Dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, dalla Campania alla Liguria, dalla Calabria alla Lombardia. La storia delle big 5 tra le nuove infrastrutture italiane è anche la storia delle 5mila imprese che stanno lavorando alla loro costruzione.
Una storia di eccellenza produttiva, ma anche di lavoro, che trasforma il coinvolgimento di queste aziende nei grandi progetti in un’occasione unica per creare occupazione sul territorio, anche in zone dove quello del lavoro assente è un tema all’ordine del giorno.
La Galleria di base del Brennero, che una volta completata sarà il percorso sotterraneo ferroviario più lungo d’Europa, l’alta velocità Napoli-Bari, la linea ad alta capacità Bicocca-Catenanuova, che raddoppierà la velocità dei treni nella tratta tra Catania e Palermo, il Terzo Valico dei Giovi, la linea del treno proiettile progettata per collegare Genova a Milano, e infine la M4, la nuova metropolitana del capoluogo lombardo, il cantiere che ha corso anche nelle settimane del lockdown scavando sotto la grande città un collegamento rapido e sostenibile tra l’aeroporto di Linate e il centro.
Sono queste le cinque grandi opere – la cui realizzazione è stata affidata al Gruppo Webuild – dove è stata attivata una capillare catena di fornitura.
In tutto 5mila imprese (4.921 per la precisione) per un valore complessivo di contratti pari a 4,4 miliardi di euro. Numeri che restituiscono una fotografia nitida del complesso mondo che si muove all’interno di un cantiere.
La filiera dei fornitori: il motore di opere sostenibili
La filiera di alcune delle grandi infrastrutture attualmente in costruzione ha un’anima tutta italiana. Il 98% delle imprese coinvolte (4.847 rispetto al totale) è infatti costituito da imprese italiane, che offrono l’immagine di un settore produttivo che – a dispetto delle lungaggini burocratiche, del blocco dei cantieri, delle lentezze di molte stazioni appaltanti – è in grado di rispondere in tempo reale ad ogni emergenza offrendo servizi di alta qualità, tecnologie innovative, brevetti pensati proprio per essere utilizzati nelle opere da realizzare. E naturalmente personale specializzato, costituito da ingegneri, tecnici, operai, che sono tornati a lavorare in Italia dopo aver girato il mondo.
Al centro di questo esercito di eccellenze produttive rimane sempre la sostenibilità. Perché sostenibili sono le opere che vengono costruite. Quattro delle cinque sono infatti linee ad alta velocità o alta capacità ferroviaria, la cosiddetta metropolitana d’Europa sostenuta proprio dall’Unione europea e inserita all’intero del progetto TEN-T, le reti ferroviarie ad alta velocità chiamate a collegare gli estremi geografici del continente. La quinta (la M4 di Milano) è invece una linea metropolitana driverless che collegherà Linate con il centro cittadino in soli 15 minuti.
In tutti i casi mobilità sostenibile, essenziale per ridurre le emissioni di Co2 nell’ambiente e insieme abbattere in modo significativo il congestionamento stradale.
Tutte infrastrutture che hanno un denominatore comune, il Gruppo Webuild, ma alle spalle la forza e la competenza della filiera italiana, migliaia di imprese provenienti da tutta la penisola e forti tanto sul mercato interno quanto sui mercati internazionali.
I campioni della filiera
Andare a pescare all’interno delle 5mila aziende impegnate nei cinque grandi cantieri italiani le eccellenze da raccontare è un’impresa complessa per chiunque.
Dallo scavo dei pozzi all’impermeabilizzazione delle gallerie, dalle analisi geologiche al consolidamento del terreno, dalla gestione dei rifiuti al trasporto dei manufatti, la galassia delle imprese è sconfinata e tocca realtà produttive distribuite su tutto il territorio italiano.
Sulla Napoli-Bari, la ditta Fagioli (già coinvolta nel trasporto delle campate del nuovo Ponte San Giorgio a Genova) gestirà la movimentazione e l’installazione di manufatti da 2.500 tonnellate ciascuno. «Come a Genova – racconta Fabio Belli, amministratore delegato di Fagioli – kprendiamo il manufatto dall’area di prefabbricazione, lo portiamo in posizione e lo solleviamo con i martinetti idraulici».
