Con l’aumento delle temperature globali e l’intensificarsi della desertificazione, il mondo sta affrontando una siccità senza precedenti con oltre 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile nelle proprie case. Ed è così che la desalinizzazione sta diventando una soluzione sempre più praticabile.
Un tempo considerata una costosa alternativa, i progressi tecnologici hanno abbassato notevolmente i costi della desalinizzazione dell’acqua, rendendola uno strumento essenziale per le regioni che lottano contro la siccità. Negli ultimi 50 anni, la capacità di desalinizzazione globale è aumentata di oltre 50 volte arrivando a trattare 71,4 miliardi di galloni di acqua al giorno, sufficienti a rifornire 150-200 milioni di persone. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente prevede che questi numeri possano raddoppiare entro il 2030.
Mentre la Spagna guida la desalinizzazione dell’acqua in Europa (grazie al suo impianto El Prat de Llobregat), il Medio Oriente rimane all’avanguardia a livello globale. Con 32 impianti attivi e altri 6 in costruzione, l’Arabia Saudita è il maggior produttore mondiale di acqua desalinizzata. Tratta 9,7 milioni di metri cubi di acqua al giorno, pari al 22% dell’acqua desalinizzata mondiale, e soddisfa oltre 34 milioni di persone.
Ma perché il Medio Oriente è in testa alla classifica? La regione contiene alcune delle nazioni più aride al mondo, con 13 paesi sotto la soglia di carenza idrica assoluta. La rapida crescita della popolazione, l’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno ulteriormente messo a dura prova le limitate risorse di acqua dolce. E così gli Stati del Golfo hanno iniziato a investire in modo sostanziale nelle infrastrutture di desalinizzazione: le ampie coste della regione lungo il Golfo Persico e il Mar Rosso, insieme alle fonti sotterranee di acqua salmastra, offrono le condizioni ideali per la desalinizzazione su larga scala.