Gli equilibri delle politiche energetiche dell’Asia centrale dipendono anche dal futuro di una diga. È la Rogun Dam, in costruzione in Tajikistan – la diga più alta del mondo attualmente – che potrebbe riscrivere gli equilibri in tema di fornitura energetica in un’area altamente strategica, anche perché interessata dal conflitto tra Russia e Ucraina.
Questa diga diventerà un colosso idroelettrico con una potenza installata di 3.600 MW, pari a 3 reattori nucleari. E rappresenta non solo il lasciapassare per l’indipendenza energetica del Tajikistan ma anche “merce di scambio” per attivare politiche commerciali energetiche con i confinanti Uzbekistan e Kazakistan, pronti a dare gas in cambio di elettricità.
Mentre il mondo osserva, con interesse e preoccupazione, sia il conflitto tra Russia e Ucraina sia il futuro delle forniture russe di gas che in quest’ultimo paese transitano, Rogun accende una lampadina luminosa sulla mappa energetica mondiale.
Non è un caso che al termine del 2024 il progetto abbia in essere un programma di rifinanziamento per quasi 3 miliardi di dollari da numerose istituzioni internazionali. Nella lista dei sostenitori che vogliono assicurare nuove risorse al governo tagiko figurano la Banca Mondiale, la Asian Development Bank, la Asian Infrastructure Investment Bank, la European Investment Bank e la Islamic Development Bank. Una delle prospettive collegate all’investimento prevede che, una volta completata la Rogun Dam, il Tajikistan esporterà circa il 70% dell’energia prodotta dall’impianto verso Uzbekistan e Kazakistan, scambiandola con gas utilissimo nei periodi invernali, quando la domanda energetica è più alta.
L’energia idroelettrica che nasce dalle montagne
«La diga di Rogun è già oggi un simbolo della nazione e un messaggio di un Paese che vuole raggiungere l’indipendenza energetica». Così Artmey Kalinovsky, professore di Storia e Scienze Politiche della Temple University, ha descritto al Wall Street Journal il senso e l’importanza di un’opera infrastrutturale unica nel suo genere.
La Rogun Dam, costruita dal Gruppo Webuild in accordo con OSJC “Rogun Hydropower Project” (la società controllata dal governo tagiko che coordina la realizzazione del progetto), è una diga in rockfill e nucleo d’argilla alta 335 metri e sorge sul fiume Vakhsh, sfruttando le acque gelide e potenti gonfiate dalle nevi sciolte dalle catene montuose dell’Asia centrale.
Il grande potenziale del fiume viene sfruttato a pieno grazie alla sua deviazione in due gallerie sotterranee, che permettono di tenere asciutte le fondamenta della diga. Il bacino artificiale creato dall’impianto raggiungerà i 79 milioni di metri cubi con una lunghezza in cresta di 800 metri.
L’innovazione per gestire la complessità della diga più alta del mondo
L’opera è tanto grandiosa quanto complessa: la fondazione del nucleo è divisa in 8 blocchi, che misurano tra i 20 e i 25 metri di lunghezza ciascuno per una lunghezza totale di 180 metri e una larghezza da sponda a sponda di 120 metri. Per la sua realizzazione sono stati impiegati circa 290mila metri cubi di calcestruzzo rullato e compattato.
Una delle soluzioni innovative applicate al progetto è il Flyng Belt System che si inserisce in un importante Sistema Nastri lungo 8 km, e che rappresenta un sistema di trasporto dei materiali che permette di efficientare le fasi di lavorazione garantendo una movimentazione rapida e sostenibile. Posizionato sulla riva sinistra dell’area a valle della diga, il sistema ha previsto l’allestimento di un nastro trasportatore sospeso ad alta capacità di trasporto, fissato a funi in acciaio di 65 mm di diametro e ancorato a due stazioni di carico e scarico poste alle sue estremità.
Il Flyng Belt System ha una lunghezza totale di 650 metri, una capacità di trasporto di 3.000 tonnellate l’ora e ha un considerevole impatto in termini di riduzione emissione CO2.
Un futuro green per il Tajikistan e per l’Asia Centrale con energia idroelettrica pulita
Il Tajikistan è il Paese più piccolo dell’Asia centrale, con 10,3 milioni di persone che vivono su una superficie di 143mila chilometri quadrati. Negli ultimi anni ha registrato un trend di crescita sostenuto, soprattutto nel settore minerario e manifatturiero, trainati anche dai lavori nel cantiere della grande diga.
Ad oggi due delle sei turbine previste della centrale idroelettrica sono già in funzione, ma il vero impatto del progetto si vedrà una volta completati i lavori quando la Rogun Dam arriverà a raddoppiare la produzione energetica, producendone per 10 milioni di persone in un paese dove circa il 70% della popolazione è sottoposto a shortage energetici, soprattutto nei mesi invernali.
Oltre al suo impatto energetico e sugli equilibri della regione, la diga di Rogun contribuirà a migliorare le performance del Tajikistan in tema di sostenibilità. Il settore idroelettrico è attualmente la principale fonte energetica nazionale, da cui dipende il 62% dell’energia prodotta, e il suo potenziamento contribuirà a far crescere la produzione di energia pulita in una regione dove da sempre predominano i combustibili fossili.