Dal Texas alla California, dalla Florida alla Pennsylvania, l’industria Usa delle costruzioni si interroga oggi su quale sarà la politica del Presidente eletto Joe Biden.
Mentre Donald Trump si appresta a lasciare la poltrona alla Casa Bianca con il rimbalzo del Pil che nel terzo trimestre dell’anno ha messo a segno un +7,4%, le incertezze più grandi riguardano il futuro dell’economia e l’impatto che la crisi del Covid-19 avrà nel lungo periodo. Un impatto che proprio gli investimenti nelle grandi opere – un tema di cui da anni si dibatte negli Usa – potranno contenere, riattivando il lavoro, favorendo una maggiore diffusione del benessere e modernizzando una vecchia e in molti casi ormai inadeguata rete infrastrutturale.
Per capire allora quali saranno i progetti e soprattutto la visione del 46° Presidente degli Stati Uniti d’America è necessario ripercorrere alcuni passaggi della sua campagna elettorale, nel corso dei quali proprio le infrastrutture e il loro rilancio sono state poste da Biden come uno dei grandi temi su cui sarà impegnata la nuova Amministrazione.
Un maxi investimento per far ripartire l’America
Il punto di arrivo tracciato dal Presidente eletto nella sua campagna elettorale è quello del lavoro. Lavoro e occupazione che possono essere assicurati solo investendo nelle infrastrutture, nell’edilizia, in generale nel settore delle costruzioni. Per questo la nuova Amministrazione intende arrivare a investire 2 trilioni di dollari, un maxi sostegno all’economia che si tradurrà in nuovi progetti e naturalmente in milioni di posti di lavoro.
Intervistato dalla testata “Construction Dive”, Jimmy Christianson, il vice presidente delle relazioni istituzionali della Associated of General Contractors of America, ha dichiarato: «Biden pensa a un piano per le infrastrutture multi-trilionario che includa una definizione più ampia delle infrastrutture stesse, che tenga dentro i trasporti di superficie, il trasporto aereo, le opere civili, le opere contro il rischio di inondazioni, l’acqua potabile, i progetti rinnovabili, ma anche le scuole pubbliche e la banda larga».
A questo annuncio si aggiunge un altro progetto, già approvato dai Democratici al Congresso, e sul quale Biden ha più volte ribadito il suo appoggio. Si tratta del Moving Forward Act, un piano da 1,5 trilioni di dollari che dovrebbero essere investiti per la modernizzazione di autostrade, ponti, scuole e per nuovi progetti energetici.
Quello che invece, rispetto all’Amministrazione Trump, il Presidente eletto intende fermare è il progetto di costruzione del muro per dividere gli Stati Uniti dal Messico, un’idea contro la quale Biden si è più volte pronunciato proprio nel corso della campagna elettorale.
Infrastrutture sostenibili e moderne nel programma di Biden
Oltre la dotazione economica e l’impatto che il piano Biden potrà avere in termini di posti di lavoro creati, significativo è anche il contenuto del progetto di rilancio infrastrutturale che l’attuale Presidente eletto ha presentato durante la campagna elettorale e pubblicato sul suo sito personale.
Il punto di partenza per il futuro dell’America saranno le infrastrutture sostenibili e le energie pulite, da sostenere attraverso il piano “Build Back Better”, ovvero «lanciare uno sforzo nazionale per creare i posti di lavoro necessari per costruire infrastrutture moderne e sostenibili, e permettere una transizione verso un futuro alimentato da energia pulita».
Secondo il programma del Presidente eletto lo sforzo in termini di forza lavoro che sarà profuso nei prossimi mesi dovrà essere indirizzato nella costruzione di strade, ponti, sistemi di gestione idrica, impianti idroelettrici, mobilità integrata, tutte opere che possano alimentare una crescita sostenibile. Solo nel settore energetico, l’obiettivo è quello di dar vita a un paese carbon-free entro il 2035. Un capitolo a parte viene poi riservato alla mobilità sostenibile. Da un lato, quella che il piano “Build Back Better” chiama la rivoluzione ferroviaria, che dovrà passare per la costruzione di nuove ferrovie moderne e veloci capaci di collegare le più grandi aree metropolitane d’America; dall’altro il trasporto cittadino, che entro il 2030 dovrà essere efficiente e sostenibile in tutte le città che abbiano almeno 100mila abitanti.
Obiettivi ambiziosi e di breve periodo che aprono la porta a una nuova stagione di grandi opere, occasione di modernizzazione del paese e strumento per uscire dalla crisi del Covid-19.