Infrastrutture per frenare i cambiamenti climatici o almeno per ridurne l’impatto negativo sulla vita delle persone. Meno inquinamento, una migliore qualità della vita nei centri urbani, e una più efficiente gestione della risorsa idrica: sono questi gli obiettivi delle infrastrutture resilienti o “climate-resilience”, quelle capaci di migliorare la mobilità delle megacity riducendo il traffico e l’inquinamento; quelle in grado di produrre energia pulita, come l’idroelettrico; e ancora quelle che permetteranno una efficiente gestione delle acque, reflue e potabili.
Il futuro è loro, almeno secondo lo studio “The New Climate Economy”, commissionato dalla “Global Commission on the Economy and Climate”, un’organizzazione creata dai governi di sette stati (Colombia, Etiopia, Indonesia, Norvegia, Corea del Sud, Svezia e Regno Unito) per studiare come condurre una transizione economica essenziale per frenare il riscaldamento globale e le conseguenze climatiche che ne derivano.
Da qui al 2030 a livello mondiale per le infrastrutture dovrebbero essere spesi 90 trilioni di dollari, una cifra superiore al valore attuale delle infrastrutture presenti nel mondo. Si tratta di uno sforzo enorme che dovrà essere concentrato proprio nei primi anni di questo decennio e che dovrà puntare principalmente sulle infrastrutture sostenibili.
Infrastrutture resilienti per lo sviluppo delle smart city
La pianificazione urbana sarà un elemento centrale per evitare che le megacity si trasformino in fonti di inquinamento e congestionamento, una pianificazione che dovrà essere improntata ai più innovativi modelli di mobilità sostenibile. Secondo il Rapporto “The New Climate Economy” investire nelle smart city attraverso sistemi di mobilità sostenibile garantirebbe entro il 2050 risparmi economici per la collettività pari a 17 trilioni di dollari. Il risultato, oltre al risparmio economico, sarà quello di avere una qualità della vita migliore, oltre a una considerevole riduzione dell’inquinamento.
Una gestione efficiente dell’acqua
La crisi idrica è profondamente legata ai cambiamenti climatici e oggi tocca miliardi di persone. Secondo l’Onu 2,1 miliardi di persone nel mondo non hanno acqua potabile in casa e 4,5 miliardi di persone vivono in condizioni igieniche inadeguate. Come effetto economico, la scarsità di acqua derivante dai cambiamenti climatici comporterà entro il 2050 un crollo pari al 6% del Pil di enormi regioni tra cui il Medio Oriente, il Sahel, l’Africa Centrale, l’Est asiatico.
Per questo diventano ancora più strategiche le infrastrutture resilienti e sostenibili, grandi opere improntate ad una gestione efficiente e moderna della risorsa idrica. Impianti di gestione delle acque reflue, acquedotti, centrali per il trattamento e la potabilizzazione delle acque marine: tutte infrastrutture in grado di contenere gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici.
Energia pulita
Sviluppare infrastrutture che producono energia pulita sarà una delle chiavi per evitare che nei prossimi anni l’inquinamento atmosferico spinga ancora più in alto le temperature medie del globo.
La migrazione dall’economia del carbone a un sistema produttivo sostenibile, improntato sulle energie pulite, sarà essenziale per ridurre l’inquinamento, ma anche per creare nuovi posti di lavoro. Secondo “The New Climate Economy” la migrazione all’energia pulita darebbe vita entro il 2030 a 65 milioni di posti di lavoro nel mondo. Investire nella costruzione di impianti idroelettrici, che sfruttano la forza e la capacità di una risorsa naturale come l’acqua, ma anche nelle energie “green” più tradizionali come il solare e l’eolico, rappresenta la strada maestra per frenare i cambiamenti climatici.
L’impegno delle istituzioni finanziarie internazionali
La riconversione delle grandi opere in chiave sostenibile è un’esigenza profondamente sentita anche dalle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare dalle banche che sostengono le economie dei paesi in via di sviluppo. La Inter-American Development Bank Group (IDBG) ha calcolato che una transizione verso un’economia sostenuta da infrastrutture innovative può assicurare su scala mondiale guadagni pari a 26 trilioni di dollari nei prossimi 12 anni.
Al Global Infrastructure Forum che si è tenuto a Bali nel 2018, la IDBG insieme ad altre banche di sviluppo hanno confermato l’intenzione di investire in infrastrutture resilienti, sostenibili e tecnologiche. E proprio nel 2018 le banche di sviluppo internazionali hanno creato la Infrastructure Cooperation Platform, con l’intento di dar vita a un coordinamento degli sforzi finanziari profusi da queste istituzioni affinché vengano indirizzati proprio sulle infrastrutture sostenibili.
«Le politiche e le decisioni che vengono prese oggi sugli investimenti infrastrutturali – si legge in un’analisi del World Economic Forum – potranno evitare che nei prossimi dieci anni la temperatura media globale aumenti di un 1,5°C. Un’esigenza particolarmente sentita in regioni come l’America Latina e i Caraibi dove la spesa per le infrastrutture è stata ampiamente superata dalla domanda dei cittadini di energia, trasporti pubblici più efficienti, sistemi fognari funzionanti».
Un problema che è anche un’opportunità per le imprese e i governi dei paesi sviluppati chiamati a sostenere e realizzare progetti innovativi in tutto il mondo.