L’apparente semplicità è la caratteristica di questi lavori dall’elevatissimo grado di complessità tecnica e organizzativa. Complesso, in un territorio come quello di Afragola (dove sta sorgendo la linea Napoli-Bari), è gestire i rifiuti abbandonati. È questo il compito della F.lli Gentile srl, società specializzata nel recupero e nel mantenimento della qualità dell’ambiente in zone di cantiere.
«La bonifica – spiega Giovanni Gentile, consigliere delegato della società – viene condotta sul suolo, sul sottosuolo e sulle acque sotterranee. Nell’ambito di questo lavoro, la rimozione di rifiuti abbandonati in situ rappresenta il primo step e viene effettuata sulla base delle valutazioni analitiche propedeutiche alla definizione della più consona ed efficace tecnica di rimozione, trasposto e smaltimento».
Anche in Sicilia, dove è attualmente in costruzione la Bicocca-Catenanuova, una tratta di alta capacità ferroviaria della futura linea Palermo-Catania, la tutela del territorio è un elemento essenziale del progetto. Per questo il Gruppo ha incaricato il CSEI (Centro Studi di Economia applicata all’Ingegneria, socio dell’Università di Catania).
«La nostra attività all’interno del cantiere – spiega la professoressa Simona Consoli, referente del CSEI per il progetto – riguarda l’applicazione di tecniche di telerilevamento che utilizzano immagini satellitari ad alta risoluzione. Lo scopo è quello di mappare l’area di pertinenza interessata dallo scavo del raddoppio ferroviario e le caratteristiche vegetative delle colture interessate dalle lavorazioni e dall’infrastruttura».
La natura, tanto quella da proteggere quanto quella da sfidare, è uno dei protagonisti del cantiere. Il vento, il freddo, il caldo, ma anche la composizione della terra e delle rocce sono tutti elementi che in alcune opere diventano determinanti. Lo sanno bene nei cantieri sotterranei dell’Isarco (dove Webuild sta realizzando una tratta della Galleria di Base del Brennero) e in quelli del Terzo Valico dei Giovi, due linee ferroviarie ad alta velocità che corrono quasi interamente sotto terra attraversando in alcuni casi montagne alte oltre mille metri.
Nell’Isarco la società Clivio ha messo al servizio del cantiere due brevetti funzionali al consolidamento del terreno. Prima di ogni scavo, il terreno deve essere consolidato e reso sicuro. Ed ecco che entrano in azione i brevetti della Clivio che permettono di conseguire questo obiettivo riducendo i tempi e aumentando i livelli di sicurezza dei lavoratori.
«Le innovazioni nel cantiere del fiume Isarco – spiega l’ingegner Gianluca Vigna, direttore tecnico e socio della Clivio Srl – servono per gestire il consolidamento in presenza di forti correnti d’acqua che rischiano di dilavare le miscele cementizie e trasportarle in zone del terreno non interessate dallo scavo». Due idee che erano già allo studio da parte dell’azienda e che hanno avuto modo di essere realizzate proprio per supportare il cantiere nella realizzazione della Galleria di Base del Brennero.
Da Fagioli alla Clivio, sono storie diverse, aziende con sedi e origini lontane, accomunate però dallo stesso obiettivo. E soprattutto parte della filiera dei fornitori che sta facendo correre le grandi opere italiane.
Al lavoro sulle big 5
Dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, le 5mila imprese fornitrici sono al lavoro su cantieri lontani, dove clima, ambiente, caratteristiche geologiche, ma anche geografiche e sociali sono molto differenti. Nonostante questo, in tutti i cantieri il Gruppo Webuild ha replicato il suo modello organizzativo; un modello testato nelle grandi opere in giro per il mondo come il Nuovo Canale di Panama e utilizzato anche nella costruzione del Ponte San Giorgio di Genova, conseguita in tempi da record.
All’interno di questo efficiente modello organizzativo si muovono le imprese della filiera. Sul Terzo Valico dei Giovi sono al lavoro 2.282 imprese; sulla Bicocca-Catenanuova le imprese sono 193; 297 sono le aziende impegnate sulla Napoli-Bari, il 97% delle quali costituito da imprese italiane; 894 quelle attive nei cantieri sotterranei del Brennero; mentre sono 1.181 quelle attive nei cantieri della M4 di Milano.
Cinque grandi opere e cinquemila imprese, con l’obiettivo di modernizzare la rete infrastrutturale italiana, creando benessere e lavoro.