È stato grazie allo spirito dei MudHoney, un’esuberante rock band locale, che la TBM (tunnel-boring machine) impegnata nello scavo di un lungo canale nel sottosuolo di Seattle, è riuscita a superare l’ostacolo di un enorme masso che a inizio primavera aveva bloccato il suo viaggio sotterraneo.
Ci sono volute cinque settimane di lavoro, ma alla fine la fresa meccanica cui è stato dato il nome di MudHoney in onore di una nota band di Seattle, ha superato l’ostacolo ed è così riuscita a raggiungere la sua prima pietra miliare, ovvero East Ballard, uno dei due punti d’arrivo che si trovano lungo il percorso di 4,2 chilometri che terminerà a Wallingforn, un quartiere nel Centro-Nord di Seattle. Una volta arrivata a East Ballard, la TBM si è concessa una breve sosta dove è stata sottoposta a manutenzione.
Del resto, il suo viaggio era iniziato 1,5 chilometri più indietro dove l’anno scorso proprio i MudHoney, autori di hit come “Touch me I’m sick”, avevano salutato l’inizio degli scavi.
«È un grande onore – aveva dichiarato in quell’occasione Mark Arm, il frontman della band, intervistato da King 5, un’emittente locale della NBC. – Non conosco nessun’altra band che ha dato il suo nome a una macchina da perforazione di tunnel. Siamo una band underground e abbiamo una TBM underground».
MudHoney al lavoro nel tunnel che proteggerà le acque di Seattle
MudHoney si è messa subito al lavoro lasciando alle sue spalle un tunnel con un diametro di 5,5 metri, il cuore del progetto Ship Canal Water Quality sviluppato da Webuild e dalla sua controllata statunitense Lane. L’opera punta a ridurre la quantità di acqua piovana e di liquame grezzo che durante i forti temporali scorre nel canale navale del lago Washington, e su entrambe le estremità di Salmon Bay e Lake Union.
In queste circostanze il sistema cittadino non riesce a trattare la consistente quantità di acque reflue che finisce nel canale, aumentando l’inquinamento dei corsi d’acqua e colpendo tanto la fauna selvatica quanto le persone.
«Quello dell’inquinamento delle acque reflue – ha dichiarato il dirigente della Conte, Dow Constantine, in un video prodotto da Seattle Public Utilities, il committente del progetto – è un problema crescente dovuto principalmente ai cambiamenti climatici che causano nel nostro territorio tempeste violente, ma anche all’aumento della popolazione che crea uno stress sui sistemi di gestione delle acque».
Da parte sua, il tunnel darà un contributo essenziale alla soluzione di questo problema. Grazie infatti alla sua capacità di stoccaggio annuale che supera i 280 milioni di litri, i rischi di esondazioni e inquinamento si ridurranno in maniera significativa.
Secondo un rapporto del giugno scorso dell’EPA (U.S. Environmental Protection Agency), il nuovo tunnel potrebbe arrivare a ridurre le esondazioni fognarie dell’84% ogni anno. Al passaggio di una tempesta, l’acqua piovana e le acque reflue immagazzinate all’interno del tunnel verranno infatti pompate in un impianto di trattamento prima di essere rilasciate nel Puget Sound dello stato di Washington.
La via americana alla gestione delle acque
Proprio come Seattle anche altre città americane stanno investendo in nuovi sistemi di gestione idrica per contrastare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Nella città di Washington, DC, è stato da poco completato il Northeast Boundary Tunnel (NEBT), un altro ambizioso progetto idrico che aumenterà in modo significativo la capacità del sistema fognario cittadino, riducendo frequenza, forza e impatto delle inondazioni che si verificano durante le forti piogge. Il NEBT è uno dei quattro tunnel che compongono il Clean River Project, la grande infrastruttura idrica che permetterà entro il 2025 di ridurre del 96% le acque reflue nei fiumi della capitale. Tra questi anche l’Anacostia River Tunnel, lungo 3,8 chilometri e realizzato da Webuild.
Come Seattle e Washington, DC, anche Cleveland si sta attrezzando per far fronte ai danni derivanti dagli eventi atmosferici. In città è stato realizzato il Dugway Storage Tunnel, che si estende a Est per 4,5 chilometri ed è capace di stoccare 58 milioni di galloni di acqua e liquami, fino a quando le piogge non diminuiscono e l’impianto cittadino è in grado di trattarli.
Progetto simile a Fort Wayne, in Indiana, dove il Three Rivers Protection & Overflow Reduction Tunnel è stato progettato per ridurre del 90% le acque reflue nei fiumi, ovvero in media oltre 850 miliardi di galloni ogni anno.