Melbourne, New York e Adelaide: tre città pioniere nella sperimentazione di soluzioni innovative dove l’uso delle tecnologie più avanzate viene modulato per rispondere in modo flessibile alle richieste dei cittadini.
Un’esigenza mondiale se è vero che da qui al 2050 2,5 miliardi di persone si trasferiranno nelle più grandi megalopoli aumentando ulteriormente la già alta percentuale di persone che vivono nei centri urbani. La popolazione aumenta, cambiano i lavori, muta la domanda di trasporto, quella abitativa, la richiesta di scuole, parcheggi, e in generale vengono profondamente rivoluzionate le esigenze dei cittadini e delle imprese.
Come indicato anche da Carlo Ratti (direttore del Senseable City Lab al MIT di Boston), la sfida è adattare le infrastrutture a questi bisogni futuri, facendo in modo che edifici, strade, ferrovie, siano progettati per essere aggiornati con l’evoluzione delle tecnologiche e l’adozione di nuovi standard di tutela ambientale.
Questo approccio apre un nuovo stile nella costruzione delle città, delineato per la prima volta nello studio “Flexible cities, the future of Australian infrastructure”, realizzato dall’Economist Intelligence Unit e commissionato da Salini Impregilo, secondo il quale le nuove infrastrutture ma anche l’ammodernamento di quelle esistenti devono essere realizzati in nome della flessibilità.
Una flessibilità che prende varie forme, dalle tecniche scelte per costruire un singolo edificio fino alla progettazione di un intero quartiere. È questa la sfida urbanistica dei prossimi anni, che New York City, Adelaide e Melbourne hanno accettato lanciando tre progetti innovativi, ispirati alla flessibilità e al cambiamento.
Aquarevo, gestire l’acqua in modo intelligente
Aquarevo è una piccola comunità sorta poco fuori Melbourne, nella periferia di Lyndhurst. L’iniziativa è stata lanciata dalla società di real estate Villahood Properties insieme all’utility idrica South East Water con l’obiettivo di costruire 400 abitazioni con un sistema di gestione idrica che possa permettere di ridurre il consumo di acqua del 70%.
Una piccola oasi lontano dalla grande metropoli, che nasconde nella sua stessa struttura una componente elevatissima di innovazione. Aquarevo è infatti uno dei primi esempi di città flessibile in tema di gestione idrica. L’agglomerato urbano è stato realizzato con un moderno sistema di gestione delle acque, che vengono trattate, riciclate, potabilizzate, riducendo al minimo gli sprechi.
L’impianto cambia inoltre modalità di funzionamento in base alle precipitazioni atmosferiche e alla quantità di acqua piovana che viene raccolta all’interno dei tank di cui ogni abitazione è dotata. Ogni tank si riprogramma automaticamente in base alle previsioni atmosferiche. Così, in caso di temporali imminenti, si svuota in modo da poter raccogliere la quantità maggiore di acqua e ridurre al massimo il rischio di inondazioni.
La flessibilità nella gestione delle acque, garantita solo attraverso tecnologie all’avanguardia, ha trasformato questa piccola comunità nel progetto urbanistico più efficiente dell’Australia in termini di gestione idrica. Una perla di ingegneria e progettazione che in molti stanno studiando al fine di replicarla anche nelle grandi città del Paese.
The Shed, la nuova icona culturale di NYC
Il contributo di New York City all’evoluzione del concetto di città flessibile passa per una grande opera ideata per diventare uno dei principali centri culturali della città. Il suo nome è “The Shed”, è adiacente alla High Line (la vecchia linea ferroviaria sopraelevata trasformata in una passeggiata nel cuore della città), nel quartiere di Hudson Yard, e sarà inaugurato nell’aprile del 2019.
La sua costruzione è iniziata nel 2015 sulla base di un progetto ambizioso: permettere agli spazi interni della grande costruzione di cambiare in funzione delle esigenze; non più fissi, ma flessibili.
La filosofia che l’ha ispirato è stata espressa alla perfezione dal presidente del Centro, Daniel Doctoroff, che alla stampa ha dichiarato: «La nostra idea è che nessuno è intelligente abbastanza per predire il futuro. Così è impossibile pianificare oggi quello che accadrà domani. Quello che puoi fare è creare un’infrastruttura, che può essere fisica, digitale, ma soprattutto che permetta alle persone di esibire le loro idee e le loro innovazioni anche quando i gusti, le tecnologie o i trend inizieranno a cambiare».
Per rispondere a questa esigenza “The Shed”, nato per ospitare mostre e concerti avrà una struttura modulabile. Il più grande spazio interno potrà trasformarsi in base alle esigenze, divenendo una volta teatro, una volta concert hall, un’altra volta ancora sala per esposizioni. E come questo anche le sale più piccole possono cambiare forma e misura in funzione della domanda di pubblico e delle caratteristiche delle performance. Anche il tetto dell’impianto (che occuperà 19.000 metri quadrati su otto livelli) potrà allungarsi arrivando a coprire la piazza antistante e creando così un teatro all’aperto con 1.250 posti. Un’altra caratteristica unica che, in una città già ricchissima di poli di attrazione, promette di trasformare la nuova infrastruttura in una icona culturale.
Tonsley Innovation District: la flessibilità al servizio dell’innovazione
È il primo innovation district australiano. Un punto di riferimento per il paese intero perché al suo interno hanno trovato casa e occasione di sviluppo le start-up più creative e sono stati lanciati alcuni dei progetti più innovativi degli ultimi mesi. Il Tonsley Innovation District di Adelaide è nato con uno scopo ben preciso: far incontrare start-up con grandi imprese globali, ricercatori con investitori, al fine di creare un ambiente collaborativo e dinamico. Il governo dello Stato del South Australia ha investito nel Centro 253 milioni di dollari australiani (183 milioni di dollari Usa) con l’idea di trasformarlo in un’eccellenza mondiale per alcuni settori strategici come la salute, le energie rinnovabili e pulite, i software e i simulatori.
Un risultato reso possibile grazie alla struttura stessa del Centro, una vecchia fabbrica automobilistica della Mitsubishi Motors trasformata in uno spazio per l’innovazione con ambienti e uffici modulabili e un tetto interamente ricoperto con pannelli solari. Anche in questo caso, la parola d’ordine che regola il suo funzionamento è la flessibilità. All’interno del Tonsley Innovation District non esiste niente di fisso e la sua costruzione continua ad andare avanti per step successivi che proseguiranno fino al 2027, quando il Centro sarà completato con 110mila metri quadrati di spazi commerciali e 130mila metri quadrati di aree destinate ad attività manifatturiere dall’alto valore tecnologico.
Un’evoluzione modulare che mantiene un’attenzione massima alla tutela dell’ambiente, al punto che il Green Building Council of Australia ha premiato il Tonsley con le 6 Star Green Star, riconoscendogli una leadership mondiale in tema di sostenibilità.
Anche per questo grandi aziende come la Siemens, università ed eccellenze mondiali come la RDM (la compagnia leader nella produzione di auto senza pilota), hanno aperto la loro sede all’interno del Tonsley Innovation Discrict.