L’annuncio di Donald Trump è arrivato il 4 febbraio scorso, quando il Presidente americano ha pronunciato il suo State of the Union Speech, il discorso sullo stato della Nazione. Un annuncio seguito pochi giorni dopo, il 10 febbraio, dalla pubblicazione di nuovi dettagli del nuovo piano per le infrastrutture. Un trilione di dollari, come Donald Trump aveva promesso già prima della sua elezione, da spendere per rimettere in sesto le infrastrutture decadenti della nazione.
Questa volta il Presidente ha compiuto un passo in avanti rispetto agli annunci del passato, inserendo l’ambizioso piano per le infrastrutture all’interno della richiesta del budget per l’anno fiscale 2021. Un segnale lanciato al Congresso affinché la partita sulle grandi opere venga finalmente affrontata per quello che è: una questione chiave per modernizzare il paese e sostenerne lo sviluppo economico.
I primi dettagli del piano per le infrastrutture di Trump
Se è ancora difficile capire dove saranno reperiti i fondi di cui parla il Presidente, maggiori dettagli sono stati resi pubblici attraverso un documento firmato dalla Casa Bianca. Il “fact sheet” individua due grandi direttrici su cui mirare gli investimenti. La prima, la più consistente, riguarda il programma di interventi per i trasporti di superficie, principalmente linee ferroviarie, strade, ponti. A questa voce il calcolo degli investimenti necessari arriva a 810 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. La seconda voce, pari a 190 miliardi, riguarda invece altri settori, come ad esempio quello idrico, all’interno del quale rientrano tanto gli impianti idroelettrici quanto gli impianti di gestione urbana. Nel piano c’è poi una parte residuale di interventi (6,5 miliardi di dollari) per alimentare il Public Lands Infrastructure Fund, il fondo incaricato di assicurare la gestione dei parchi nazionali statunitensi.
L’appello politico del Presidente per il suo piano di investimenti
La partita sulle infrastrutture si giocherà adesso sul piano politico, perché il progetto di investimento dovrà essere approvato dal Congresso. Per questo, nel discorso sullo Stato della Nazione, il Presidente ha chiesto apertamente un sostegno bipartisan, considerata l’unica strada per portare a termine il progetto.
«Entrambi i partiti – ha detto Trump – dovrebbero essere in grado di unirsi per sostenere un grande piano di ricostruzione delle malconce infrastrutture americane. So che il Congresso è desideroso di approvare un piano infrastrutturale, e io sono desideroso di lavorare insieme a voi per lanciare gli investimenti necessari, compresi quelli che ci aiuteranno a dar vita anche in questo settore alle industrie del futuro. Questa non è una possibilità, ma una necessità».
Una proposta che è stata accolta con favore dalla National Utility Contractors Association, l’associazione che riunisce molte imprese del settore. Interpellato dalla stampa statunitense, il presidente Dan Buckley ha dichiarato: «Il Presidente Trump riconosce che perfino in un anno elettorale, modernizzare le nostre infrastrutture ormai obsolete è un obiettivo comunque a entrambi i partiti».
Se un trilione non basta
L’annuncio del Presidente Trump è stato colto con favore dal settore delle costruzioni negli Usa, ma la dotazione prevista dal piano (sempre se sarà approvato dal Congresso) non sembra ormai sufficiente per rimettere in sesto le infrastrutture americane.
Ne è convinta la American Society of Civil Engineers secondo la quale da qui al 2025 dovrebbero in realtà essere spesi 4,5 trilioni di dollari, da destinare principalmente a strade, ponti, dighe, aeroporti, scuole e altro.
La lista delle emergenze mette in primo piano gli aeroporti. Negli Usa due milioni di persone al giorno transitano per gli scali aeroportuali, confermando come il tema del sovraffollamento di queste strutture sia ormai centrale. E infatti l’ASCE calcola che almeno 24 dei 30 aeroporti nazionali potrebbero raggiungere almeno una volta a settimana il picco annuale di transiti finora toccato solo nel giorno del Ringraziamento.
Un discorso ugualmente critico riguarda i ponti: dei 614.387 ponti presenti negli Stati Uniti, oltre 200mila hanno superato i 50 anni di età, e necessitano di interventi di ammodernamento. Solo per rimettere in sesto i ponti, calcola l’ASCE, ci vorrebbero investimenti pari a 123 miliardi di dollari.
Interventi urgenti richiesti anche per gli impianti idrici, soprattutto quelli cittadini, messi sotto pressione dall’invecchiamento ma anche dalla crescita demografica delle metropoli americane.
E infatti – calcola l’ASCE – oltre un milione di condotte idriche nel paese è stato realizzato verso la metà del XIX secolo. L’allarme condiviso riguarda, quindi, l’invecchiamento delle infrastrutture. Un allarme al quale il nuovo piano di investimenti in infrastrutture di Trump può dare una prima e importante risposta.