Genova e le infrastrutture. La città del Ponte San Giorgio e di altre grandi opere come il Terzo Valico dei Giovi e il Nodo ferroviario è di nuovo al centro del dibattito italiano e internazionale. Questa volta non per aprire un nuovo cantiere ma per discutere del futuro delle infrastrutture.
Proprio a Genova si terrà infatti il 27 e 28 settembre il G20 delle Infrastrutture, l’incontro tra i più alti funzionari dei ministeri per l’Economia e le Finanze delle 20 economie più sviluppate al mondo, oltre che i rappresentanti delle Banche Centrali.
Il tema delle infrastrutture – centrale per la ripresa economica mondiale post-Covid-19 – verrà così affrontato da 20 paesi che rappresentano l’80% del Pil mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del pianeta. Il dibattito si concentrerà quindi sui grandi investimenti e le risposte che gli stati stanno dando all’esigenza di sviluppare le loro infrastrutture strategiche. Gli Stati Uniti, quindi, con il piano da 1,5 trilioni di dollari voluto dal Presidente Joe Biden e approvato dal Congresso; la Cina con il maxi-progetto della Belt and Road Initiative; l’Unione europea con i fondi del Next Generation EU destinati in gran parte allo sviluppo delle infrastrutture digitali e di quelle immateriali e l’obiettivo di sostenere una rapida transizione energetica.
L’incontro di Genova arriva dopo la riunione dei ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali che si è tenuto a Venezia ed è terminato con l’approvazione della “G20 Policy Agenda on Infrastructure Maintenance”, un documento programmatico che punta prima di tutto a indirizzare gli investimenti sulla manutenzione delle infrastrutture esistenti.
Ripartire dalla manutenzione delle grandi infrastrutture
Il punto centrale del documento approvato dalla riunione di Venezia e che sarà la base per i lavori del G20 di Genova riguarda il valore strategico della manutenzione. Come riporta il sito della Presidenza italiana del G20, «l’Agenda invita a un cambio di prospettiva: considerare la spesa per la manutenzione delle infrastrutture non solo come il costo della conservazione in buono stato delle strutture, ma come un investimento che può assicurare importanti benefici sia nel breve che nel lungo periodo».
A sostegno di questa tesi il documento elaborato dal G20 riporta i dati del rapporto del Gruppo Banca Mondiale dal titolo “Well Maintained: Economic Benefits from more Reliable and Resilient Infrastructure”. Secondo lo studio la manutenzione tempestiva è in grado di accrescere la prosperità e il benessere, tanto delle imprese quanto delle persone. A conferma di ciò il Rapporto calcola che per i guasti alle linee elettriche si perdono ogni anno 82 miliardi di dollari di fatturato; il malfunzionamento delle infrastrutture idriche causa ogni anno danni per 6 miliardi di dollari; mentre i costi dovuti all’interruzione o all’inagibilità dei trasporti ammontano a 107 miliardi di dollari.
Ancora lo studio della Banca Mondiale riporta che per ogni dollaro speso per rendere le infrastrutture più resilienti, vi è un ritorno maggiore di 1 dollaro. Numeri che confermano l’importanza della manutenzione delle infrastrutture, un tema che acquista un significato particolare proprio a Genova, teatro del crollo del Ponte Morandi e dell’incredibile opera di costruzione del Ponte San Giorgio.
La risposta dei paesi del G20 al rischio infrastrutturale
Manutenere le infrastrutture è un’opera essenziale per il benessere fisico ed economico delle persone e delle comunità. Un tema sul quale sempre più paesi del G20 hanno mostrato una crescente sensibilità e una voglia di tornare a investire. Il rapporto del G20 riporta come allegato l’“Annex of Infrastructure Maintenance Case Studies”, all’interno del quale sono raccolti 45 casi di studio che ricostruiscono le risposte specifiche dei singoli paesi. In Corea, ad esempio, è stato approvato il “Seoul Infrastructure Next 100-Year Project”, un piano che prevede il monitoraggio costante delle infrastrutture attraverso il ricorso a tecnologie avanzate e parallelamente un piano di investimento per ridurre i costi della manutenzione nel lungo ciclo di vita delle opere.
Il Giappone già dal 2013 ha adottato la National Strategy for Life Extension of Infrastructure, che prevede il ricorso a soluzioni innovative da applicare alle infrastrutture esistenti per aumentare la loro durata e tenuta nel tempo. In Turchia il progetto “Istanbul Seismic Risk Mitigation and Emergency Preparedness Project” ha portato alla ristrutturazione di 1.400 edifici pubblici, mentre in Russia l’Energy Efficient School Maintenance Systems punta a raggiungere una riduzione del 70% dei consumi energetici nelle scuole pubbliche del paese.
La manutenzione diventa quindi un tema centrale nel dibattito mondiale delle infrastrutture e trova in Genova il palcoscenico ideale dove aggiornare la strategia dei paesi del G20.
Genova, da qui parte la nuova corsa alla manutenzione
La scelta di Genova non è casuale. Non solo per il drammatico crollo del Ponte Morandi, ma anche per l’esperienza unica di ricostruzione del Ponte San Giorgio, realizzato dal Gruppo Webuild.
Nel sito della Presidenza italiana del G20 si legge infatti che «la ricostruzione del Ponte San Giorgio rappresenta la determinazione del paese a prendersi migliore cura del patrimonio infrastrutturale. Esso non solo è stato ricostruito in tempo di record ma è stato disegnato adottando le tecnologie più avanzate per aumentarne la resilienza, la sostenibilità e l’efficienza in termini di costi di funzionamento e manutenzione».
Il risultato del Ponte San Giorgio diventa così la base di partenza dei lavori del G20 Infrastructure Working Group che si riunirà a Genova insieme al G20 High-Level Conference on Local Infrastructure Investment, la conferenza che sarà aperta dal Ministro dell’Economia e Finanze italiano, Daniele Franco. Genova è pronta per l’evento, palcoscenico ideale di quella trasformazione urbana divenuta ormai l’obiettivo dichiarato di tutte le più grandi e moderne metropoli mondiali.