L’orizzonte è quello del 2030, quando la Turchia potrebbe entrare nella lista dei paesi che soffrono di carenza idrica. Poca acqua a disposizione per la sua popolazione in crescita, e poca acqua per sostenere lo sviluppo agricolo e industriale. Oggi il 73% dell’acqua trattata viene infatti gestito per scopi agricoli, una percentuale troppo alta rispetto alle esigenze crescenti dei cittadini e delle imprese.
Come molti altri paesi in via di sviluppo, la Turchia sta affrontando una importante sfida idrica: garantire l’acqua sufficiente per rispondere ai bisogni di una popolazione che cresce. Con i suoi 15 milioni di abitanti, Istanbul è uno dei più grandi agglomerati urbani del mondo, e la questione idrica rappresenta sempre più un tema centrale per lo sviluppo e il futuro del paese.
A confermarlo è anche un’analisi dal titolo “L’utilizzo delle acque reflue in Turchia: dal presente al futuro”, pubblicata su “Water Supply”, una rivista dell’IWA realizzata in partnership con la International Water Association.
«La Turchia – si legge nell’articolo – sta oggi soffrendo per la carenza di acqua. Questo perché la domanda è in continuo aumento e si lega al boom demografico e al rapido processo di industrializzazione. Anche la domanda di acqua per fini agricoli e per usi industriali è destinata ad aumentare in modo significativo nei prossimi anni».
A questi bisogni si aggiunge la richiesta di acqua potabile, che dai 7 miliardi di metri cubi del 2012 dovrebbe raggiungere i 18 miliardi nel 2023. «Come conseguenza di questo aumento della domanda, della siccità e dell’inquinamento – spiega l’articolo – la quantità di acqua attualmente disponibile in Turchia non corrisponde ai bisogni della popolazione».
Una delle risposte a questa crisi è negli impianti idrici, strategici non solo per il trattamento della risorsa idrica ma anche per il suo riuso.
Proprio a questo scopo, il più grande impianto di trattamento idrico della provincia di Istanbul, che sorge non troppo lontano dall’Atatürk International Airport, ha adottato la tecnologia più innovativa per riciclare le acque reflue.
Invece che gettare in mare tutta la riserva idrica che viene trattata, l’Ataköy Advanced Biological Waste Water Treatment Plan ha avviato più complessi e innovativi processi di trattamento delle acque in modo che possano essere riutilizzate per altri scopi, come la pulizia delle strade o l’irrigazione.
Per farlo è stata utilizzata la tecnologia chiamata Membrane Bio-Reactor (MBR), che assicura un grado più elevato di filtraggio dei liquidi, restituendo una qualità dell’acqua di gran lunga migliore rispetto alle tecniche tradizionali.
Riutilizzo delle acque reflue: una strategia per il futuro
Il ministero dello Sviluppo e dell’Urbanistica sta studiando una serie di progetti per il riutilizzo dell’acqua per scopi agricoli e industriali, e su questi temi ha individuato dei risultati da raggiungere.
L’obiettivo è quello di fare in modo che, entro il 2023, il 5% dell’acqua trattata sia riutilizzabile per altri scopi, come ad esempio nel settore agricolo, industriale, e per le esigenze urbane. «Per fare questo – spiega “Water Supply” – è necessario incoraggiare anche i privati ad utilizzare la risorsa in modo efficiente e ridurre la pressione sulla scarsità di acqua proprio attraverso il modello del riuso».
Riciclo delle acque reflue: l’innovazione dell’impianto di Atakoy
L’istallazione della tecnologia MBR presso l’impianto gestito dalla Istanbul Su ve Kanalizasyon Idaresi, l’utility idrica cittadina, è solo una parte degli interventi realizzati nel corso di due anni di lavori condotti dalla Fisia Italimpianti (controllata da Salini Impregilo e leader mondiale nella realizzazione di progetti di trattamento delle acque, inclusa la desalinizzazione) con il partner locale Alkataş Inşaat ve Taahhüt.
Avviati nel 2016, i lavori hanno portato alla modernizzazione dell’impianto, aggiungendo una nuova ala destinata al trattamento e dotata della tecnologia MBR.
Nonostante la modernizzazione della parte già esistente dell’impianto debba ancora essere completata, la nuova ala destinata al trattamento biologico delle acque è attiva dalla fine dello scorso anno, e in grado di riciclare 240mila metri cubi di acqua al giorno per usi residenziali e industriali. Il trattamento realizzato solo con la tecnologia MBR permette invece il riciclo di 20mila metri cubi al giorno, destinati a diventare 30mila in futuro.
Si tratta ancora di un volume residuale – ma comunque importante – rispetto alla capacità complessiva che arriverà ad avere l’impianto quando saranno portati a termine gli interventi in corso. Parliamo in totale di 600mila metri cubi di acqua trattata in un giorno, l’equivalente di quanto producono gli scarichi urbani di 3 milioni di abitanti.
Il suo ruolo è quello di gestire le acque reflue di sobborghi cittadini come Bakırköy, Bahçelievler, Bağcılar, Başakşehir, Küçükçekmece and Sultangazi, oltre alla sponda europea di Istanbul.
Per dare un’idea dell’importanza che avrà in futuro l’impianto di Istanbul, la sua capacità di trattamento sarà pari al 10% dei 5,8 milioni di metri cubi che ogni giorno vengono gestiti in tutti gli impianti attivi nel paese.
Un passo in avanti decisivo che tuttavia dovrà essere sostenuto in futuro affinché il riuso delle acque trattate si diffonda più di quanto non accada oggi. L’articolo cita infatti uno studio governativo condotto nel 2017 secondo il quale solo 15 dei 1.015 impianti di trattamento turchi sono in grado di riciclare l’acqua. E ancora che nello stesso anno l’acqua riutilizzata dopo il trattamento è stata pari a 30 milioni di metri cubi, appena l’1% del totale delle acque reflue urbane trattate.