«Il pomeriggio di mercoledì 28 settembre, l’uragano Ian colpirà durissimo il sud della Florida, come mai avvenuto in cento anni. Il momento di prepararsi è adesso! Barricate la casa, e partite. Evacuate la città». Dagli schermi televisivi di Channel 8, il meteorologo Jeff Berardelli, al pari dei suoi colleghi di altri canali locali, a quattro giorni dall’impatto non usa mezzi termini. Il monito arriva quando il Governatore della Florida, Ron DeSantis, decreta lo stato d’emergenza in 24 contee, oltre un terzo del totale, diramando la mappa delle zone più a rischio, città per città, a cominciare da Tampa, che sembra essere il punto d’approdo. Livello A e B evacuare immediatamente, C volontariamente, D ed E stare all’erta per eventuali aggiornamenti. Naturalmente, A e B sono quelle affacciate direttamente sul mare, nella costa meridionale del Golfo.
Infrastrutture, case, negozi, tutto viene monitorato e classificato. Si allestiscono gli Shelter, i rifugi. Lungo le strade è ora di far caso ai cartelli con su scritto Evacuation Route, che sono sempre lì ma solo in questi casi gli automobilisti se ne accorgono.
Tempeste e uragani, il settembre burrascoso del Golfo del Messico
Le tempeste atlantiche arrivano di norma verso la fine dell’estate, in Florida come in tutta la costa Est talvolta fin sopra New York, e in tutta l’area del Golfo, dalla Florida a salire verso Alabama, Louisiana e Texas. L’ultimo uragano a colpire forte il Sud degli Stati Uniti è stato Irma, nel 2017. Anche questo avrebbe dovuto toccare terra a Tampa, ma una deviazione finale l’ha sgonfiato da Uragano a Tempesta Tropicale, spostandolo più a Sud, tra Marco Island e le Key West. Malgrado la perdita di potenza finale, Irma si è lasciata dietro devastazioni nelle isole caraibiche e in Florida per un totale di 77 miliardi di dollari.
Bisogna risalire al 20 ottobre 1921, centouno anni fa, per trovare un uragano infilatosi nella baia di Tampa.
La macchina organizzativa mette al sicuro le infrastrutture
Mentre le famiglie corrono a proteggere finestre, porte, tetti, la macchina organizzativa anti-uragano ha la sua parte più complessa e importante sul fronte dei servizi e delle infrastrutture, con cantieri da mettere in sicurezza, pali elettrici da controllare, scarichi dell’acqua piovana da liberare da detriti e un migliaio di altri compiti, tutti fondamentali per ridurre i danni, tutelare i cittadini, garantire i servizi. Poco fuori da quel punto vendita Home Depot, dal cavalcavia della intestate I-75, nei pressi di Lakewood Ranch si vedono schierati camion della compagnia elettrica. Arrivano a centinaia da altri stati, in particolare dal Kentucky dove vi sono squadre super esperte, per rafforzare il soccorso nelle zone dell’uragano, perché le interruzioni di corrente sono inevitabili e i tempi di ripristino del servizio sono ai primi posti nei timori di persone e aziende, insieme alla paralisi della mobilità dovuta alle inondazioni stradali, alla caduta di alberi, ai danni provocati dal vento.
Il Dipartimento dei Trasporti della Florida (FDOT) precisa che gli appaltatori su tutti i progetti attivi, tra i quali i vari cantieri stradali nell’area di Tampa in cui opera Lane (Webuild), «hanno messo in sicurezza i cantieri, liberando i dispositivi di controllo del traffico che non vengono utilizzati attivamente per dirigere il traffico e controllando i sistemi di drenaggio». Per facilitare l’evacuazione vengono sospesi i pedaggi, le restrizioni di peso dei veicoli commerciali che trasportano carburante, attrezzature di emergenza, prodotti agricoli e agrumi.
Forze dell’ordine e squadre di manutenzione, dopo aver ispezionato strade e ponti, sono pronte per controllare la situazione post-uragano, così come la Guardia Costiera ha monitorato l’ancoraggio di ponti mobili, la tenuta di barche e strutture per il rimessaggio.
