L’emergenza Coronavirus – COVID-19 – sembra ormai coinvolgere il mondo intero e anche l’industria delle costruzioni sta prendendo le contromisure per gestire il contraccolpo naturale sul settore, ponendosi come priorità la tutela della salute dei lavoratori.
Dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, dall’Europa all’Asia, i grandi gruppi impegnati nella costruzione di grandi opere si stanno organizzando per adottare soluzioni efficaci che permettano a tecnici e operai di proseguire nel loro lavoro, laddove possibile, già pensando a come capitalizzare l’esperienza attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie.
E alcuni paesi, la Cina in testa, stanno già approntando nuove misure di investimento nelle infrastrutture come antidoto al contraccolpo economico della pandemia.
La Cina torna a investire sulle infrastrutture
La prima risposta forte all’emergenza Coronavirus in chiave economica arriva dalla Cina e guarda alle infrastrutture. Il paese, che spera di uscire presto dall’emergenza, ha infatti tracciato la strada da seguire nei prossimi mesi, annunciando un piano di investimenti sulle infrastrutture da 3,6 trilioni di dollari con l’obiettivo di far ripartire l’economia.
Risorse finanziarie che saranno destinate principalmente alla manutenzione e ricostruzione della sconfinata rete stradale del paese, e che avranno l’obiettivo di riattivare il lavoro, la produzione e la ricchezza. Già nel 2020 sarà finanziata oltre il 10% dell’intera dotazione prevista, pari a 360 miliardi di dollari, parte dei quali attraverso obbligazioni speciali che il governo intende emettere nei prossimi due mesi. Le risorse raccolte saranno investite prima di tutto nel rinnovamento delle 500 più grandi autostrade della Cina e in seconda battuta nella costruzione di nuovi collegamenti stradali per servire le regioni agricole del Sud e dell’Est del paese. Secondo un’analisi realizzata proprio nei giorni scorsi dagli analisti della HSBC Holdings Plc, l’aumento dell’1% degli investimenti infrastrutturali in Cina comporterà un aumento del Pil pari allo 0,1%. Questo significa che – se la spesa nelle infrastrutture aumenterà tra il 10 e il 12% – l’impatto sulla crescita del Pil potrebbe avvicinarsi al 5,7%, riducendo in modo significativo il contraccolpo dovuto all’emergenza sanitaria.
Un enorme sforzo economico che oggi il paese è pronto a sostenere dopo che molte sue regioni e città sono uscite dalla quarantena e stanno lentamente tornando alla normalità.
E mentre la Cina guarda già al futuro dopo l’emergenza, nel resto del mondo l’industria delle costruzioni sta prendendo le contromisure per gestire il contraccolpo naturale sul settore, ponendosi come priorità la tutela della salute dei lavoratori.
Coronavirus e settore delle costruzioni: le azioni dei grandi gruppi
Molti grandi gruppi sono oggi impegnati in tutto il mondo per assicurare la salute dei lavoratori all’interno dei cantieri.
Negli Stati Uniti d’America, e in particolare nelle aree di Seattle e la California – dove il coronavirus si sta diffondendo con maggiore velocità – le associazioni imprenditoriali del settore hanno confermato l’intenzione di avviare protocolli di sicurezza all’interno dei cantieri delle grandi opere, evitandone – fino a quando sarà possibile – la chiusura. Questa la linea indicata anche dalla Associated General Contractors dello stato di Washington, l’associazione che riunisce i gruppi operanti nello stato.
Anche la AGC della California – come riporta il sito statunitense “Construction Dive” – ha confermato l’impegno che le aziende del settore stanno profondendo per mettere in sicurezza i cantieri, che rimarranno aperti a meno che non ci sia un blocco imposto dalle autorità. «La sicurezza è la priorità per gli operai – ha dichiarato a “Construction Dive” Maria Coronado, rappresentante del Southwest Regional Council degli operai di Los Angeles – e al momento tutte le imprese di costruzioni hanno confermato di avere le dotazioni necessarie di mascherine. Se il loro numero non dovesse più essere sufficiente, allora ci impegneremo insieme con i nostri partner per trovare una soluzione e tutelare comunque la sicurezza dei lavoratori».
Gli impatti del coronavirus sul viaggio delle materie prime
Il diffondersi del virus e le inevitabili scelte degli stati per ridurre le possibilità di contagio potrebbero avere un impatto sul settore, a partire dalla velocità di spostamento e disponibilità delle materie prime, come sta già accadendo in Cina, uno dei più grandi fornitori al mondo di acciaio e cemento. Il contraccolpo si è fatto sentire in Nuova Zelanda e Julien Leys, l’amministratore delegato della Building Industry Federation (la federazione delle grandi imprese di costruzione), ha lanciato un appello al governo.
«Quello che cominciamo a vedere – ha dichiarato – è l’interruzione della catena di fornitura, con i camion e i treni che non possono attraversare i confini, e i container fermi perché i porti sono chiusi».
Il blocco, peraltro, è attivo in entrambe le direzioni. Secondo i dati del governo neozelandese, nel solo mese di febbraio le esportazioni verso la Cina hanno messo a segno un calo pari a 300 milioni di dollari.
Un impatto sul blocco delle esportazioni di materiali cinesi si è fatto sentire anche negli Stati Uniti. La società di consulenza e analisi Dodge Data & Analytics ha ribadito che l’industria americana delle costruzioni non sarà immune dagli effetti del virus, tuttavia la “cura del ferro” adottata dalla Cina, grazie alla quale il numero di contagi è stato quasi azzerato, ha permesso a molte fabbriche di riaprire in tempi record riavviando la produzione e le vendite all’estero.
Misure di sicurezza e coronavirus: la risposta delle istituzioni Usa
Il tema della sicurezza nei cantieri sta impegnando tutti gli stati nel mondo. Negli Stati Uniti, l’Occupational Safety and Health Administration (OSHA), l’ente governativo del ministero del Lavoro, ha elaborato una serie di linee guida da rispettare con grande rigore. Dall’utilizzo delle mascherine al mantenimento delle distanze di sicurezza fino alla sanificazione degli ambienti e al rispetto di regole precise nei viaggi di lavoro, l’OSHA ha dichiarato pubblicamente che «il rischio di trasmissione nel settore rimane molto basso».
La questione centrale, oggi, è bilanciare la tutela della salute con il bisogno di sviluppo e di lavoro. È questa la nuova sfida che gli stati e i grandi gruppi del settore delle costruzioni stanno affrontando in tutto il mondo, guardando oltre al COVID-19 per investire nel settore con funzione anticiclica, anche attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie utili per la modernizzazione del settore.