Piovono miliardi di dollari sulle reti idriche americane. L’Environmental Protection Agency (EPA) ha messo mano ai fondi stanziati dalla legge bipartisan Job Act, varata due anni fa per accelerare il miglioramento del sistema infrastrutturale del paese. I fondi, per un totale di 7,5 miliardi, che si aggiungono ai 50 miliardi stanziati per l’acqua nell’ultimo biennio, derivano programma Water Infrastructure Finance and Innovation Act (WIFIA), che prevede l’emissione di prestiti a basso interesse per aiutare le comunità a investire nella costruzione di impianti per l’acqua potabile, le acque reflue e le acque piovane.
Le infrastrutture d’acqua, e in particolare le dighe, sono tra le più esposte nella mappa delle urgenze del Paese. Secondo il National Inventory of Dams (NID), negli Stati Uniti ci sono 91.804 dighe. La loro età media è di 61 anni. Otre 8.000 di queste hanno più di 90 anni e ben il 17% del totale è identificato ad alto rischio. Si tratta, peraltro, di una rete frammentata in piccole strutture: circa la metà delle dighe negli Stati Uniti sono alte meno di 25 piedi (7,6 metri), mentre soltanto il 7% sono classificate come “grandi dighe” (50 piedi o più di altezza), e ancora meno sono i progetti realizzati su vasta scala come la diga di Hoover.
Quei 37mila ingegneri a guardia delle dighe americane
A gestire un sistema così localmente diffuso è stato chiamato negli anni ’70 l’US Army Corps of Engineers (USACE) che, ripercorrendo la scala gerarchica militare, riporta direttamente al presidente degli Stati Uniti in quanto Comandante in Capo. Il Corpo dispone di 37.000 tra ingegneri civili e militari e opera anche in consulenza in oltre 130 paesi del mondo, oltre ad avere un ruolo centrale nella progettazione, costruzione e manutenzione delle dighe americane.
Dopo l’annuncio dell’EPA, il Corpo degli Ingegneri ha aperto le richieste per accedere al programma WIFIA che, dal suo varo nel 2014, ha finanziato 109 progetti per un totale di 19 miliardi, creando – secondo le cifre ufficiali – 60.000 posti di lavoro. Il programma è giunto alla settima edizione e i nuovi 7,5 miliardi saranno investiti con priorità data alle aree economicamente stressate, alla sostituzione di linee di servizio decadenti, all’eliminazione o riduzione dei cosiddetti “contaminanti” e agli interventi per contrastare la siccità.
I nuovi fondi per le comunità svantaggiate
Per le dighe, i fondi si rivolgeranno a progetti che non siano di proprietà, gestione e manutenzione federali. Copriranno fino al 49% dei costi del progetto e saranno destinati per l’80% a comunità svantaggiate. Secondo una ricerca della Association of State Dam Safety Officials, il costo per il ripristino delle oltre 88.600 dighe non federali con carenze strutturali sarebbe di 157,5 miliardi.
Gli Stati regolano il 70% delle dighe americane e ogni stato ha centinaia, se non migliaia, di dighe all’interno dei propri confini. Le agenzie federali ne regolano il 5 per cento. Il resto non è regolamentato. Quanto alla proprietà, il 65% sono in mano a privati, il 31% fanno capo a governi federali, statali, locali o tribali, mentre le restanti appartengono a utility o di proprietà sconosciuta.
La riabilitazione delle infrastrutture idriche non riesce a tenere il passo degli standard tecnici e, mentre le innovazioni tecnologiche si muovono in fretta i proprietari di dighe faticano a sostenere i costi di manutenzione o rinnovamento. Non a caso – sempre secondo la Association of State Dam Safety Officials – il numero di dighe ad alto rischio è aumentato del 20% negli ultimi dieci anni.
Investimenti anche per le opere idriche: il ruolo di Webuild
Nel programma dell’EPA non ci sono solo dighe. I finanziamenti annunciati permetteranno di migliorare infrastrutture idriche esistenti, riparare canali di dragaggio in risposta alle inondazioni e alle tempeste costiere, bonificare aree critiche. Particolare attenzione verrà data a progetti per la raccolta e lo stoccaggio delle acque di superficie in eccesso, e al miglioramento dei sistemi di gestione delle acque reflue. Un settore, questo, che vede in prima linea da decenni il Gruppo Webuild che ha firmato alcune delle più rilevanti opere d’ingegneria per l’acqua, come il tunnel idraulico al centro di Lake Mead concepito per dissetare Las Vegas e riportare a un livello accettabile il corso del fiume Colorado. Così come sono stati determinanti gli interventi in grandi città americane caratterizzate da sistemi fognari datati che s’intasano con temporali e acque non trattate, determinando un mix tossico per la popolazione. A Washington D.C., sotto il fiume Anacostia, affluente del Potomac, Webuild e la controllata statunitense Lane hanno appena completato il Northeast Boundary Tunnel (NEBT), concepito proprio per migliorare la qualità dell’acqua dei fiumi attorno alla capitale e ridurre le inondazioni, gestendo al meglio il deflusso delle acque piovane e delle acque reflue e di conseguenza riqualificando l’area.
Le realizzazioni consegnate e i lavori in corso di Webuild e Lane segnano i vari angoli del Paese, dal Dugway Storage Tunnel in Ohio per ridurre gli scarichi di liquami nell’ambiente e lo stoccaggio di acque trattate al Kuwahee Water Treatment Plant per regolare i flussi delle fognature sanitarie nel fiume Tennessee, allo Ship Canal Water Quality Project per gestire le acque reflue e piovane di Seattle, al Three Rivers Protection & Overflow Reduction Tunnel per risanare i fiumi e la città di Fort Wayne nell’Indiana, al West Side CSO Tunnel Project per migliorare l’acqua utilizzata dalla popolazione di Portland in Oregon.