Logistica e riqualificazione urbana vanno ormai a braccetto. La sempre maggiore domanda di e-commerce che ha spinto al massimo la costruzione di nuovi grandi hub della logistica ha avviato un processo di riqualificazione di campagne e città, affinché questi giganti siano sempre più integrati con il panorama urbano e soprattutto rispondano alle esigenze e alle richieste dei cittadini. Accanto alla logistica, a cambiare l’abito alle grandi metropoli sono oggi anche i quartier generali dei grandi gruppi industriali, molto spesso bandiere di un approccio al business innovativo e sostenibile.
È il caso del nuovo quartier generale dell’Eni che il Gruppo Webuild sta realizzando a Milano così come della storica sede di Redmond della Microsoft oppure dell’avveniristico Loop della Apple a Cupertino. In principio fu New York City, con le grandi corporation a fare a gara per avere il grattacielo più bello, dalla Trump Tower al Time Warner Center, sede appunto della Time Warner. Da allora le grandi aziende hanno voluto mettere la loro firma anche sull’architettura delle città, fino all’estremo attuale, ovvero cullare l’ambizione di trasformare un centro logistico in un luogo d’attrazione cittadina, che nasca non solo dalla volontà della corporation, ma risponda anche al principio del collective design, ovvero a una partecipazione della cittadinanza stessa nelle varie fasi di progettazione e costruzione.
È quanto sta accadendo oggi a Arlington, nello stato americano del Virginia, dove è in corso la realizzazione del secondo quartier generale statunitense di Amazon, un polo logistico e insieme una sede aziendale che puntano però a trasformarsi in un nuovo grande centro d’attrazione per tutta la città.
Il caso Amazon, il quartier generale che cambierà lo skyline di Arlington
Un enorme polo logistico, un motore economico al servizio di una città e di una regione, un esempio di come le costruzioni possono imporsi sul mercato per capacità di essere sostenibili, efficienti, al servizio delle persone. Nella città-contea di Arlington, in Virginia, sorge l’Amazon HQ2, il secondo quartier generale negli Usa del colosso dell’e-commerce.
Dopo il lancio nel 2018 e le prime aperture, Amazon ha annunciato nei giorni scorsi la partenza della seconda fase per trasformare l’HQ2 in una delle sedi più green e avveniristiche del paese.
Con un investimento di 2,5 miliardi di dollari, squadre di esperti in architettura, design, sostenibilità e scienza dei trasporti sono al lavoro da mesi per progettare il secondo step di Arlington.
«La fase due del progetto ci permette di pensare in grande e disegnare gli edifici di Amazon in un modo che aiuterà l’azienda a raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero di carbone», ha annunciato John Schoettler, Vice Presidente del Global Real Estate and Facilities di Amazon.
L’obiettivo di Amazon: emissioni zero entro il 2040
Il gigante del commercio online ha annunciato pubblicamente che intende raggiungere l’obiettivo di portare a zero le emissioni fossili entro il 2040. La bandiera di questo progetto è proprio il quartier generale di Arlington, pensato per ridurre al massimo l’inquinamento già nella fase di costruzione. Tutte le attività interne al HQ2 sono alimentate ad elettricità, utilizzando ogni genere di combustibile fossile. Inoltre, tutte le operazioni interne sono alimentate con energie rinnovabili attraverso un sistema complesso di pannelli solari, allestiti tanto internamente quanto esternamente agli edifici. Parte dell’energia necessaria per alimentare il plant sarà poi acquistata da una fabbrica di pannelli solari in Virginia permettendo così di generare ogni anno 172.500 MWh di energia rinnovabile già dalla fine del 2023.
Il PenPlace, uno dei nuovi edifici del complesso progettato per la fase due, sarà inoltre dotato di un tetto coperto da pannelli solari che gli permetterà, insieme a tutte le altre accortezze ingegneristiche, di ottenere la certificazione LEED Platinum, il più alto riconoscimento in tema di sostenibilità.
Tantissime sono le accortezze usate in tema di tutela dell’ambiente: all’interno della struttura saranno allestite 125 stazioni di ricarica per i veicoli elettrici, saranno attivati sistemi di riduzione del consumo di acqua fino al 50% degli standard nazionali previsti per questo genere di edifici, e allo stesso tempo saranno attivate una serie di prescrizione nella selezione dei materiali di costruzione in modo da ridurre al massimo il carbone utilizzato nella struttura di calcestruzzo.
Il collective design al centro del progetto di Amazon
Il progetto approvato da Amazon prevede un coinvolgimento profondo degli abitanti di Arlington. Gli abitanti sono stati coinvolti fin dalle prime fasi di progettazione perché l’idea è che il quartier generale possa diventare un luogo vivo della città e un punto di attrazione per la condivisione e la partecipazione a eventi culturali così come alla vita sociale.
Per riuscirsi i progettisti di Amazon hanno previsto la realizzazione di luoghi di ristoro, negozi, parchi per i bambini, oltre a luoghi adatti per organizzare eventi e incontri.
L’edificio più rappresentativo del nuovo quartier generale sarà l’Helix, una vera e propria elica gigante ricoperta di cristalli che diventerà un centro congressi a disposizione della città, un luogo aperto al pubblico, pensato per ospitare mostre d’arte, concerti, dibattiti.
Un cambiamento profondo per la città di Arlington che coinvolgerà anche la viabilità. La stessa Amazon ha finanziato e lanciato progetti, in accordo con l’amministrazione cittadina, che prevedono l’ammodernamento e l’ampliamento delle arterie stradali a cominciare dalla Highway 531. I lavori serviranno per creare delle vie di transito efficienti per sostenere la domanda di movimento che creerà il nuovo hub della logistica. L’azienda prevede infatti che, una volta interamente aperto, il centro genererà 10mila viaggi al giorno per entrare e uscire dai suoi depositi, un movimento di uomini e mezzi considerevole che necessiterà di nuove infrastrutture.
Il boom dei Big Box, dall’America ai giganti europei realizzati da CSC
Gli Stati Uniti d’America sono sicuramente la patria dei big box, i grandi poli della logistica esplosi negli ultimi decenni e divenuti veri e propri centri economici.
Non solo Amazon, ma Nike, Apple e altre grandi aziende hanno sviluppato i loro big box che ormai sorgono ai margini di tantissime grandi città. Da Chicago a Detroit, da Indianapolis a Atlanta, da Dallas a Houston. Anche in Europa i big box si stanno diffondendo a macchia d’olio, soprattutto dopo il Covid e l’esplosione del commercio online.
Il Gruppo Webuild è presente da anni nel settore attraverso la controllata CSC, che si occupa anche della costruzione di grandi poli logistici e ha firmato alcuni dei progetti più importanti e rappresentativi in Italia, come il Nuovo Centro Logistico Gucci di S. Antonino, il Parc du Simplon, un enorme progetto di sviluppo urbano nel cuore di Losanna, o ancora il rinnovamento del Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Progetti significativi che aprono la strada a un nuovo modo di pensare l’edilizia, trasformandola in uno strumento per accelerare il processo di transizione verso una società sostenibile e una qualità della vita migliore.