Il boom demografico, lo sviluppo urbano, l’intensificazione delle colture agricole, i cambiamenti climatici hanno trasformato le infrastrutture in un formidabile alleato dell’acqua. O meglio nello strumento che permette di proteggerla evitandone gli sprechi e rendendola funzionale ad una crescita economica sostenibile.
Le infrastrutture intervengono infatti su tutti i settori in cui l’acqua diventa una risorsa strategica, dalla produzione energetica attraverso gli impianti idroelettrici, alla gestione delle acque reflue per evitare l’inquinamento cittadino fino all’approvvigionamento di acqua potabile, evitando dispersioni, sprechi e riducendo così l’impatto della siccità.
L’acqua è tutto: strumento di vita per le popolazioni più arretrate di alcuni stati africani o asiatici, occasione di sviluppo per alcuni degli stati più ricchi del mondo.
Il Gruppo Webuild è uno dei leader mondiali nel settore hydro, impegnato su tutti i fronti delle infrastrutture idriche, dalle dighe etiopi che hanno trasformato l’Etiopia in un grande hub energetico dell’Africa agli stabilimenti di desalinizzazione del Medio Oriente fino agli impianti di pompaggio australiani destinati a diventare una delle prime fonti energetiche di un paese che guarda a un futuro sostenibile.
Energia idroelettrica, il futuro del pianeta
L’idroelettrico è oggi la prima fonte energetica sostenibile, e rappresenta il 16% dell’intera energia prodotta su scala mondiale. Una percentuale ancora contenuta rispetto alle fonti energetiche tradizionali, ma anche secondo la International Energy Agency (IEA) è destinata a crescere nei prossimi anni, arrivando a raggiungere nel 2050 i 2.000 GW installati su scala globale.
Il solo raggiungimento di questo obiettivo permetterebbe di evitare il rilascio annuale nell’atmosfera di 3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Il contributo di Webuild a questa corsa verso un futuro energetico sostenibile è considerevole.
Nella sua storia, il Gruppo ha costruito 313 dighe e impianti idroelettrici per una capacità installata di 52.900 MW. Tra queste alcuni progetti ancora in corso come la Rogun Dam in Tajikistan, che diventerà la diga più alta del mondo, un muro di 335 metri con una potenza istallata di 3.600 MW pari a 3 reattori nucleari. Per capire l’impatto di questo genere di infrastrutture, è sufficiente considerare che – nel caso di Rogun – una volta completamente in funzione la diga permetterà di raddoppiare il potenziale energetico del Tajikistan.
Da Rogun alle dighe Etiopi, da Kariba (una delle più colossali dighe africane) alle dighe in Asia e Sud Africa, Webuild è impegnato nella produzione energetica sostenibile. Un obiettivo che trova oggi la sua massima espressione nel mega progetto australiano di Snowy 2.0.
Snowy 2.0, ecco l’energia per l’Australia
Quella del New South Wales sembra una morfologia ideale per produrre energia dall’acqua. È questo l’obiettivo di Snowy 2.0, l’evoluzione dello Snowy Mountains Hydro-Electric Scheme, un complesso impianto di pompaggio dell’acqua dal quale si produce energia pulita.
Webuild, insieme alla controllata statunitense Lane e al partner australiano Clough, è al lavoro sulla fase due di questo enorme progetto che prevede la costruzione di un impianto di pompaggio capace di generare 2.000 MW di energia, coprendo così il fabbisogno settimanale di 3 milioni di abitazioni.
Per investimento e portata Snowy 2.0 è la più grande opera australiana nel suo genere, in grado di fornire energia simultaneamente a 500.000 case, ma anche di creare oltre 4mila posti di lavoro. Snowy rientra nell’ambizioso piano australiano di sostenere la diffusione di energia “green”, un piano che poggia sui 100 impianti idroelettrici oggi attivi sul territorio regionale, molti dei quali situati nelle regioni del Sud, come appunto lo Snowy Mountains Hydro-Electric Scheme.
Secondo il governo australiano, questi impianti idroelettrici sono lo strumento più efficace per portare a termine la transizione verso un’economia carbon neutral, obiettivo condiviso da tutti i paesi avanzati.
Las Vegas: la città delle luci mai più senz’acqua
La siccità che negli ultimi anni ha duramente colpito Arizona e California ha avuto un inevitabile impatto anche sulla fornitura di acqua. Non solo il fiume Colorado, una delle più grandi riserve d’acqua degli Stati Uniti d’America, ha ridotto sensibilmente la sua portata, ma anche il Lake Mead, il più grande lago artificiale del paese che nasce proprio dal fiume e dalla diga di Hoover, ha visto abbassarsi il livello delle sue acque.
Per ovviare al rischio di lasciare la città di Las Vegas senza acqua potabile, il Gruppo Webuild in joint venture con la società americana S.A. Healy, ha realizzato un tunnel idraulico, stabilendo un record mondiale nel campo dell’ingegneria.
Per rendere efficace l’opera, e quindi raccogliere acqua e trasportarla a 30 chilometri di distanza, era necessario realizzare un tunnel lungo 4 chilometri. Un’attività molto complessa perché la pressione dell’acqua sopra la testa degli operai impegnati nel tunnel poteva raggiungere i 15 bar, superiore alla media mondiale di questo genere di opere, che si arriva tra gli 1 e i 3 bar.
Il valore ingegneristico dell’opera è stato riconosciuto anche dalla rivista TBM (Tunnel Business Magazine, una delle pubblicazioni più prestigiose nel settore del tunneling), che nel 2016 ha assegnato al Lake Mead il riconoscimento di “Tunnelling Achievement award of the year”, il miglior progetto dell’anno.
Grazie a questa opera, oggi Las Vegas non corre più il rischio di rimanere senz’acqua.
Risorse idriche, bene prezioso per lo sviluppo urbano
Da Washington a Buenos Aires, l’intero continente americano si taglia in due da Nord a Sud. Eppure, entrambe le città – così lontane per geografia e cultura – sono al centro di due ambiziosi progetti di riqualificazione delle acque dei loro fiumi.
Nella capitale degli Stati Uniti d’America, Webuild è al lavoro sul Clean Rivers Project, un colossale progetto per ripulire le acque dei grandi fiumi cittadini. In particolare il Gruppo è impegnato nella realizzazione dell’Anacostia River Tunnel, un sistema di trattamento delle acque reflue del fiume Anacostia che – insieme agli altri interventi del progetto – permetteranno alla fine di ridurre del 96% il volume delle acque reflue che finiscono nei fiumi di Washington D.C.
A Buenos Aires, il Riachuelo è stato per anni considerato il fiume più inquinato del mondo. Intorno al suo bacino vive il 23% dei residenti della capitale argentina e l’80% del suo inquinamento dipende proprio dai rifiuti urbani. Oggi il Gruppo Webuild è al lavoro per ridurre questo inquinamento attraverso un complesso sistema di trattamento delle acque, attraverso la realizzazione di un innovativo tunnel idraulico di circa 12 chilometri (tra i più lunghi del mondo nel suo genere) che passerà sotto la bocca del fiume per arrivare fino al Rio de la Plata dove sarà dispersa l’acqua trattata. Una vera e propria rivoluzione “green” per la capitale argentina.