Roseto Capo Spulico è una piccola località nel profondo Sud dell’Italia. Un comune di appena duemila abitanti nel cuore della Calabria e con un castello a picco sul mare.
Ai tempi della Magna Grecia, i petali dell’antico roseto da cui il paese prende il suo nome venivano raccolti per riempire i cuscini delle principesse di Sibari, un’altra località a 38 chilometri di distanza. Oggi la distanza tra questi due comuni è parte di quell’anello stradale veloce che collegherà insieme i tre mari che bagnano l’Italia, il Tirreno, lo Ionio e l’Adriatico.
Trentotto chilometri lungo i quali si costruisce il Megalotto 3 della SS 106 Jonica, la nuova strada statale ad alto scorrimento (la velocità autorizzata sarà 110 km/h) considerata una delle grandi infrastrutture che concorreranno alla modernizzazione del Sud Italia.
L’opera permetterà infatti di chiudere il collegamento tra Reggio Calabria, in Calabria, e Taranto, in Puglia, permettendo così di tagliare orizzontalmente l’Italia fino a raggiungere Bari e da lì salire verso Nord lungo l’autostrada che costeggia la costa adriatica.
Il cuore di questo Megalotto 3 (la tratta della nuova SS Jonica commissionata dall’Anas al Consorzio Sirjo del Gruppo Webuild) è la sicurezza, la sostenibilità e la velocità. Una volta completata l’opera, basteranno 20 minuti per coprire il percorso tra Sibari e Capo Spulico contro i 36 minuti necessari oggi. Un dato che trasformerà questa infrastruttura in una grande arteria di scorrimento. Secondo le previsioni al decimo anno di esercizio 12,5 milioni di veicoli attraverseranno ogni giorno la SS 106 Jonica, destinati a diventare 19 milioni entro il 20° anno.
Al lavoro sulla SS 106 Jonica, la superstrada dei tre mari
Da un lato il mare, dall’altro l’Appennino. Il Megalotto 3 della nuova SS 106 Jonica corre per tutto il suo tragitto a una distanza variabile tra i 150 metri e i 4 chilometri dal mare. Lo Jonio è lì, a due passi dalla superstrada, e accompagna il viaggio delle automobili. Oggi sono 27 i cantieri aperti sul Megalotto 3 e le lavorazioni sono già al 28% del totale previsto dal progetto. Nel mese di marzo è stato completato il varo dei viadotti di Satanasso e Castiglione e attualmente è in corso lo spostamento delle trivelle per la costruzione dei pali di fondazione dei viadotti della tratta montana. Per quanto riguarda gli impalcati metallici, sono arrivate in cantiere 30mila delle 50mila tonnellate complessive di travi di impalcato, mentre tutte le calotte prefabbricate delle gallerie artificiali sono state completate e trasportate in cantiere.
Si viaggia a ritmi sostenuti per riuscire a consegnare l’opera entro il 9 agosto del 2026, la data prevista dal contratto. Per riuscirci il Gruppo Webuild ha messo all’opera le sue migliori professionalità. Non solo ingegneri, ma anche tecnici e operai selezionati sul territorio. Attualmente sono circa 1.000 le persone impegnate nei cantieri, destinate a diventare 1.500 nel 2024, quando è previsto il picco delle lavorazioni.
«Il personale – dichiara l’ingegnere Salvatore Lieto, amministratore delegato e progettista di Consorzio Sirjo – è stato selezionato principalmente nei territori vicini ai cantieri e la Calabria è una regione che offre sul mercato molti minatori, fondamentali per gli scavi delle gallerie. In generale possiamo dire che, tra società fornitrici e lavoratori, circa il 60% del totale degli impiegati viene proprio dalla Calabria».
Se i primi 18 chilometri del tracciato si sviluppano sulla piana di Sibari, i secondi 20 corrono attraverso l’Appennino e richiedono lo scavo di 11 chilometri di gallerie (tra artificiali e naturali), oltre alla realizzazione di 6 chilometri di viadotti con pile alte oltre 40 metri e campate lunghe fino a 120 metri. A fine dicembre sono iniziati i lavori della galleria Trebisacce, mentre proseguono le opere sulla galleria di Roseto, che sarà lunga 1,1 km e sulla quale sono già al lavoro 250 persone.
Un’opera sostenibile per il Mezzogiorno
La nuova SS 106 Jonica è stata progettata pensando alla sicurezza e alla sostenibilità. Sicurezza perché la nuova superstrada è dotata di due carreggiate separate con una larghezza di pavimentazione pari a 9,75 metri ciascuna; sostenibilità perché moltissime lavorazioni sono pensate per avere un impatto minimo sull’ambiente.
All’interno dei cantieri del Megalotto 3 il primo punto è il riuso quasi integrale dei materiali di scavo nei cantieri stessi. Secondo i calcoli il totale delle terre di scavo per la realizzazione delle gallerie raggiungerà gli 1,3 milioni di metri cubi. Di questi sono 250mila metri cubi saranno stoccati in un deposito realizzato ad hoc; il resto sarà utilizzato per realizzare altre opere, dai rilevati stradali agli inerti per fare il calcestruzzo.
Allo stesso modo, al fine di ridurre al massimo le lavorazioni in loco così come i viaggi delle betoniere, molte opere sono state realizzate altrove e trasportate qui già completate. È il caso ad esempio delle calotte delle gallerie artificiali.
«Da un lato abbiamo garantito un bilancio zero nella gestione delle materie prime – spiega l’ingegnere Salvatore Lieto – dall’altro abbiamo previsto una prefabbricazione spinta, mirata a salvaguardare il paesaggio sia nella fase realizzativa che nella fase definitiva».
Le grandi opere per rilanciare il Sud
Dalla SS 106 Jonica all’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari, fino alla ferrovia ad alta capacità (la prima nella storia della Sicilia) che collegherà Catania con Palermo, Webuild è al lavoro su tante opere che concorreranno a modernizzare il Mezzogiorno italiano.
La spinta a rilanciare il Sud è arrivata anche dal governo italiano e dalla strutturazione dei fondi previsti dal PNRR, che proprio alle regioni meridionali destinano oltre il 40% del totale delle risorse previste dal piano nazionale. Se invece si guarda solo alle infrastrutture, al Sud saranno destinati 33,8 miliardi di euro di investimenti, il 56% delle risorse previste per questo capitolo di spesa.
Sul tema è intervenuto recentemente il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, Enrico Giovannini, che ha dichiarato: «Si tratta di interventi senza precedenti, basti pensare ai progetti per l’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania, che confermano la volontà del governo di rispondere alle esigenze di aree finora penalizzate da una mancanza di investimenti protratta per anni e per favorire lo sviluppo sociale e la competitività economica, oltre che a ridurne le disuguaglianze e accelerare la transizione ecologica».
Opere essenziali che guidano il Mezzogiorno verso una tanto attesa modernità, in nome della sicurezza e della mobilità sostenibile.