Da un lato le incertezze della Brexit, dall’altro la voglia di rimanere una delle capitali mondiali della finanza, della cultura e del turismo. Questo è il presente di Londra, decisa a difendere il proprio ruolo internazionale anche attraverso la trasformazione del suo skyline e la costruzione di edifici iconici, progettati per diventare presto simboli di sviluppo e modernità.
È di pochi giorni fa la notizia che la City of London Corporation ha approvato la proposta di costruzione di un nuovo grattacielo che sarà il più alto dell’Europa Occidentale dopo The Shard, l’altro gigante londinese che si trova a due passi dal Tamigi.
Il nuovo grattacielo, progettato dallo studio britannico Foster + Partners e ribattezzato “Il Tulipano” per via della struttura a forma di bulbo che sorgerà in cima all’edificio, sarà alto 305 metri con una piattaforma rotante che offrirà una spettacolare vista sulla città.
“Il Tulipano” è solo l’ultimo di una serie di grandi progetti che cambieranno gli equilibri urbanistici di Londra, puntando molto sulla modernità ma anche sulla cultura, sui servizi e sulla qualità della vita delle persone. E proprio la nascita di un nuovo polo culturale e artistico è l’obiettivo del Centre for Music in London, il centro culturale progettato per diventare la casa della London Symphony Orchestra.
Secondo i finanziatori (il Barbican Centre, la London Symphony Orchestra e la Guildhall School of Music & Drama), l’opera non rafforzerà solamente la posizione di Londra come capitale culturale del mondo, ma contribuirà a rilanciare il centro cittadino. I suoi sostenitori sperano che la nuova sede dell’Orchestra potrà rappresentare per la musica quello che per l’arte contemporanea è stata la Tate Modern, il bellissimo museo aperto due decadi fa riqualificando una vecchia stazione elettrica a due passi dalle rive del Tamigi, proprio nel cuore di Londra.
Un’opera pensata per i cittadini
L’opera è stata progettata dallo studio di architetti Diller Scofidio + Renfro, che dopo i successi newyorkesi della High Line Park e dello Shed, il centro polifunzionale per le arti e la cultura aperto recentemente a Manhattan, è adesso pronto per portare la sua visione di sviluppo urbano anche a Londra.
Il cuore del progetto è rappresentato dalla grande sala da concerti capace di ospitare 2.000 persone. La sua caratteristica è quella di avere il palco in mezzo al pubblico, con gli spalti che girano intorno, e offrire così agli spettatori una visione completa e intima delle performance.
Oltre alle esibizioni tradizionali, alla musica alternativa sarà riservata una piccola ma spettacolare sala sulla cima della piramide, con una vista unica sulla Saint Paul Cathedral e sullo skyline della città.
L’idea è quella di favorire l’inclusione in tutte le sue forme, ribadendo il principio che l’opera non è stata concepita solo per un’élite culturale.
Per spiegare questa filosofia, Nicholas Kenyon, direttore generale del Barbican Centre, ha sottolineato in un video promozionale il desiderio che il Centre diventi un attrattore di visitatori e curiosi, riuniti nel nome della musica. «La struttura – ha spiegato – servirà proprio per attirare le persone, diventando un luogo per gente di ogni età ed estrazione sociale, riunite per condividere la bellezza della musica».
Intervenendo nello stesso video, l’architetto Diller ha sottolineato che il design è stato pensato per creare un senso di inclusione. «L’idea è stata quella di dar vita a un edificio che fosse aperto a tutti, e non solo a quelli che hanno acquistato il biglietto di un concerto».
È questo il senso di una grande opera, un altro potente attrattore culturale che, secondo la stampa inglese, arriverà a costare 288 milioni di sterline, riportando l’arte e la musica al centro di Londra.
Opere per il rinnovamento urbano
Oltre al caso più recente del Centre for Music in London, gli esempi di rilancio urbano accelerato dalla costruzione di grandi opere sono tantissimi. Questo è quello che è accaduto ad Atene con lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Centre, costruito al posto di un parcheggio per auto che era stato realizzato in occasione dei Giochi Olimpici del 2004, e divenuto la casa della Libreria Nazionale greca e dell’Opera, oltre che un’oasi di verde per un quartiere densamente popolato come Kallithea.
E proprio al rinnovamento urbano puntando su opere che avessero una forte impronta culturale, ha dato il suo contributo negli ultimi anni Diller Scofidio + Renfro. Nel West Side di New York City lo studio ha progettato, in collaborazione con James Corner Field Operations e Piet Oudolf, l’High Line Park, il giardino cittadino realizzato su una vecchia linea ferroviaria sopraelevata. Inaugurato nel 2009, il parco è divenuto una delle principali mete turistiche della Grande Mela. Nello stesso quartiere, conosciuto con il nome di Hudson Yard, lo studio ha partecipato – insieme al Rockwell Group – alla progettazione di The Shed, il centro artistico e polifunzionale destinato a diventare un polo di attrazione per il mondo della cultura internazionale.
Forte di queste esperienze, lo studio di architetti ha svelato nel gennaio scorso il progetto del Centre for Music in London, che avrà una forma curva che ricorda quella di una piramide.
La City of London Corporation ha dato il suo benestare alla costruzione del nuovo Centro dove adesso sorge il Museum of London, destinato ad essere trasferito nell’area di West Smithfield. Il luogo scelto per l’opera è un quadrilatero particolarmente trafficato che sarà trasformato in un’area pedonale facilmente collegata con la Tate Modern, il Millennium Bridge e la cattedrale di Saint Paul.
«La realizzazione del progetto è destinata a creare una porta di ingresso iconica all’emergente Miglio della Cultura della City – spiega il comunicato stampa che accompagna i rendering del progetto. – Condurrà infatti i visitatori all’interno di un’area destinata a subire una profonda trasformazione nelle prossime decadi attraverso una nuova rete di trasporto pubblico, strade disegnate per i pedoni e spazi pubblici vivibili, tali da rendere l’area una delle principali destinazioni culturali del pianeta».