Metro di Roma, linea C: l’idrofresa completa il primo diaframma a piazza Venezia

Profondo 85 metri è uno degli scavi in cui verranno realizzati i pilastri della nuova stazione

Per la prima volta una macchina ha raggiunto le viscere di Roma, a 85 metri di profondità in uno dei luoghi simbolo della storia e del presente della città: piazza Venezia.

Il 15 febbraio è infatti iniziato lo scavo del primo dei diaframmi in cui verranno realizzati i pilastri che, uno accanto all’altro, andranno a costituire la scatola dentro la quale sorgerà la stazione Venezia della linea C della metropolitana di Roma.

Una stazione eccezionale, unica al mondo che si svilupperà a 45 metri di profondità con sei piani e tre ingressi dai quali i viaggiatori potranno raggiungere i grandi musei della piazza (Palazzo Venezia, Vittoriano e Fori Imperiali), senza mai uscire in superficie. Una stazione museo destinata a diventare simbolo di un’infrastruttura strategica per la città, ovvero quella linea metropolitana che da Montecompatri (periferia est della capitale) è destinata a raggiungere e superare il centro storico.

Sul progetto è oggi al lavoro il Consorzio Metro C guidato dal Gruppo Webuild e da Vianini Lavori che mette al servizio dell’opera l’esperienza maturata nella costruzione di grandi metropolitane in giro per il mondo. Dalla metropolitana di New York all’anello Cityringen di Copenhagen passando per il Grand Paris Express, la nuova e vastissima rete metropolitana che cambierà la mobilità di Parigi.

Proprio come nel caso di stazione Venezia della linea C, molte di queste opere hanno a che fare con la tutela del patrimonio artistico, storico e architettonico e con la realizzazione di vere e proprie installazioni artistiche. È accaduto questo nella costruzione della linea M4 della metropolitana di Milano (in parte già inaugurata); della metropolitana di Salonicco in Grecia; e della metropolitana di Napoli, dove alcune stazioni come Toledo sono divenute vere e proprie opere d’arte a cielo aperto.

Il gigante che scava nel sottosuolo delle città

Per la realizzazione del primo diaframma nel cantiere della stazione Venezia è stato messo in campo un macchinario unico dalle dimensioni considerevoli. Da settimane, infatti, i turisti in visita a Roma che passeggiano tra via del Corso e il Vittoriano osservano con curiosità questo gigante – l’idrofesa – alto 25 metri, con un braccio lungo 22 metri e un peso che raggiunge le 185 tonnellate che scava fino alla profondità record di 85 metri.

Dotata di due frese rotanti larghe fino a 2 metri e 80 centimetri e spesse 1 metro e mezzo, l’idrofresa scava i diaframmi in cui verranno realizzati pilastri sotterranei della futura stazione. Ogni volta che la macchina si mette in moto viene realizzato un pre-scavo di alcuni metri poi riempito di terra di modo che la pompa – di cui dispone l’idrofresa stessa – venga totalmente sommersa. A quel punto inizia lo scavo vero e proprio. Quando quest’ultimo termina, si fanno scivolare nel buco gabbie di armatura all’interno delle quali viene gettato il calcestruzzo che a sua volta va a formare il pilastro sotterraneo. Un passo alla volta, prende così forma il muro di cinta della futura stazione.

La storia di un macchinario che ha cambiato il mondo delle costruzioni

L’idrofresa è oggi un macchinario essenziale per la costruzione di infrastrutture. Molte stazioni delle metropolitane sono scavate con questi giganti, moderni e sicuri.

La loro storia inizia in Giappone negli anni ’80 del secolo scorso, quando è stata progettata la prima macchina. Contestualmente al Giappone l’idea dell’idrofresa prende piede anche in Germania, dove si stavano studiando macchinari adatti per la costruzione delle paratie del bacino idrico di Brombach, in Baviera. In origine, questi macchinari erano in grado di scavare fino a 40 metri di profondità ma con gli anni hanno subito profonde evoluzioni tecnologie che, come nel caso di piazza Venezia, gli hanno permesso di superare gli 80 metri.

La metropolitana che cambierà la mobilità di Roma

La linea C è attualmente il più grande progetto di mobilità urbana della capitale. Ad oggi sono 22 le stazioni completate – con 19 chilometri in esercizio – che partono dal capolinea di Monte Compatri/Pantano e arrivano fino a San Giovanni. Alla conclusione dell’opera mancano 7 stazioni, tre delle quali (Venezia, Colosseo – Fori Imperiali e Porta Metronia) sono già in costruzione, mentre per le altre 4 stazioni è in predisposizione la progettazione definitiva.

Secondo il progetto, la nuova metropolitana dovrebbe attraversare il centro storico per raggiungere piazzale Clodio nel quartiere Prati. Un lungo tragitto che metterà ogni giorno in movimento 800mila persone, riducendo le emissioni nocive di CO2 fino a 34mila tonnellate l’anno soltanto per la tratta centrale da San Giovanni al Colosseo.

Stazione Venezia è sicuramente simbolo di questa grande opera destinata a diventare non solo un’infrastruttura strategica, ma anche emblema di un nuovo modo di coniugare passato, presente e futuro nella magnifica Città Eterna.

Nel frattempo, il 16 dicembre proprio a Piazza Venezia verrà inaugurata la prima delle sei installazioni previste del progetto Murales sostenuto da Webuild, opere di street art pensate per omaggiare una grande infrastruttura.