La siccità è una sfida crescente, nel mondo e in Italia. Secondo le Nazioni Unite il fenomeno ha causato 650.000 vittime negli ultimi cinquant’anni. E l’aumento delle temperature globali sta diventando una minaccia costante anche per regioni e paesi fino ad oggi rimasti al riparo da questi pericoli.
È quanto sta succedendo anche in Italia. Nonostante la ricchezza naturale di acqua, il paese deve fare i conti con una riduzione graduale ma costante delle precipitazioni e un innalzamento delle temperature.
I dati storici confermano queste affermazioni: nel periodo 2001-2020, infatti, la durata dei periodi di siccità in Italia è aumentata del 34% rispetto al periodo 1961-1990. Le regioni colpite sono tante e non è scontato che a pagare il prezzo più alto dei cambiamenti climatici siano solo le regioni del Sud. Secondo i dati dell’Istat, in Piemonte oltre la metà del territorio italiano è colpito dalla siccità, mentre la regione meno colpita in Italia è il Veneto, con solo il 9,8% del territorio interessato.
Di certo le regioni del Sud Italia sono quelle che subiscono maggiormente l’impatto della siccità. Nelle ultime settimane, in Sicilia, città come Palermo e Trapani hanno avuto problemi di accesso all’acqua, mentre in Calabria il Governatore Roberto Occhiuto ha dichiarato lo stato di emergenza per i territori di Reggio Calabria e di Crotone. Il caldo record accompagnato dall’assenza di precipitazioni sta mettendo a dura prova cittadini e imprese, mentre l’unica soluzione al problema rimane la modernizzazione delle infrastrutture che in Italia sono essenziali per proteggere e gestire al meglio l’acqua esistente.
PNRR: 4,3 miliardi per combattere la siccità in Italia
La risposta alla domanda di nuove infrastrutture in Italia potrebbe arrivare dal PNRR che prevede che una parte delle risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea sia indirizzato proprio allo sviluppo delle infrastrutture idriche. Ad oggi il PNRR contiene quattro misure che, nel complesso, valgono interventi per 4,3 miliardi di euro.
Due miliardi sono previsti per la costruzione di nuove infrastrutture idriche tra cui gli invasi, 900 milioni per la manutenzione e la modernizzazione delle reti così da ridurre le perdite, oltre 800 milioni per il potenziamento e l’ammodernamento del sistema irriguo che serve il settore agricolo; e 600 milioni per la depurazione delle acque reflue che saranno poi utilizzate per scopi agricoli.
Tuttavia, la copertura finanziaria per la realizzazione di nuove opere può essere davvero efficace solo se si individuano con esattezza gli interventi strategici da realizzare, ovvero quelli che hanno un effetto profondo e immediato sulla risoluzione del problema.
Come vincere una sfida epocale
La sfida alla siccità può essere vinta solo con l’ausilio di infrastrutture moderne ed efficienti, che svolgono un ruolo cruciale nel contrastare l’emergenza idrica; che siano dighe, impianti di trattamento, reti di tubature, invasi per la raccolta dell’acqua, il loro ruolo rimane strategico e assicura una serie di risultati preziosi per la collettività.
Il primo tra gli interventi necessari è l’aumento della resilienza dei sistemi idrici, ovvero progettare le nuove infrastrutture per resistere ai cambiamenti climatici e garantire un approvvigionamento stabile di acqua. Il secondo è l’aumento del numero degli invasi che raccolgono le acque, in modo da immagazzinare più acqua piovana e mitigare gli effetti nocivi della siccità. Poi bisogna intervenire sulla rete di trasporto delle acque in modo da ridurre al massimo le perdite e le dispersioni idriche, e infine utilizzare al meglio le acque reflue, trasformando anche gli scarti che derivano dall’utilizzo delle famiglie (e dalle imprese) in una risorsa che può essere trattata e riutilizzata per scopi irrigui e industriali.
Il ruolo dei dissalatori per contrastare la siccità
Una delle tecniche più efficaci per sfruttare l’acqua anche dove è più scarsa è quella della dissalazione, che permette di trasformare l’acqua salata del mare in acqua potabile. Impianti di dissalazione sono presenti oggi in tutto il mondo, soprattutto nelle zone più aride del pianeta. Fisia Italimpianti, la controllata del Gruppo Webuild specializzata nel settore, ha costruito numerosi impianti che oggi assicurano l’approvvigionamento idrico a circa 20 milioni di persone. L’Italia, da parte sua, è ancora molto indietro su questa applicazione tecnologica. Ad oggi, infatti, sono attivi 340 impianti di piccole dimensioni che rappresentano appena lo 0,1% del prelievo nazionale di acqua dolce. La maggior parte di questi serve principalmente il settore industriale ma non i cittadini.
Ecco perché in passato proprio il Gruppo Webuild ha lanciato il progetto “Acqua per la vita”, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sull’esigenza di investire nella costruzione di nuovi impianti di dissalazione, una strada moderna e sostenibile per evitare che il paese possa trovarsi davvero privo dell’oro blu. Contestualmente sono stati realizzati una serie di interventi sul campo come quello condotto nella piana di Catania dove viene coltivata l’arancia rossa di Sicilia. Qui, nei cantieri dove si costruisce anche la nuova linea ferroviaria Palermo-Catania, il Gruppo Webuild è intervenuto sulla rete idrica siciliana sostituendo 20 chilometri di vecchie tubature con nuovi impianti moderni e a dispersioni zero.