Il 17 gennaio del 1995 è uno dei giorni più tristi nella storia di Kobe, la città giapponese che sorge nella baia di Osaka, perché quel giorno un terribile terremo di intensità 6,8 della scala Richter ha causato oltre 6mila vittime.
Il terremoto è stato anche l’occasione per mettere alla prova le due torri alte 300 metri che erano state già costruite e che sarebbero divenute l’asse portante del futuro ponte di Akashi, ancora oggi il secondo ponte sospeso più lungo al mondo. Nonostante l’epicentro del sisma fosse localizzato proprio nella faglia dello stretto di Akashi, le due torri non subirono danni gravi anche se la torre Sud si spostò di 120 centimetri rispetto alla sua posizione iniziale, a prova delle incredibili caratteristiche antisismiche del ponte in costruzione.
I lavori per la sua costruzione iniziati sette anni prima, nel 1988 dopo venti anni di progettazione, sono stati interrotti per un mese dopo il terremoto, e quindi ripresi fino al 1998, anno della sua inaugurazione. Il 5 aprile di quell’anno, il nuovo gigante che unisce la città di Kobe sull’isola di Honshu all’isola di Awaji, si è affacciato sullo Stretto con i suoi quasi 300 metri di altezza, una lunghezza complessiva di 3.911 metri e una campata principale di 1.991 metri, presentandosi al mondo con il record del ponte sospeso più lungo, che ha ceduto il 18 marzo del 2022 al Canakkale Bridge in Turchia.
Un ponte necessario per lo sviluppo e la sicurezza del Giappone
L’idea di costruire un ponte nello Stretto di Akashi nasce già negli anni Cinquanta del secolo scorso quando uno scontro tra due traghetti che trasportano passeggeri da una sponda all’altra causa la morte di oltre 150 persone.
La necessità di un ponte che sovrasti la baia deriva quindi dalla consapevolezza che lo Stretto di Osaka è una delle vie marittime più trafficate al mondo, battuta da una media di 1.000 navi al giorno, oltre che soggetta a correnti violente, tifoni, ma anche terremoti.
Tutto questo ha reso la sfida ingegneristica del ponte ancora più complessa e ambiziosa. I venti anni di progettazione sono stati necessari per mettere a punto una struttura perfetta, in grado di sopportare i venti ma anche le sollecitazioni sismiche. Per costruirlo, riporta il governo giapponese, sono stati impiegati 1,4 milioni di metri cubi di cemento e 181.000 tonnellate di acciaio, mentre gli enormi blocchi di ancoraggio dei cavi che sorreggono il ponte raggiungono il peso complessivo di 350.000 tonnellate. Ancora oggi, a distanza di oltre venti anni dalla sua inaugurazione, quell’opera mastodontica rimane uno dei più grandi ponti sospesi al mondo.
L’Akashi Bridge e l’evoluzione dei grandi ponti sospesi
Il ponte sullo stretto di Akashi rappresenta sicuramente una pietra miliare nell’evoluzione delle tecniche ingegneristiche adottate nella costruzione dei grandi ponti sospesi.
La sua realizzazione segna infatti un punto di svolta nella costruzione di questo genere di opere perché l’Akashi può essere considerato l’ultimo grande esempio di ponte a impalcati reticolari, che appartengono alla prima generazione dei ponti sospesi (come ad esempio il Golden Gate di San Francisco) prima di passare agli impalcati progettati con un profilo alare, in grado di sopportare sollecitazioni ancora più elevate. Per il ponte di Akashi, ad esempio, il governo giapponese ha fatto costruire due modelli delle torri in scala 1:100 in modo da sottoporli a severissime prove all’interno della galleria del vento, dimostrando così la loro capacità di sopportare venti fino ai 150 km/h.
Dopo l’Akashi le tecniche ingegneristiche di costruzione dei ponti si sono ulteriormente evolute, con la costruzione del Canakkale Bridge, il ponte dei record in Turchia che adotta il Messina Deck, ovvero il modello dell’impalcato progettato per il Ponte sullo Stretto di Messina che – una volta realizzato – diventerà il ponte sospeso più lungo del mondo. Innovazioni che sono state adottate dal Gruppo Webuild anche nella costruzione del ponte di Brăila, il secondo ponte sospeso più lungo del continente europeo inaugurato poche settimane fa in Romania. Con la sua campata sospesa sul Danubio lunga 1.120 metri e le due torri alte 192,4 metri, il nuovo ponte sul Danubio sta già cambiando profondamente la mobilità dell’intera regione perché bastano oggi due minuti per raggiungere la sponda opposta del fiume contro i 45 minuti necessari prima della sua inaugurazione.