Il Dipartimento per la protezione ambientale della Florida (DEP) è al lavoro per accelerare la riparazione, la sostituzione e il ripristino necessari di strutture, attrezzature, sistemi di gestione delle acque superficiali, opere e altri sistemi minacciati da Ian. Ogni Dipartimento vive l’emergenza con piani dettagliati. Le scuole chiudono, almeno fino a venerdì 30 settembre. La divisione telecomunicazioni è in stretto contatto con le compagnie di gestione. Nel reparto emergenze sono attive cinque squadre di ricerca e soccorso di eventuali alluvionati, ha pronti 360 rimorchi con oltre due milioni di pasti e oltre un milione di galloni d’acqua. Gli ospedali possono contare su altre 300 ambulanze arrivate dalle aree non a rischio uragano.
Strade e ponti chiusi, l’uragano Ian si avvicina alla Florida
La mattina di martedì 27 settembre, DeSantis legge il bollettino, diramato su tutte le tv e i social, da Twitter a Facebook. L’uragano è largo circa 50 miglia, il doppio di Charlie che nel 2004 ha devastato questa parte della Florida. Ma si sta spostando verso sud, da Tampa verso la zona di Ft Myers, con categoria 4, in aumento verso la 5, con venti da 150-155 miglia per ora (sopra i 240 km/h). Tutti i ponti che attraversano il mare sono in fase di chiusura. Anche l’iconico Sunshine Skyway Bridge è chiuso. “Sono infrastrutture ben solide, costruite bene. Le abbiamo controllate tutte. Non temiamo per l’infrastruttura in sé, ma il vento è troppo forte per garantire la tenuta dei veicoli”, annuncia il governatore. L’uragano è fonte di raffiche, tornado e vortici imprevedibili. “Possiamo controllare tutto, e lo stiamo facendo, ma non possiamo fermare Madre Natura”, ammonisce DeSantis invitando ancora di mettersi al riparo. L’amministrazione ha preso accordi anche con le assicurazioni e con gli uffici federali per dare ristoro ai danni, ma “per salvaguardare le persone, occorre che ognuno faccia la propria parte, evitando rischi inutili”, gli fa eco il portavoce del governo statale.
Alle 5 del pomeriggio di martedì, l’aeroporto di Tampa chiude il proprio spazio aereo. Il CEO Joe Lopano spiega in una conferenza stampa. “L’aeroporto è una infrastruttura critica dello Stato, abbiamo preso tutte le misure necessarie per proteggerlo. D’accordo con le compagnie aeree abbiamo spostato gli aeroplani presenti in aree più sicure, abbiamo sgombrato le piste da ogni possibile oggetto possa costituire un pericolo a causa del vento e dell’acqua, che è la maggiore preoccupazione vista la vicinanza delle piste al mare”.
Alle 3 e 05 del pomeriggio di mercoledì 28 settembre, Ian si abbatte con venti da 155 miglia, appena sotto la categoria 5, su Cayo Costa, una perla tra gli isolotti del Golfo, nella barriera corallina di fronte a Fort Myers. Ian s’infrange nello stesso esatto punto dove Charlie era entrato nell’agosto 2004. Per tutto il resto del pomeriggio e la notte successiva, con la furia del vento e la forza dell’acqua, decine di migliaia di persone si mettono al lavoro per il dopo-Ian, il soccorso alle persone in difficoltà, la ricerca di dispersi, il riscontro delle vittime (21 accertate alla fine della giornata), il ripristino dei servizi di base, il controllo delle infrastrutture. Scattano le donazioni, gli aiuti federali e statali.
Mentre la minaccia di Ian procede verso le coste delle Carolina del Sud e del Nord, da giovedì 29 settembre in Florida riaprono ponti e aeroporti e si tirano le somme sulla resilienza delle infrastrutture e l’organizzazione delle squadre sul campo, tra impiegati e volontari. «La risposta delle persone e la tenuta delle infrastrutture è stata impressionante, di fronte all’esperienza di un alluvione di 500 anni», afferma il governatore in conferenza stampa.
Fin dal 1953 il National Hurricane Center (NHC) dà il nome agli uragani e alle tempeste tropicali atlantiche secondo una lista approvata dalla World Meteorological Organization. La lista, composta da 21 nomi, si ripete ogni sei anni. «L’unica volta che c’è un cambiamento nell’elenco – spiega il NHC – è se una tempesta ha causato danni e vittime tali che l’uso futuro del suo nome sarebbe inappropriato per motivi di sensibilità”. Ian, come Charlie o Irma, è già stato depennato.