Unione. E proprio nel corridoio Reno-Alpi, quello che dovrebbe unire Rotterdam con Genova, quindi dal Mare del Nord al Mar Mediterraneo, rientra il Terzo Valico dei Giovi.
Nello specifico, oltre alla costruzione del tracciato principale ad alta velocità, il progetto prevede la costruzione di 4 interconnessioni, lunghe 14 chilometri e previste a Voltri, Genova Parco Campasso, Novi Ligure e Tortona, che permetteranno di collegare la nuova linea con quelle già esistenti. A realizzarlo, il consorzio Cociv, guidato da Salini Impregilo, impegnato nel portare a termine una infrastruttura che si innesta sulle linee che passano per Torino e Milano e di fatto rappresenterà un collegamento strategico tra il sistema portuale ligure, i porti dell’Alto Tirreno, il Nord del Paese e il Centro e Nord Europa (Rotterdam, Anversa).
L’impatto dell’opera
Da quando fu concepita, 27 anni fa, la finalità dell’opera non è mai cambiata. L’obiettivo è quello di creare un collegamento ferroviario ad alta velocità e alta capacità tra il sistema portuale genovese e quella vasta area del paese che comprende le regioni Piemonte, Lombardia e Veneto al cui interno viene movimentato il 50% delle merci nazionali, responsabili del 45% del Pil del paese. Un grande potenziale economico accresciuto qualora anche il motore logistico del porto di Genova fosse sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Lo scalo marittimo genovese ha una superficie operativa di 7 milioni di metri quadrati, 27mila metri di banchine, 4,2 milioni di passeggeri che transitano ogni anno e 1,7 milioni di crocieristi, oltre a una movimentazione di container pari a 2,6 milioni di teu e 69 milioni di tonnellate di merci. Numeri che confermano l’importanza logistica dello scalo che potrebbe essere potenziata in modo decisivo se fosse attivato un collegamento ad alta velocità lungo il quale far transitare le merci.
E infatti la presenza di una linea ferroviaria in grado di collegare Genova con il Nord Europa permetterebbe al porto di intercettare i traffici di merci che arrivano dall’Estremo Oriente e che oggi prediligono i Mari del Nord invece del Mar Tirreno, nonostante per raggiungerli siano necessari cinque giorni in più di navigazione. Assicurare al trasporto merci internazionale una rete ferroviaria efficiente che da Genova arriva in Europa, trasformerebbe il porto del capoluogo ligure in un nuovo hub continentale, riducendo peraltro il trasporto su gomma sull’Appennino che inquina quattro o cinque volte di più rispetto a quello su ferro.
Un’occasione per il lavoro
Come tutte le opere infrastrutturali complesse, il Terzo Valico dei Giovi rappresenta anche una grande opportunità lavorativa.
Secondo i numeri ufficiali pubblicati sul sito www.terzovalico.it attualmente il personale diretto Cociv sommato a quello indiretto dei subappaltatori raggiunge i 2.500 i lavoratori impegnati nei cantieri, un numero destinato a crescere fino a oltre 4.500 quando saranno aperti tutti i cantieri. Personale in gran parte altamente specializzato nelle attività di tunneling, se si considera che gran parte del tracciato si sviluppa in sotterraneo.
Il peso dell’opera in termini di occupazione è quindi consistente, così come consistente è l’impatto che questa avrà sulla rinascita di Genova. Il crollo del ponte Morandi, oltre alla tragedia che è costata la vita a 43 persone e il trasferimento di oltre 600 cittadini, porta con sé anche un consistente danno economico per la città, che solo sull’impianto portuale è stato calcolato dalle autorità in 2,2 miliardi di euro.
Recuperare questo danno è la grande sfida dei prossimi anni. Una sfida che può essere vinta con il sostegno di un’infrastruttura moderna, capace di accorciare le distanze tra il Nord dell’Italia e il resto dell’Europa.