Nel 1973 a Istanbul venne inaugurato il primo ponte sul Bosforo, uno dei tre che oggi unisce le due metà della città, quella asiatica e quella europea. A distanza di qualche anno fu subito chiaro che quest’opera da sola non sarebbe bastata per decongestionare il traffico della città e sopportare il numero crescente di veicoli che attraversavano ogni giorno lo stretto. E così nel 1983 iniziarono i lavori del secondo ponte sul Bosforo, il “Fatih Sultan Mehmet”, quinto ponte sospeso più lungo al mondo al momento del suo completamento (1988), con una campata lunga 1.090 metri (1,5 km la lunghezza complessiva) e torri alte 107 metri.
Un'infrastruttura che fa parte di un grande collegamento autostradale
Il nuovo maxi progetto rispose all’esigenza di offrire un’infrastruttura capace di collegare un’area molto più vasta di quella cittadina, dalla città di Kinali in Tracia (Europa) fino in prossimità del fiume Sakarya in Anatolia (Asia). Alla costruzione del secondo ponte, che è parte di un enorme collegamento autostradale di 247 km, ha preso parte una joint venture guidata dal Gruppo Webuild.
Fin dalla sua inaugurazione, è stato chiaro che la nuova infrastruttura sarebbe divenuta un’opera “senza tempo”, proprio per la sua capacità di cambiare la vita delle persone e quindi i destini di una città e di uno stato che guardavano all’Europa con una profonda spinta alla modernità. L’area metropolitana di Istanbul nel 2024 ha ufficialmente superato i 16 milioni di residenti, che dovrebbero diventare 18 milioni nel 2030.
Il ponte che ha cambiato i destini di Istanbul
Il secondo ponte sul Bosforo ha davvero contribuito a scrivere il futuro di Istanbul, sia dal punto di vista dei trasporti che da quello economico e urbanistico. Anzitutto ha risposto all’esigenza di unire due sponde del Bosforo in un’area che prima era totalmente isolata, con la nascita a seguire di nuovi e popolosi quartieri sia sul lato europeo che su quello asiatico. Nell’arco di sette anni dal suo completamento Istanbul è cresciuta in termini di estensione del 30%, gli scambi commerciali intorno al ponte sono aumentati del 31,8% e gli incassi dalla vendita dei pedaggi hanno superato i 2 miliardi di dollari. L’infrastruttura è attraversata ogni giorno da 200mila veicoli, l’equivalente dei transiti complessivi su tutti i ponti di New York City.
Un progetto unico per un’opera senza tempo
Il secondo ponte sul Bosforo è tutt’oggi una delle opere infrastrutturali più belle e funzionali al mondo. La sua struttura è stata studiata proprio in virtù delle caratteristiche della regione, una zona sottoposta a violenti eventi sismici. La campata, infatti, spessa 3 e larga 39,4 metri, è realizzata in acciaio per essere flessibile e resistente a qualunque genere di sollecitazione.
Per costruirlo, sono stati scavati 600mila metri cubi di roccia, utilizzati 51,5 km di cavi, 16.310 tonnellate di acciaio e 140.000 metri cubi di calcestruzzo. Da record infine i tempi di realizzazione: iniziati il 4 dicembre del 1985, dopo appena due anni fu terminata la prima parte delle lavorazioni, mentre tutta l’opera fu completata il 4 febbraio del 1988, in largo anticipo rispetto ai tempi previsti.