Dalla Turchia al Giappone, i grandi ponti che hanno vinto la sfida dei terremoti

Costruiti in aree ad altissimo rischio sismico, questi ponti resistono a terremoti di elevata magnitudo sulla scala Richter e a condizioni estreme, grazie a tecnologie avanzate come il Messina deck, pensato per il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il mare del Giappone e la baia di San Francisco, lo Stretto del Bosforo, l’America centrale e meridionale: tutte aree conosciute per il loro elevato rischio sismico, tristemente ricordate per eventi drammatici come il terremoto di San Francisco del 1905, quello di Valdivia in Cile del 1960, e il terremoto di Kobe in Giappone del 1995.

Eppure, proprio lì dove il rischio è maggiore, la scienza ingegneristica ha trovato soluzioni sempre più moderne per costruire ponti spettacolari e sicuri. E non è un caso che il primo e il secondo ponte sospeso più lunghi del mondo – il 1915 Canakkale Bridge in Turchia e l’Akashi Bridge in Giappone – sorgano in due delle aree a maggiore rischio sismico del pianeta.

Materiali, design, flessibilità e innumerevoli altre innovazioni scientifiche hanno reso queste opere di ingegneria sempre più sicure, capaci di resistere a elevate magnitudo della scala Richter e di sopportare eventi atmosferici tra i più estremi come tifoni con venti fino a 286 km/h.

Ecco la storia di quei ponti che hanno vinto la sfida contro le forze della natura.

Turchia, il record del ponte sospeso più lungo del mondo sullo Stretto del Dardanelli

Lo Stretto dei Dardanelli è una delle zone a maggiore rischio sismico del mondo. Secondo gli studiosi, la placca anatolica, quella che attraversa lo Stretto e corre in linea orizzontale lungo i confini nord della Turchia, si muove di due centimetri all’anno rispetto alla placca arabica, aumentando gli stress che potrebbero dar vita a scosse di terremoto.

Negli ultimi vent’anni, la Turchia ha registrato tre sismi superiori ai sette gradi della Scala Richter, confermando che il 90% del territorio è ad alta sismicità. Questo non ha impedito la costruzione dei grandi ponti sul Bosforo – due dei quali realizzati dal Gruppo Webuild – né tantomeno il recente completamento del ponte sospeso più lungo del mondo, il 1915 Canakkale, che attraversa lo Stretto dei Dardanelli con una campata centrale di 2.023 metri.

La prima idea di costruire un ponte su questo istmo risale al 1989, ma nel 1995 venne archiviata proprio perché l’opera era considerata irrealizzabile per via delle problematiche sismiche dell’area. Tuttavia, l’evoluzione dell’ingegneria moderna ha permesso di ripresentare un progetto nel 2010 che assicurasse la stabilità dell’opera anche in caso di eventi sismici estremi.

Una delle caratteristiche più innovative del Canakkale Bridge è stata ripresa proprio dai progetti del Ponte sullo Stretto di Messina. Il ponte turco ha infatti adottato la tecnica del “Messina deck”, che prevede la costruzione di un impalcato realizzato con due cassoni posti a notevole distanza che realizzano così con una struttura forata che lo rende più stabile e aerodinamico, capace in questo modo di sopportare anche i venti più violenti.

Le conquiste dell’ingegneria hanno regalato alla Turchia un’opera strategica, perché – collegando la Tracia Orientale con l’Anatolia – il ponte permette di evitare il passaggio attraverso il nodo di Istanbul, una megalopoli che conta ormai 15 milioni di abitanti, riducendo così il traffico sul Bosforo.

Akashi Bridge, il ponte sospeso del Giappone uscito indenne dal terremoto di Kobe

La tenuta dell’Akashi Kaikyo Bridge, il ponte del Giappone che collega la città di Kobe con l’isola di Awaji attraversando lo stretto di Akashi, è stata messa alla prova già nel momento della sua costruzione.

Il 17 gennaio del 1995, proprio mentre l’opera vedeva la luce e quando già erano state realizzate le due torri alte 300 metri, l’area intorno al cantiere è stata colpita da un terremoto di entità pari a 7,2 gradi della scala Richter senza creare alcun danno alla struttura in costruzione. Nonostante il sisma abbia causato 6.000 vittime nel paese, il ponte sospeso ha superato il test naturale, fedele ai calcoli dei suoi progettisti secondo i quali l’infrastruttura è in grado di resistere a terremoti ancora più violenti, fino a 8,5 gradi di magnitudo.

Allo stesso modo, per dimostrare le sue capacità di resistere ai venti più violenti, sono state costruite due torri in scala 1:100 per sottoporle alla galleria del vento, dimostrando così la loro capacità di resistere a spinte superiori ai 150 chilometri orari.

Il ponte, completato nel 1998, con una lunghezza complessiva di 3.911 metri e una luce di 1.991 metri, è ancora il secondo ponte sospeso più lungo al mondo e un esempio delle conquiste raggiunte dall’ingegneria moderna.

Chacao Channel Bridge: in Cile il ponte che sfida il terremoto più devastante della storia

Costruire un ponte proprio nella zona dove si è verificato il terremoto più devastante della storia umana è la sfida che ha voluto ingaggiare il Cile.

Il Chacao Channel Bridge, il ponte sospeso che dovrebbe raggiungere la lunghezza di 2.750 metri, è infatti attualmente in costruzione nel Chacao Channel, tra l’isola di Chiloé e la terraferma del Cile, ovvero dove – nel 1960 – si verificò un terremoto di 9,5 gradi sulla scala Richter (il livello più alto sulla scala sismica mai registrato nella storia moderna).

Oltre al rischio sismico, il canale dove viene costruito il ponte è attraversato da forti correnti e da venti che possono raggiungere i 200 chilometri orari. Tutto questo non ha fermato il governo cileno, che punta a consegnare al paese il ponte sospeso terminato entro il 2028. L’opera avrà un impatto significativo sui trasporti della zona, perché permetterà l’attraversamento del canale e quindi il raggiungimento dell’isola in soli 3 minuti, contro i 30-45 minuti necessari oggi caricando le automobili sui traghetti.

Il ponte sul fiume Mississippi in una delle aree più sismiche degli Stati Uniti

A parte la West Coast, e in particolare la California, la regione di Memphis è considerata l’area a maggior rischio terremoti degli Stati Uniti. Sulle carte geografiche è indicata con il nome di New Madrid Seismic Zone, interessa un territorio lungo 193 chilometri che va dall’Illinois all’Arkansas, e passa attraverso il fiume Mississippi proprio all’altezza dell’Interstate 40, una delle arterie stradali strategiche per i trasporti del paese.

Proprio in virtù di questo rischio, a inizio anni duemila l’Arkansas State Highway and Transportation Department e il Tennessee Department of Transportation hanno finanziato un ambizioso progetto per ammodernare l’Hernando de Soto Bridge, ovvero il ponte dell’Interstate 40 che attraversa il fiume e rappresenta un’arteria vitale per la regione.

L’Hernando deSoto Bridge, lungo 5,3 chilometri e costruito alla fine degli anni ‘60, è infatti uno dei due soli ponti che attraversa il Mississippi proprio in prossimità di Memphis.  Gli interventi, conclusi nel 2005, hanno riguardato tutte le parti del ponte, dai 164 impalcati ai 160 piloni che lo sorreggono, trasformando un’infrastruttura obsoleta in un’opera altamente moderna ma soprattutto capace di resistere anche alle più violente scosse di terremoto sulla scala Richter.