Tre persone su quattro hanno libero accesso all’acqua potabile, gestita in modo sicuro. Si tratta di un dato riferito al 2020 – annunciato dalla Banca Mondiale – decisamente incoraggiante visto che vent’anni prima la percentuale della popolazione mondiale disponeva di acqua potabile e disponibile quando necessarioera pari al 62 per cento. Oggi è il 74 per cento.
Se si guarda, però, al rovescio della medaglia, quel 74% della popolazione si legge come il 26% senza accesso all’acqua potabile. I numeri in tal caso diventano assordanti: un abitante del pianeta Terra su quattro o, se si vuole, due miliardi di persone hanno difficoltà di approvvigionamento idrico. E ben 771 milioni di queste persone, concentrate specialmente nell’Africa sub-sahariana, non possono nemmeno accedere ai servizi di acqua potabile di base, che corrispondono a un tempo di raccolta di andata e ritorno dalla fonte idrica inferiore ai 30 minuti. Inoltre, almeno 1,7 miliardi di persone non dispongono di accesso ai servizi igienici di base, come l’uso della toilette.
Le stime diffuse dalla Banca Mondiale in occasione del Water Day del 22 marzo 2023 da un lato dimostrano un costante progresso ottenuto grazie a investimenti in infrastrutture, dall’altro rilanciano il senso d’urgenza a fronte di cambiamenti climatici che, in molte aree del continente africano mettono a rischio la quantità e la qualità del cosiddetto oro blu, alternando siccità e inondazioni, sintomi entrambi di una mancata e di una negativa gestione del territorio.
La biglia blu, come usare l’acqua salata del mare
Quando l’equipaggio dell’Apollo 17 ha fotografato la Terra completamente illuminata, grazie al fatto che in quel momento il Sole era alle spalle della navicella spaziale, l’immagine del pianeta a 45mila km di distanza è stata identificata come Blue Marble, una biglia di marmo blu. In quello scatto si vede come due terzi della superficie siano coperti d’acqua, salata. Perciò, non potabile. O almeno fino a qualche anno fa. Oggi si affacciano nuove tecniche per la dissalazione dell’acqua, con risultati – anche questi – decisamente incoraggianti.
La Nazioni Unite prevedono che oltre il 14% della popolazione mondiale affronterà problemi di scarsità idrica entro il 2025. La tecnologia oggi più usata nella dissalazione dell’acqua è chiamata Reverse Osmosis (RO) e consiste nell’utilizzo di membrane per purificare l’acqua.
Un processo ampiamente sperimentato da Fisia Italimpianti (Gruppo Webuild), una delle imprese leader del settore, che ha contribuito a migliorare la qualità di vita di 14 milioni di persone grazie a progetti di potabilizzazione, dissalazione, trattamento delle acque e riduzione di inquinamento idrico.
Gli investimenti necessari nelle infrastrutture idriche
Secondo uno studio della società di consulenza indiana Adroit Market Research, il divario tra la disponibilità di acqua e la domanda per usi domestici e industriali dovrebbe aumentare al 40% entro il 2030.
Con investimenti stimati pari a circa 8,6 miliardi di dollari nel 2019, il Medio Oriente è la regione con il più alto tasso di investimenti nella dissalazione dell’acqua, mentre la regione Asia-Pacifico vede il più alto tasso di crescita del mercato, pari al 10% all’anno. Cina e India sono i paesi che guidano la crescita del mercato della dissalazione, mentre Giappone e Corea del Sud sono leader nel trattamento delle acque reflue. Molti Paesi, inclusi quelli più sviluppati come gli Stati Uniti o il Regno Unito dipendono da infrastrutture obsolete. Nel Regno Unito, ad esempio, il 75% delle reti idriche ha più di 100 anni, mentre negli Stati Uniti – secondo l’ASCE (American Society of Civil Engineers) – si registra un’interruzione della rete idrica ogni due minuti, con circa 23 miliardi di litri di acqua trattata persi in un giorno, sufficienti a riempire oltre 9.000 piscine.
L’aumento delle temperature, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, rischia inoltre di moltiplicare la diffusione di alghe nocive. E in molti laghi ed estuari in tutto il mondo, che forniscono acqua potabile a milioni di persone, sono aumentate le fioriture tossiche. In Cina oltre il 60% dei laghi soffre di eutrofizzazione, cioè l’arricchimento delle acque in sali nutritivi che provoca cambiamenti strutturali all’ecosistema, l’impoverimento delle specie ittiche e la generale degradazione della qualità dell’acqua. Nel mondo, sempre secondo le stime ONU, oltre l’80% di tutte le acque reflue viene rilasciato nell’ambiente senza trattamento delle materie organiche che sono la principale fonte di emissione di gas.
La strada maestra: il trattamento delle acque reflue
Trattamento delle acque reflue e impianti di dissalazione si caratterizzano tra le soluzioni più importanti contro l’impoverimento delle risorse idriche. Secondo le stime ASCE, i soli Stati Uniti consumano 150 miliardi di litri d’acqua al giorno per sostenere la vita quotidiana nelle case, nelle fabbriche e negli uffici. Circa l’80% dell’acqua potabile negli Stati Uniti proviene da acque superficiali come fiumi, laghi, bacini idrici e oceani, mentre il restante 20% da falde acquifere. In totale, ci sono circa 155.000 sistemi pubblici attivi di acqua potabile in tutto il paese.
Webuild, con la controllata Lane Construction, è leader sul territorio americano nella realizzazione di infrastrutture per il recupero ambientale, la gestione delle acque reflue urbane, il miglioramento di strutture esistenti al fine di renderle resilienti ai sempre più frequenti fenomeni atmosferici estremi, la protezione da allagamenti e la prevenzione dall’inquinamento dei corpi idrici recettori. Fra le più rilevanti opere d’ingegneria realizzate vi è il tunnel idraulico al centro lago Mead concepito per dissetare Las Vegas e riportare a un livello accettabile il corso del fiume Colorado, che grazie all’intervento della cosiddetta “terza cannuccia” riesce ad affrontare una siccità ormai cronica.
Come altre città americane, spesso costruite secondo uno stesso modello, Washington D.C. ha risentito di un sistema fognario datato e a rischio di intasamento a seguito delle frequenti piogge che, unendosi alle acque non trattate, hanno determinato un mix tossico per la capitale. Nell’ambito del Clean Rivers Project, in corso di realizzazione, Webuild ha costruito un avveniristico tunnel idraulico sotto il fiume Anacostia, affluente del Potomac, che in quel tratto permette di convogliare in maniera separata le acque reflue da quelle piovane, decontaminando la città.
Così, le realizzazioni e i lavori in corso di Webuild e Lane segnano i vari angoli del Paese, dal Dugway Storage Tunnel in Ohio per ridurre gli scarichi di liquami nell’ambiente e lo stoccaggio di acque trattate, al Kuwahee Water Treatment Plant per regolare i flussi delle fognature sanitarie nel fiume Tennessee, allo Ship Canal Water Quality Project per gestire le acque reflue e piovane di Seattle, al Three Rivers Protection & Overflow Reduction Tunnel per risanare i fiumi e la città di Fort Wayne nell’Indiana, al West Side CSO Tunnel Project per migliorare l’acqua utilizzata dalla popolazione di Portland in Oregon, fino al progetto C43 Caloosahatchee nel sud della Florida per risanare i flussi d’acqua naturali causati dallo sviluppo residenziale e agricolo dell’area attorno a un ecosistema unico al mondo, noto con il nome Everglades.