Roma sogna di far brillare le luci dell’Expo 2030, l’Esposizione Universale che dall’edizione parigina del 1889 quando fu inaugurata la Torre Eiffel è rimasta un’occasione di sviluppo e di crescita per le città che l’hanno ospitata. E per convincere il Bureau International des Exposition, il comitato chiamato ad assegnare l’evento, è pronta a lanciare una serie di progetti da record, ultimo dei quali – annunciato proprio in questi giorni – l’impianto di energia solare più grande al mondo. L’enorme generatore di energia “green”, che dovrebbe sorgere nel quartiere Tor Vergata, scelto dal Comune di Roma come la sede principale dell’Expo, è solo uno dei progetti che da qui al 2030 dovrebbero cambiare la capitale d’Italia nel mondo della sostenibilità, appunto, ma anche della mobilità.
Dalla costruzione di nuove linee di tram, passando per il completamento di alcune linee ferroviarie strategiche per i collegamenti cittadini fino al prolungamento della metro C, la nuova linea metropolitana tuttora in fase di realizzazione, le opere pronte per essere lanciate sono tantissime e puntano tutte allo sviluppo di una più efficiente rete di mobilità sostenibile che possa ridurre il traffico cittadino e accorciare le distanze in una delle metropoli più vaste al mondo.
Il sogno di Carlo Ratti: un parco solare unico al mondo
L’ultimo progetto che Roma ha consegnato al suo libro dei desideri porta la firma di Carlo Ratti, uno degli architetti e urbanisti più noti al mondo e direttore del Senseable Lab del MIT di Boston. Lo studio CRA-Carlo Ratti Associati, insieme all’architetto italiano Italo Rota e all’urbanista Richard Burdett ha infatti reso pubblico il masterplan di Roma 2030, segnato proprio dall’Expo Solar Park ovvero un parco energetico solare che coprirà una superficie di 150mila metri quadrati con una capacità di produzione in grado di raggiungere picchi di 36 megawatt. Numeri che lo renderebbero il più grande parco solare urbano al mondo.
Secondo il progetto presentato da Ratti il parco, che dovrebbe sorgere nell’area di Tor Vergata, sarà costituito da centinaia di “alberi energetici”, ossia strutture dalla forma di albero che, proprio come una pianta, apriranno e chiuderanno i loro pannelli durante il giorno producendo energia da un lato mentre dall’altro offriranno ombra ai visitatori.
Un complesso sistema di produzione energetica che sarà collegato con l’“Eco-system 0.0”, che sarà anche l’edificio più alto dell’Expo in cui verrà prodotta aria fresca attraverso l’evaporazione.
«L’Expo 2030 di Roma – spiega il direttore del Senseable City Lab del MIT, Carlo Ratti – offrirà un nuovo paradigma non solo per le fiere mondiali ma per tutti i grandi eventi. L’impatto del nostro masterplan, che sperimenta nuovi processi di condivisione collettiva, di strategie energetiche e di trasformazioni urbane, va ben oltre i limiti temporali e spaziali dell’evento».
Una trasformazione urbana che inizia dalle infrastrutture
La rivoluzione di Tor Vergata, un’area di Roma che sogna di essere rilanciata, è solo la parte conclusiva di un processo di trasformazione che la capitale d’Italia vorrebbe avviare proprio sfruttando l’occasione e gli investimenti dell’Expo.
In questo processo le infrastrutture, soprattutto quelle della mobilità urbana, sono centrali. E infatti il sindaco Roberto Gualtieri punta a combinare il mix di risorse assicurato dal Giubileo 2025, dall’Expo 2030 e dai fondi del PNRR, riuscendo così a rilanciare alcuni progetti e ad avviarne di nuovi.
Tra le opere più significative è sicuramente il prolungamento della linea C della metropolitana, la maxi opera che sta realizzando il Gruppo Webuild per la quale il governo italiano ha stanziato nei giorni scorsi 2,2 miliardi che saranno investiti nell’arco dei prossimi dieci anni. La linea, che nasce dalla periferia estrema della capitale, arriva oggi al Colosseo e dovrebbe proseguire la sua corsa verso piazza Venezia e da lì attraversare tutto il centro storico verso il quartiere Prati e oltre, passando per Clodio, Farnesina fino al capolinea di Grottarossa.
«È un’opera strategica per la capitale e per il paese – ha dichiarato il sindaco Gualtieri proprio a Parigi, a margine della presentazione alla BIE del dossier Expo 2030 – e indispensabile per potenziare il trasporto pubblico nel segno della mobilità sostenibile».
Potenziamento che sarà assicurato anche attraverso la realizzazione di altre opere, come la chiusura dell’anello ferroviario, ovvero la linea ferroviaria di superficie circolare al cui completamento manca oggi un’ultima tratta. Proprio la chiusura dell’anello, per il quale sono previsti investimenti di Ferrovie dello Stato (la società italiana che gestisce la rete ferroviaria del paese), contribuirà a creare una rete integrata con l’alta velocità e con l’aeroporto di Fiumicino.
Tutte opere strategiche per la capitale d’Italia che sogna nell’occasione dell’Expo per ripresentarsi al mondo con un’immagine nuova, quella di una metropoli moderna e sostenibile.