Anche l’Italia decide di puntare sulle grandi infrastrutture. Nella settimana in cui la Commissione europea ha rivisto le previsioni sul Pil del paese prevedendo per il 2020 un crollo dell’11,2%, il governo italiano ha annunciato lo sblocco di 130 cantieri considerati strategici per la ripartenza dell’economia e la modernizzazione della rete infrastrutturale.
Il programma, inserito all’interno del piano “Italia veloce” del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e presentato contestualmente al Piano Nazionale di Riforma e al Decreto Semplificazioni (nel quale sono contenute una serie di misure per snellire la burocrazia, modernizzare e rimettere in moto la macchina produttiva del paese), segue la linea già indicata da alcuni grandi paesi nel mondo, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Cina, di puntare sulle grandi opere come investimento in chiave anticiclica e cioè capace di far ripartire l’economia duramente colpita anche dalla crisi del Covid-19.
Il valore totale delle 130 opere sbloccate è 200 miliardi di euro, 47 delle quali (tra opere idriche, stradali, ferroviarie e di edilizia pubblica) saranno affidate al controllo di un commissario così da garantire tempi brevi tanto nell’apertura dei cantieri quanto nella realizzazione delle opere. Un modello che ha già dato prova di efficacia e sicurezza nella costruzione del nuovo Ponte di Genova.
Infrastrutture in Italia: il Modello Genova
A ispirare il governo italiano nella formulazione del piano di rilancio delle grandi opere è stato sicuramente il successo ottenuto nella costruzione del nuovo Ponte di Genova. L’opera, realizzata in tempi da record dal Gruppo Webuild insieme a Fincantieri, e da 330 piccole-medie imprese, è ormai vicina alla sua inaugurazione ed è divenuta un esempio di un nuovo modello di costruzione delle grandi infrastrutture, che passa per la presenza di un commissario (nel caso del ponte il Commissario Straordinario, nonché Sindaco di Genova, Marco Bucci) e per l’impegno di gruppi altamente specializzati nella costruzione di opere complesse. Con il Decreto Semplificazioni alcune caratteristiche del Modello Genova vengono riprese per molti cantieri italiani e per il momento oltre 40 delle 130 opere indicate dal Governo saranno affidate ad altrettanti commissari dotati di poteri speciali. Tra le grandi opere indicate come prioritarie per le quali è già stata prevista la figura commissariale risultano Mose (il sistema di protezione di Venezia dalle acque alte) e la linea ad alta capacità (con treni che viaggeranno a 200 km/h) tra Roma e la città di Pescara.
Rimangono invece al momento escluse dalla gestione commissariale alcune opere di rilievo primario, come ad esempio la Gronda di Genova, un collegamento strategico con il capoluogo ligure, e la linea alta velocità Torino-Lione. In tal senso, resta ferma la possibilità per il Presidente del Consiglio di individuare con proprio Decreto, entro il 30 giugno 2021, gli ulteriori interventi per la cui realizzazione o per il cui completamento si renda necessaria la nomina di uno o più Commissari Straordinari.
Tra le opere da rimettere in moto il governo italiano ha indicato anche la linea ad alta velocità-alta capacità ferroviaria Palermo-Catania-Messina, una tratta strategica per i collegamenti in Sicilia su cui sta lavorando il Gruppo Webuild e che è stata inserita nei corridoi TEN-T dell’Unione europea, e il completamento del Terzo Valico dei Giovi, la linea ad alta velocità che collegherà Genova con Milano e da lì con il resto d’Europa.
Alta velocità e autostrade, la ripartenza delle grandi infrastrutture in Italia
Le reti TEN-T sono solo una delle direttrici infrastrutturali indicate dal decreto del governo italiano. Oltre a questa, sono numerose le arterie stradali sulle quali è prevista una rapida ripartenza dei lavori.
La capitale, ad esempio, sarà collegata da una nuova autostrada con la città di Latina e quindi con l’area Sud del Lazio; la A24, autostrada che da Roma arriva in Abruzzo, sarà raddoppiata; verrà completata l’autostrada che collega il centro Italia con la Liguria, la strada statale Ionica (l’opera in parte realizzata dal Gruppo Webuild il cui primo cantiere è partito poche settimane fa), e i collegamenti con il Porto di Civitavecchia, il secondo porto in Europa per numero di transiti dopo quello di Barcellona.
Il rilancio di molte di queste opere sarà affidato a commissari scelti dal governo, che avranno il compito di accelerare le pratiche burocratiche e abbattere i tempi non solo per la partenza dei cantieri ma anche per il completamento stesso delle opere.
Infrastrutture in Italia, un ritardo da colmare
Far ripartire le grandi opere in Italia è un’esigenza non solo per l’economia, duramente colpita dalla crisi del Coronavirus, ma anche per colmare un gap che – almeno negli ultimi anni – è cresciuto, soprattutto nei confronti degli altri paesi europei.
Secondo il rapporto “Transport in the European Union”, pubblicato dalla Commissione europea, l’Italia occupa il 22° posto tra i paesi dell’Unione per efficienza della rete di trasporto ferroviario. Un divario che è stato fotografato anche dalla Banca Mondiale: l’istituto posiziona l’Italia al 21° posto al mondo per efficienza nel settore della logistica e al 12° tra i paesi dell’Unione.
E anche sulla rete TEN-T, l’alta velocità continentale, il paese mostra un ritardo evidente rispetto a molti altri partner, con appena il 41% dei programmi pianificati portati a termine, al di sotto della media europea.
Colmare questo ritardo diventa adesso fondamentale, in modo da sfruttare quello che è un settore altamente produttivo per il continente. Il settore dei trasporti (dati della Commissione europea) vale il 9% del Pil europeo e occupa il 9% della forza lavoro, pari a 10,5 milioni di persone, oltre a rappresentare un acceleratore delle esportazioni, tanto che il 17,2% dei servizi esportati dai paesi dell’Ue è proprio legato al settore dei trasporti.
Investire nelle infrastrutture di trasporto, ferroviarie e stradali, diventa così uno degli strumenti più efficaci per riavvicinare il paese all’Europa, modernizzare una rete in molti casi vecchia, e sostenere economia e lavoro.