Incendi in California: poca acqua per combattere i roghi

I fatti di questi giorni a Los Angeles sollevano di nuovo il problema delle infrastrutture idriche inadeguate.

Le immagini del fuoco sulla costa a Nord di Los Angeles, a ridosso di Malibù e Santa Monica, hanno fatto il giro del mondo in apertura del 2025. Almeno 2000 immobili, soprattutto abitazioni, sono stati distrutti dagli incendi in California che si sono sviluppati nell’area residenziale Pacific Palisades, nota per le eleganti ville delle celebrities hollywoodiane. Le fiamme, rafforzate dai forti venti di Santa Ana che soffiano a 161 km/h, hanno fatto riemergere un problema che affligge la California periodicamente: reti idriche ed elettriche ormai inadeguate di fronte al cambiamento climatico, a cui si aggiunge l’aumento della popolazione attorno alle grandi metropoli.

Sebbene siano ancora da stabilire le cause, in molti ricordano il Camp Fire del 2018, il più devastante incendio californiano che ha causato la morte di ben 85 persone, la distruzione di poco meno di 18 mila edifici e la quasi totale scomparsa di un paio di centri urbani. Pare che la causa di quella tragedia fosse la scarsa manutenzione dei pali di legno delle linee elettriche e all’inefficace gestione delle foreste.
Da allora, le amministrazioni locali hanno avviato vari interventi a protezione degli alberi proprio per ridurre possibili nuovi incendi. Soltanto lo scorso aprile Los Angeles aveva varato il suo Community Forest Management Plan con una serie di indicazioni contro il rischio di incendi e per la salvaguardia degli alberi.

Nel documento di oltre 130 pagine si delinea una lunga serie di elementi capaci di scatenare incendi a catena in California. Uno di questi è la diffusione delle cosiddette “specie invasive”. In California – riporta il documento – si contano almeno sei nuove specie invasive ogni anno, tra piante, insetti, animali o microrganismi, che si diffondono a causa di effetti climatici come siccità, caldo estremo, umidità anomale, forti piogge, determinando danni spesso irreparabili alle foreste e rendendole più facili da bruciare.

Il ruolo dell’acqua contro gli incendi a Los Angeles

Per tenere fronte al pericolo incendi anche la Santa Monica Mountains Conservancy e altre agenzie statali e locali sono da tempo costantemente impegnate. Tuttavia il risultato evidenzia due scuole di pensiero tra gli istituti a tutela delle foreste: da un lato si stima che gli incendi in California siano aumentati di numero e per area di diffusione; dall’altro che il numero di incendi sia diminuito ma che sia di molto aumentata la loro forza distruttrice. In ambedue i casi, è stato posto l’accento sull’urgenza di un adeguato sistema idrico.

Le immagini diffuse a inizio gennaio delle Pacific Palisades in fiamme dimostrano la frustrazione delle squadre anti-incendio per la mancanza di acqua negli idranti. Le emittenti televisive locali rimandavano i lamenti di una squadra di pompieri: «Gli idranti sono fuori uso!». I serbatoi di stoccaggio dell’acqua si erano prosciugati per l’enorme richiesta idrica necessaria per spegnere le fiamme.

La California Water Commission ha varato il piano strategico 2025 un paio di giorni prima degli incendi di Los Angeles. L’introduzione al piano è eloquente: «È risaputo che l’acqua in California è una questione complicata e spinosa. Man mano che il nostro clima diventa più caldo, le questioni idriche potrebbero diventare più tese e controverse». A questo punto la Commissione intende implementare il Water Storage Investment Program istituito nel 2014, avviando così nuovi investimenti su sistemi innovativi e moderni di gestione dell’acqua.

Gli effetti devastanti del caldo sugli incendi in California

Il 2024 è stato l’anno più caldo della storia, segnato da catastrofi naturali che hanno causato danni ingenti. Secondo uno studio su danni e costi assicurativi realizzato dalla compagnia internazionale di assicurazioni Munich Re, l’uragano “Helene” in Florida ha causato danni per 56 miliardi di dollari con una spesa di 16 miliardi per le coperture assicurative; 38 miliardi è costato l’uragano “Milton” con 25 miliardi di coperture assicurative, mentre l’alluvione di Valencia ha registrato danni per 11 miliardi di dollari e richiesto spese assicurative per 4,2 miliardi.

Oltre al pericolo per le persone, i cambiamenti climatici legati agli sbalzi delle temperature comportano sempre più enormi spese per la collettività. Lo stesso studio calcola che il costo complessivo delle catastrofi naturali nel 2024 abbia raggiunto i 320 miliardi di dollari, di cui 140 coperti dalle compagnie di assicurazione. Da qui il ruolo delle infrastrutture idriche, la cui efficienza diventa uno strumento essenziale per ridurre al massimo gli impatti dei cambiamenti climatici.

Gestire al meglio una risorsa strategica come l’acqua, dagli impianti di drenaggio delle acque reflue fino alle condutture idriche che assicurano l’approvvigionamento di acqua potabile alle grandi città, è infatti la strada maestra per evitare che il costo economico di questi eventi diventi insostenibile.

Grandi infrastrutture per prevenire gli incendi in America

Sistemi altamente tecnologici ed efficienti nelle infrastrutture d’acqua sono stati sviluppati in America e nel mondo da gruppi privati come Webuild, azienda da oltre un decennio al top nel settore dell’acqua e di nuovo nominata dalla rivista ENR (Engineering News Record) al primo posto del ranking 2024.

In termini di ricavi, il Gruppo, che in America opera con la controllata Lane Construction, è risultato il principale contractor internazionale nel settore delle dighe (Dams & Reservoirs) e in quello dei sistemi di drenaggio e trattamento di acque reflue e piovane (Sanitary & Storm Sewers), strategici per garantire la resilienza dei territori a fenomeni atmosferici eccezionali.

Tra i progetti realizzati nel mondo da Webuild:

● l’Anacostia River Tunnel che assicura la gestione e il trattamento delle acque reflue dei fiumi di Washington D.C., riducendo così il rischio di inondazioni cittadine;
● il sistema di trattamento delle acque reflue realizzato per il fiume Riachuelo di Buenos Aires, uno dei più inquinati al mondo;
● l’Intake 3 del Lake Mead, la rete di tunnel costruita a grandi profondità nel più grande lago artificiale d’America, che permette di portare acqua potabile alla città di Las Vegas.

A queste di aggiungono tutte quelle opere che mirano a produrre acqua, come i desalinizzatori, e a garantirne una gestione oculata puntando sulla sua protezione e sul suo riuso. Si tratta di progetti centrali proprio per rendere disponibile l’acqua laddove scarseggi e a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sulle persone e le attività economiche.